La presenza di lesioni all’altezza del cuoio capelluto sarebbe la principale manifestazione della psoriasi in età pediatrica
Abbiamo spesso parlato di psoriasi infantile e di come a essere più colpite da questa malattia infiammatoria cronica, siano le femmine tra i 7 e gli 11 anni. Abbiamo anche ribadito più volte di come trattandosi di una malattia genetica, i casi a esordio precoce hanno nella familiarità il fattore di rischio più importante, anche se la sintomatologia clinica può essere scatenata da fattori ambientali, traumi, infezioni e stress. Un aspetto della patologia che però merita un particolare e ulteriore approfondimento è perché la psoriasi che si manifesta durante l’infanzia, vada a coinvolgere principalmente alcuni distretti corporei, come l’aria del cuoio capelluto e degli annessi cutanei. Se infatti è vero che circa la metà degli oltre due milioni di italiani adulti che soffrono di psoriasi, soffre di psoriasi volgare del cuoio capelluto, secondo numerosi studi, la percentuale sarebbe ancora più alta in età pediatrica, costituendo in molti casi l’unica manifestazione della patologia. Tra i primi studi a evidenziare questa caratteristica preminenza, ce ne è uno in particolare che ha riscosso notevole attenzione nel mondo accademico. Ci si riferisce a una ricerca condotta negli Stati Uniti e intitolata “Clinical manifestations of pediatric psoriasis: Results of a multi-center study in the United States”. Gli autori hanno coinvolto 181 bambini, di età compresa tra i 5 e i 17 anni, affetti da psoriasi a placche da sei o più mesi, arruolati in 8 cliniche dermatologiche statunitensi geograficamente separate durante il periodo di studio. Ai soggetti/tutori è stato chiesto se i piccoli pazienti avessero una storia di coinvolgimento del cuoio capelluto e delle unghie e se il quadro iniziale fosse di tipo guttato. La gravità del picco psoriasico è stata valutata e definita come psoriasi lieve (MP) o psoriasi grave (SP) tenendo conto sia della valutazione globale del medico che dell’estensione di superficie corporea interessata dalla sintomatologia. Dei soggetti arruolati, 78 (43,1%) avevano psoriasi lieve (MP) e 103 (56,9%) soffrivano di una psoriasi grave (SP). Dai dati raccolti si è evidenziato come nel 79,0% dei soggetti (143 pazienti) fosse possibile rintracciare un coinvolgimento del cuoio capelluto mentre solo il 39% dei soggetti dichiarava anche un coinvolgimento delle unghie. è emerso, altresì, che i bambini di sesso maschile arruolati nella ricerca hanno presentato un minor coinvogimento del cuoio capelluto rispetto alle bambine, dimostrando, però, all’opposto una maggiore predisposizione a un coinvogimento delle unghie. Differenze che non si esclude possano essere provocate dal fenomeno di Koebner in questi siti, e ciò ha fatto suggerire, agli Autori dello studio, trattamenti terapeutici specifici in base al genere. In entrambi i casi, comunque, le manifestazioni cliniche sul capo e sulle unghie non erano correlate alla gravità della psoriasi, contrariamente a quanto invece sarebbe stato evidenziato nei soggetti adulti. I pazienti affetti da psoriasi grave riportavano più spesso una storia di lesioni guttate rispetto ai soggetti affetti da psoriasi lieve. Un’infezione streptococcica antecedente era più comune nei bambini con psoriasi guttata rispetto a quelli con psoriasi a placche all’esordio ma, anche in questo caso, non era correlata alla gravità. L’analisi dello studio riportato sembrano quindi confermare che la principale sede di insorgenza della psoriasi infantile sia costituita dalla zona del cuoio capelluto. Come ben sanno i dermatologi e i pediatri, le lesioni ipercheratosiche che si manifestano in questa parte del corpo solitamente si presentano come chiazze di natura infiammatoria, di colore rossastro a margini netti, che a seconda della gravità risultano coperte da squame bianco-argentee secche più o meno spesse, presenti per lo più all’attaccatura dei capelli, ma che possono interessare anche la cute della fronte e della zona auricolare. Sovente possono essere visibili anche dietro il collo. Purtroppo, tra le diverse manifestazioni della psoriasi, questa è probabilmente una delle più limitanti dal punto di vista igienico ed estetico oltre che delle più fastidiose. Infatti si caratterizza con prurito talvolta persistente che può dare origini a fenomeni di grattamento intenso generando una desquamazione simile alla forfora. Una condizione, quest’ultima che può peggiorare il quadro psicologico del piccolo soggetto che ne è affetto. Fortunatamente, però, la presenza delle lesioni non comporta necessariamente la caduta dei capelli, nonostante il forte stress cui è sottoposto il bulbo pilifero. La papilla germinativa e la matrice del pelo si trovano, infatti, più in profondità e quindi anche se a livello delle chiazze psoriasiche si può assistere a una maggiore effluvium, difficilmente si verificano fenomeni involutivi del follicolo pilifero. Questa localizzazione al capillizio può far parte di una psoriasi generalizzata in chiazze, può associarsi a chiazze isolate o essere l’unica sede. In alcuni casi, come evidenziato nello studio riportato, la sintomatologia può accompagnarsi inoltre ad artrite e psoriasi delle unghie. E arriviamo all’argomento più spinoso: la diagnosi. Non è raro che la psoriasi del cuoio capelluto venga confusa con la dermatite seborroica, volgarmente denominata crosta lattea, caratterizzata dalla presenza di squame giallastre a livello di alcune aree del volto e del cuoio capelluto. Tuttavia agli occhi dello specialista le differenze tra i due quadri clinici sono piuttosto evidenti. La DS, infatti, si evidenzia con un prurito persistente e tende a coinvolgere tutta la testa mentre la psoriasi si presenta con chiazze sparse, anche se ampie. Non mancano però i casi, anche se più rari, in cui può interessare l’intero cuoio capelluto e in questi casi viene denominata psoriasi a calotta. Non va comunque dimenticato che la DS può comunque costituire, a volte, una spia premonitrice in bambini con familiarità per psoriasi. In questi casi sarà l’evoluzione della dermatite a confermare o meno la diagnosi. Un altro tipo di errore in cui può incorrere il genitore che non si rivolge al pediatra, di fronte a prurito, arrossamento della pelle, secchezza e scaglie tra i capelli, di pensare a una infestazione di pidocchi, oppure a una semplice forfora, mentre potrebbe trattarsi di una blanda manifestazione della psoriasi. in entrambi i casi le differenza non sono di poco conto. Le lendini dei pidocchi sono ancorate alla base dei singoli capelli e hanno una forma regolare, ovale, di colore giallastro o grigio quando sono ancora piene, mentre quelle già schiuse hanno un colore bianco. Di solito si concentrano soprattutto sulla nuca, sulle tempie e dietro le orecchie, mentre le scaglie bianche argentee della forfora hanno dimensioni diverse, sono più larghe, si distribuiscono più uniformemente tra i capelli e si staccano facilmente dal cuoio capelluto e dai capelli. L’esfoliazione tipica della psoriasi, invece, avviene attraverso squame piuttosto piccole ma farinose, giallastre o biancastre. Come per quella localizzata sul resto del corpo, sono diverse le cause della psoriasi del cuoio capelluto. Oltre alla predisposizione genetica, infatti, gioca un ruolo fondamentale il malfunzionamento del sistema immunitario che può essere causato da diversi fattori quali: stress, uso di farmaci come il litio. Poiché le forme pediatriche sono spesso lievi, il trattamento è principalemente con creme a base di cortisonici, calcipotriolo, tazarotene, catrame vegetale, anti-infiammatori non steroidei. Quando l’infiammazione è importante, lo specialista può consigliare il cortisone locale da accompagnare a emollienti e idratanti, e shampoo delicati. Sui bambini più grandi, e solo sulle lesioni, per favorire il distacco e l’eliminazione delle squame si possono utilizzare creme cheratolitiche. Nelle forme più diffuse può essere utile l’elioterapia senza dimenticare che l’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti è particolarmente dannosa in età pediatrica. Da evitare quindi il trattamento con lampade a raggi ultravioletti anche nei mesi invernali. Infine, nelle forme molto gravi e estese, resistenti alle terapie topiche, è possibile procedere anche con terapie sistemiche a base di farmaci biologici, alcuni dei quali sono approvati oggi anche in età pediatrica. In questo caso, però, il dermatologo dovrà seguire il paziente costantemente onde identificare qualsiasi effetto collaterale.