Una start-up nata all’interno dell’Università La Sapienza di Roma ha brevettato un principio attivo innovativo
di Gabriella Pasqua, Professore Ordinario di Botanica, Sapienza Università di Roma
La dermatite atopica (DA) è un disturbo infiammatorio cronico della pelle che colpisce milioni di persone e una delle malattie della pelle più comuni al mondo. La sua incidenza è di almeno il 20% nell’infanzia (tra 0 e 10 anni). La patologia è caratterizzata da secchezza, prurito e arrossamento della pelle, che possono portare alla formazione di vesciche, croste e lesioni. Spesso si manifesta in concomitanza con altre malattie atopiche, come asma, rinite allergica ed allergie alimentari. Tipicamente ha inizio nell’infanzia e circa il 50% dei pazienti mostra i sintomi nel primo anno di vita, mentre il 30% viene diagnosticato a 1-5 anni di età. I meccanismi specifici alla base della DA non sono ancora del tutto conosciuti ma sono stati chiamati in causa fattori come la genetica, le risposte immunologiche, lo stress psico-fisico e fattori ambientali come le radiazioni ultraviolette, la temperatura e l’umidità, l’aumento dell’esposizione agli inquinanti e agli allergeni, in particolare agli acari.
Recenti scoperte utili alla comprensione della patogenesi della DA hanno evidenziato la sua connessione con mutazioni e perdita di funzione della filaggrina, una proteina epidermica cruciale per il mantenimento dell’integrità della barriera cutanea [1]. Queste mutazioni portano a una disfunzione ereditaria della barriera epiteliale, facilitando l’ingresso di allergeni e microrganismi. Varianti del gene della filaggrina, note come rs66831674 e rs41267154, sono state associate all’età e all’esordio precoce della dermatite atopica. Le mutazioni sono osservate nel 50% dei casi e ciò può innescare una risposta linfocitaria TH2 sbilanciata che culmina nell’eczema [2]. è stato anche proposto che le citochine TH2 possano avere un impatto sulla funzione di barriera regolando l’espressione della filaggrina e di altre proteine e peptidi strutturali essenziali, fondamentali per l’integrità della barriera microbica. Le infezioni cutanee sono la complicanza più comune della DA. Gli agenti patogeni responsabili sono in particolare lo Staphylococcus aureus ed alcune specie di Malassezia [3]. I sintomi della dermatite atopica nell’adulto sono simili a quelli che si osservano nei bambini: lesioni circolari ben definite, ricoperte da squame e croste, intensamente pruriginose. La DA può colpire qualsiasi parte del corpo, ma è più comune sul viso, sul collo, sul cuoio capelluto, sulle pieghe dei gomiti e delle ginocchia e sulle mani. Poiché si tratta di una malattia cronica non esiste una cura definitiva ma è possibile adottare misure per prevenire le recidive, come evitare l’esposizione ad allergeni e irritanti (saponi, detergenti, profumi e lana), mantenere la pelle idratata applicando regolarmente creme e unguenti emollienti. Diversi studi testimoniano che la malattia può avere un impatto significativo sulla psiche dei pazienti. Il prurito e l’infiammazione possono causare stress e ansia mentre i bambini colpiti possono essere isolati dai loro coetanei e avere difficoltà a partecipare alle attività scolastiche e ricreative. Inoltre la maggior parte dei bambini ha difficoltà ad addormentarsi ed a dormire durante la notte con conseguente sonnolenza diurna. L’alterazione della barriera epidermica percepita come “pelle secca” è una delle caratteristiche principali della DA e la terapia di base per porre rimedio alla cheratinizzazione compromessa, alla perdita di acqua e alla composizione lipidica anomala della barriera cutanea consiste prevalentemente in preparati topici idrofili e contenenti lipidi con funzione di emolliente (colesterolo, ceramidi, acidi grassi liberi). La terapia di base prevede in primo luogo un’adeguata pulizia della pelle con detergenti delicati, mentre il suo trattamento può anche richiedere l’uso di corticosteroidi topici per ridurre l’infiammazione, immunosoppressori nei casi più gravi per limitare la risposta immunitaria della pelle, antibiotici ed antimicotici per trattare eventuali infezioni cutanee secondarie. I trattamenti farmacologici finora adottati tuttavia possono presentare effetti collaterali soprattutto se usati per lunghi periodi o su grandi aree di pelle. A esempio i corticosteroidi topici possono causare atrofia cutanea con assottigliamento della pelle, dilatazione dei vasi sanguigni superficiali della cute, una ritardata guarigione delle ferite, la riduzione della risposta immunitaria cutanea con aumento del rischio di infezioni. Trovare terapie alternative soprattutto per trattamenti prolungati è una sfida di fondamentale importanza. Preparati a base di estratti vegetali possono rappresentare un valido aiuto sia come coadiuvanti nella terapia di base che come trattamento nelle recidive della DA, e a oggi sono stati utilizzati prevalentemente come emollienti e lenitivi [4]. Per la prima volta, il gruppo di ricerca da me coordinato ha brevettato un estratto da semi d’uva con elevata attività antifungina verso infezioni da Candida, Dermatofiti, Malassezia e Cryptococcus, paragonabile per efficacia al fluconazolo e in totale assenza di effetti collaterali [5]. La concentrazione minima inibitoria degli estratti selezionati contro Malassezia mostra, infatti, un eccezionale valore di 16 µg/mL. Va sottolineato che non tutti gli estratti di semi d’uva hanno le stesse proprietà, l’efficacia dipende da molti fattori quali il metodo estrattivo, la cultivar dell’uva, l’irrigazione, la concimazione azotata, la raccolta e le condizioni di conservazione delle vinacce [6,7,8]. L’estratto, contiene un’elevata concentrazione di proantocianidine (flavan-3-oli) polimeriche, le più efficaci per attività antimicrobica.