Prodotti vietati ai minori, qualcuno controlla davvero?

I risultati di una indagine condotta dall’Istituto Piepoli fanno luce sul rapporto tra i giovani e i prodotti loro vietati

A ottobre 2023, presso il Senato della Repubblica, è stata presentata l’edizione 2023 di “Venduti ai minori”. Si tratta di una indagine condotta su 1.359 ragazzi di età compresa fra i 10 e 17 anni condotta dal Movimento Italiano Genitori (MOIGE) , in collaborazione con l’Istituto Piepoli, per analizzare il fenomeno della vendita ai minori di prodotti vietati o inadatti. I dati confermano, come previsto, un utilizzo piuttosto ampio da parte dei soggetti sottoposti a intervista, di prodotti che invece sarebbero loro vietati. I motivi sono da ricercarsi tanto nella facilità con cui bambini e ragazzi riescono ad avervi accesso, anche grazie all’acquisto di merce online, più complicata da controllare, quanto nella scarsa conoscenza da parte dei minori delle leggi vigenti e delle conseguenze a medio e lungo termine che l’utilizzo di alcune tipologie di prodotto, potrebbero avere a livello di salute. Inoltre, sempre secondo il songaggio, anche i commercianti avrebbero una parte di colpa non verificando sempre e in modo opportuno l’età di chi compra, e vendono senza problemi anche ad acquirenti palesemente al di sotto dell’età consentita. Ma quali sono i principali prodotti vietati che invece vengono acquistati e consumati? La classifica è guidata dagli alcolici. Anche se ben il 96% del campione intervistato è a conoscenza del fatto che l’alcol può avere conseguenze nocive sulla salute; sebbene 3 intervistati su 4 affermino di averne parlato in famiglia e 9 su 10 di aver approfondito il tema a scuola, più della metà degli intervistati (57%) ha bevuto alcol almeno una volta e il 4% lo fa abitualmente (il doppio del 2021, quando il dato era al 2%). I motivi sono più o meno quelli degli adulti: si beve per sentirsi più energici e allegri (11%), per rilassarsi (10%), ed essere più socievoli (6%). I luoghi in cui è possibile acquistarli sono locali e pub (12%), bar (5%) e supermercati (3%). Nel 76% dei casi, gli intervistati segnalano che non è stato chiesto loro l’età (nel 2021 era il 56%) e, anche quando constatato che a comprare alcol fosse un minore, il 46% ha venduto ugualmente la bevanda (la percentuale del 2021 era al 39%). Passiamo adesso al fumo: il 96% del campione sa che il consumo di sigarette fa male tuttavia se nel 2021 era il 93% degli intervistati a dichiarare che le sigarette possono comportare conseguenze serie e permanenti, oggi ne è consapevole solo l’85%. Non solo, il 30% di chi ha risposto alla rilevazione confessa di aver fumato almeno una volta (+7% rispetto al 2021) mentre il 10% lo fa abitualmente (il doppio rispetto alla precedente ricerca). I motivi sono sempre gli stessi: curiosità (19%) e per rilassarsi (10%). Il 71% dei fumatori lo fa in compagnia. Tra i fumatori, la maggior parte (28%) fuma tra 1 e 5 sigarette, ma il 7% arriva ad un intero pacchetto da 20 al giorno (nel 2021 era il 4%) e l’1% fuma anche oltre un pacchetto. E ancora: si fuma di più al sud e nelle isole; le sigarette vengono acquistate nei tabacchai (47%) dove nel 64% dei casi non viene verificata l’età dell’acquirente (+2% rispetto al 2021), oppure, in un caso su tre, anche sapendo che che quest’utlimo fosse minorennte, il prodotto è stato venduto lo stesso. Nei distributori acquista il 18% dei ragazzi, per mancanza di controllo elettronico (12%) oppure esibendo le tessere sanitarie di amici maggiorenni (56% dei casi) o dei genitori (32%). Il 33% “scrocca” agli amici. E a proposito di fumo, è sempre più diffuso l’utilizzo delle sigarette elettroniche (il 33% ne ha provata almeno una contro il 19% del 2021. Si “svapa” per curiosità (18%), pensando che faccia meno male delle bionde tradizionali (12%), per rilassarsi (5%) e per smettere di fumare altri tipi di sigarette (5%). Il 3% per emulazione. Tra i i liquidi svapati, però, il 44% utilizza liquidi che contengono nicotina. Nel 71% dei casi l’esercente non chiede il documento per verificare l’età e nel 68%, il venditore non ha rifiutato la vendita, anche sapendo che si trattava di minori. Capitolo Cannabis light: il 6% degli intervistati (+2%) ha provato cannabis light. Il 26% la ritiene legale e che si possa fumare, il 17% crede sia legale solo su prescrizione medica mentre il 24% pensa che si tratti di un prodotto da collezione non atto alla combustione. Il 33% (+3%), invece, la reputa illegale. In diminuzione il numero degli esercenti che verificano l’età degli acquirenti (24% del totale, ma nel 2021 si arrivava al 29%), di contro è in aumento il numero di quanti dopo il controllo del documento si sono rifiutati di vendere la cannabis (38% nel 2023 vs 33% nel 2021). Passando al gioco d’azzardo, è alta ma in diminuzione la percentuale di coloro che sono consapevoli che giocare spesso può avere conseguenze negative (83%, -4% rispetto al 2021), ma solo il 47% (-9%) crede che queste possano essere serie. Il 79% sa che questo tipo di attività è vietato ai minori di 18 anni, il 7% crede che l’età minima sia 16 anni, per il 5% è sufficiente avere 14 anni e per il 9% non è mai vietato. Il 18% degli intervistati (+4%) ha giocato almeno una volta, specialmente al gratta e vinci (37%9), ma anche alle slot machine e al superenalotto (entrambi 9%). In meno della metà dei casi, (41%) è stata controllata l’età del giocatore e il 57% dei gestori non si è rifiutato di far giocare un minore. Più contenuta la quota di quanti giocano online (il 13% almeno con un incremento rispetto al 2025 del 7%). Tra i giochi online preferiti: scommesse sportive (7%), poker, bingo, casinò e video lottery. Da segnalare che nonostante sul 71% dei siti ci sono avvisi che dichiarano illegale il gioco per i minori di 18 anni, non chiedono l’età al momento dell’iscrizione nel 27% dei casi oppure basta mentire sulla stessa (53%) per effettuare la giocata. Per quanto riguarda la pornografia, il 42% degli intervistati ha visto almeno una volta un contenuto pornografico, ritenuto dannoso per il benessere psichico dei minori solo dal 40% degli intervistati (-2% dal 2021). Per 1 ragazzo su 2 video, film e foto porno sono illegali per i minori di 18 anni, mentre per 34% è sufficiente guardarli con un adulto, per il 16% basta avere almeno 14 anni. Nel 70% dei casi, il fruitore di questo tipo di contenuti è da solo, nel 21% con amici coetanei, nel 6% con il proprio partner, nell’1% con un adulto. Stupirà sapere che non è internet il principale “istigatore” (lo è solo nel 18% dei casi) ma soprattutto il passaparola con li amici. Infine, bambini e adolescenti guardano questi conenuti sullo smartphone (34%), seguito da tablet e pay tv (entrambi 6%), e computer di casa (5%). L’acquisto di materiale pornografico avviene per lo più online (40%), ma anche su bancarelle (20%, +3% dal 2021). Nel 63% dei casi non viene verificata l’età dell’acquirente, ma nel caso fosse fatto, solo il 56% rifiuta le vendite ai minori. Parlando poi dei videogiochi vietati ai minori, in generale c’è un aumento di chi gioca e solo il 28% degli intervistati dice di non giocarci mai (-10% rispetto al 2021). Il 32% gioca per oltre 2 ore al giorno (+4%) e chi lo fa nel 71% dei casi è collegato in rete (il 36% sempre o spesso). Il 36% gioca da solo, mentre il 34% con amici collegati online, il 20% con amici in presenza e il 3% con sconosciuti connessi in rete. Il device più utilizzato è lo smartphone (47%), seguito da console per videogiochi (37%). Il 38% degli intervistati ritiene che utilizzare giochi con contenuti violenti o volgari non abbia ripercussioni sul proprio benessere mentale (+6% dal 2021) mentre addirittura il 10% (+2% dal 2021) crede che non esistano divieti per i giochi con contenuti violenti e volgari, e il 61% ammette di aver giocato almeno una volta con videogiochi vietati per la propria età (+5%). Ultimo ma non importanza, il capitolo dedicato all’acquisto delle merci contraffatte. Tre ragazzi su dieci sanno dare una corretta definizione di cosa siano. Il 74% sa che si tratta di un fenomeno globale ma un buon 5% ritiene che si tratta di qualcosa circoscritto all’Asia. Il 71% sa che la contraffazione può interessare prodotti di ogni settore, mentre il 13% crede pensa che riguardi solo categorie come lusso o abbigliamento. Il 79% dei ragazzi sa che acquistare online aumenta il rischio di imbattersi in prodotti non originali, e che ad essere danneggiati sono i consumatori, le imprese, lo stato e i lavoratori (51%). L’8%, al contrario, ritiene che non venga danneggiato nessuno. Il 40% è a conoscenza che il commercio di prodotti contraffatti possa in qualche modo avere conseguenze per la salute e per l’ambiente. Infine, il 35% degli intervistati pensa che l’acquisto di merce contraffatta non implichi nessuna sanzione o provvedimento mentre alla metà di loro è capitato di comprare merce contraffatta contro la propria volontà.