Il grido d’allarme arriva dai pediatri nord-americani. Un numero crescente di genitori preoccupati per il manifestarsi di patologie ortopediche nei propri figli si rivolgono al cosiddetto “Dr. Google” con la speranza, il più delle volte vana, di ricavarne in poco tempo una diagnosi esaustiva. Tuttavia, come sappiamo, il web è un universo molto caotico e ricco di insidie per chi naviga andando alla ricerca di soluzioni mediche fai da te. Non si contano, infatti, gli articoli online in cui vengono utilizzate terminologie imprecise o del tutto improprie per riferirsi a una stessa patologia o, viceversa, gli stessi termini per descrivere disturbi diversi. Basti pensare a esempio, alla confusione che si fa in rete tra disturbi come mal di schiena, scoliosi, cifosi, lordosi, paramorfismi, lombalgia, ecc., patologie diverse tra loro ma che non di rado vengono impiegate, con pressapochismo, come sinonimi. Tutta questa confusione ha l’effetto di disorientare ulteriormente i genitori mentre emergono teorie mediche “alternative” basate su pseudo trattamenti senza alcun fondamento scientifico. Spesso però tali terapie si rivelano non solo una grande perdita di tempo e di denaro, ma anche molto pericolose quando rischiano di causare danni irreversibili alla struttura muscolo-scheletrica del piccolo, molto delicata e in evoluzione. Non è un caso, quindi, che proprio per quanto riguarda le malattie ortopediche in età pediatrica, si parla di un aumento impressionante (+ 700%) dei casi di cifosi nella popolazione infantile, tanto da parlare di vera e propria “bomba sociale”. Tale aumento si è registrato nell’ultimo decennio e sarebbe legato in gran parte all’avvento dei dispositivi elettronici quali computer, smartphone e tablet, che i bambini cominciano a utilizzare in tenerissima età (o forse sarebbe meglio dire, che i genitori mettono in mano ai loro figli con lo scopo di intrattenerli già dal primo anno di vita) e che li porta ad assumere fin dai 3-4 anni di vita atteggiamenti posturali errati, come risulta dalle analisi di molti studi clinici e di screening effettuati nelle scuole medie inferiori. Dalla scoliosi alla lordosi, dalla lussazione congenita dell’anca, al ginocchio valgo, fino al piede piatto: si tratta solo di alcune delle patologie sulle quali la SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) ha posto l’accento di recente e che richiedono un intervento tempestivo in età infantile se si vuole mantenere o recuperare una buona qualità di vita a ogni età. Partiamo da un presupposto fondamentale: l’osso è un tessuto vivo in continuo mutamento che va incontro a un rimodellamento, ossia alla sostituzione del tessuto vecchio con quello di nuova formazione, per rispondere alle esigenze funzionali delle varie età. Solitamente il tessuto osseo si rigenera completamente ogni 10 anni e questo fenomeno inizia dalla sua superficie interna per opera degli osteoblasti e degli osteoclasti che insieme costituiscono l’unità multicellulare di base (BMU). I primi sono responsabili della formazione di matrice ossea mentre i secondi della sua disgregazione e insieme agli osteociti e ai loro precursori costituiscono la totalità delle cellule ossee. La riduzione di massa ha inizio dopo i 50 anni e avviene in due fasi. La prima, più veloce, colpisce esclusivamente le donne e comincia dopo la menopausa (perdita ossea menopausale) e ha una durata di 4-5 anni; la seconda è invece più lenta e interessa entrambi i sessi (perdita ossea senile). Nelle donne le due fasi finiscono per coincidere. Ad avere un ruolo fondamentale, in entrambi i casi, sono gli ormoni sessuali che svolgono l’importante compito di preservare, in parte, l’osso, regolando lo sviluppo e la morte (apoptosi) degli osteoblasti e degli osteoclasti. Se però la riduzione nella produzione di testosterone negli uomini è piuttosto graduale e lineare, nelle donne durante la menopausa si assiste a una perdita di massa ossea più repentina di 10 volte in gran parte a causa dell’iperproduzione di IL-6, una interleuchina che agisce come citochina multifunzionale, sia pro-infiammatoria, sia anti-infiammatoria. La carenza di estrogeni poi ritarderebbe l’apoptosi degli osteoclasti mentre stimolerebbe quella degli osteoblasti creando disequililibrio tra riassorbimento e neoformazione dell’osso. In altre parole, aumenta il volume della cavità di riassorbimento osseo ma rallenta la capacità degli osteoblasti di riempirlo. Questo spiega anche la ragione per cui il fenomeno dell’osteoporosi sia più evidente nelle donne che negli uomini, tenuto anche conto che durante la pubertà le donne accumulano una massa scheletrica inferiore a quella degli uomini. Durante la seconda fase, quella comune ai due sessi per intenderci, si assiste invece a una diminuzione di sintesi della quantità di osso con conseguente riduzione dello spessore delle pareti ossee. Ciò avviene a seguito di una carenza di osteoblasti, un aumento degli adipociti all’interno del midollo osseo e un rallentamento nella formazione dell’osso. Cambiamenti che sembrerebbero spiegare la riduzione della formazione ossea e la comparsa di fenomeni quali l’osteopenia e la iperadiposità midollare. Per uomini e donne, comunque, vale la regola che la riduzione della massa è più veloce in presenza di alti livelli circolanti di glucocorticoidi e di tiroxina, di abusi di alcool e tabacco, di immobilizzazione prolungata, di gastrectomia e altre malattie gastrointestinali, di ipercalciuria, e in caso di alcuni tumori. Questo, per sommi capi, lo stato dell’arte su ciò che conosciamo e che si ipotizza su un fenomeno affascinante ma in parte ancora da scoprire. Viene da chiedersi se il nuovo interesse che si sta manifestando ultimamente verso i meccanismi che sottendono lo sviluppo osseo e soprattutto l’aging, specie nell’ambito della medicina estetica e preventiva (un approccio di ringiovanimento globale dovrebbe ormai tenere conto anche dei mutamenti di volume del viso) comporterà un acceleramento sulle acquisizioni scientifiche di questo complesso sistema. In tal modo si aprirebbero nuovi interessanti orizzonti fin dall’infanzia per la comprensione di quella macchina squisitamente imperfetta che è il corpo umano.
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