Sono molte le forme di infestazioni da acari conosciute come di scabbia ma che differeriscono clinicamente
Oltre a quella più comune e diffusa esistono altre forme di scabbia . La forma più grave è sicuramente la scabbia crostosa conosciuta anche come scabbia norvegese. Questa forma si manifesta nei soggetti fragili: anziani o individui con gravi deficit immunologici (malati di AIDS, portatori di neoplasie o che sono in cura con farmaci immunosoppressori). In queste categorie gli acari infestano tutto il corpo tranne la zona del viso. Spesso coinvolgono le regioni palmoplantari e il cuoio capelluto. L’infestazione si accompagna quindi anche ad alopecia, eosinofilia e arriva a interessare le unghie. A livello cutaneo, la scabbia crostosa (in foto) si presenta con evidenti eruzioni cutanee ipercheratosiche crostose sotto le quali si nascondono migliaia di acari. Tuttavia il prurito, che nelle altre forme di scabbia è piuttosto intenso, è invece lieve. Il trattamento consiste nell’ammorbidire e rimuovere le croste con l’uso di un cheratolitico (es. unguento di acido salicilico al 2%) che solitamente viene applicato 2 volte al giorno per 2-3 giorni. A questo primo trattamento, una volte eliminati gli ammassi ipercheratosici, seguirà la terapia antiscabbiosa. Discorso diverso per la scabbia nodulare che si manifesta più frequentemente nei neonati e nei bambini piccoli e può essere dovuta a ipersensibilità ai microrganismi infestanti. In questo caso compaiono noduli di solito eritematosi, della dimensione di circa cinque o sei millimetri che si sviluppano prevalentemente sull’inguine, nelle pieghe ascellari e sulle natiche. I noduli sono causati dall’ipersensibilità e possono persistere anche per mesi dopo l’eradicazione degli acari. Sempre i bambini sono i più soggetti a un altro tipo di scabbia che viene comunemente denominata scabbia bollosa. Più raramente può colpire anche individui più anziani. In tali soggetti, però, può mimare il pemfigoide bolloso, causando un ritardo nella diagnosi. Con il nome di scabbia incognita, invece, si indica una forma atipica diffusa in quei pazienti che usano corticosteroidi topici. I lattanti sono i soggetti più colpiti anche dalla cosiddetta scabbia del lattante. Questa si caratterizza per la comparsa di papule e cunicoli specialmente ai palmi delle mani, piante dei piedi e pieghe ascellari. A volte, poi, la scabbia può essere causata dal contatto con animali. A infestare il corpo del paziente è sempre un acaro della famiglia Sarcoptes ma non della classe homini. In questa forma, la sintomatologia classica si manifesta come un prurito localizzato nel distretto cutaneo che è entrato in contatto con l’animale infestato. La terapia è solo sintomatica, volta ad alleviare il prurito ed è a base di unguenti corticosteroidei in quanto ai fini della guarigione è sufficiente l’allontanamento dall’animale portatore. Alcuni studi dimostrerebbero che il Sarcoptes scabiei bovis pur penetrando nella cute umana non riesce a formare cunicoli. La sintomatologia in questo caso si manifesta con la comparsa di lesioni pruriginose che si localizza nelle aree dell’addome, del collo e degli arti. Esiste anche una scabbia di origine vegetale. In questo caso si manifesta come un’eruzione eritematosa-vescicolosa pruriginosa, localizzata nei distretti che sono entrati a contatto con grano, cereali o prodotti vegetali conservati in magazzino. In questo caso, gli acari infestanti appartengono alla famiglia Acaridae che proliferano in questo tipo di prodotti. Il quadro si risolve spontaneamente ma può rivelarsi utile l’utilizzo di creme di corticosteroidi per accelerare il processo di guarigione. La scabbia da Pyemotes ventricosus, poi, è provocata dall’omonimo acaro della dimensione di 0,20-0,22 mm: un ectoparassita solitamente di larve di insetti infeudati in cereali immazzinati ma anche di parassiti del legno ed è quindi più frequente in case con mobili tarlati. In questo caso le lesioni si presentano sottoforma di papule urticarioidi con al centro una vescicola. Sono pruriginose e la diagnosi viene effettuata al microscopio esaminando il materiale ottenuto con il raschiamento della lesione. Anche in questo caso il trattamento è a base di corticosteroidi ma per evitare recidive e accelerare il processo di guarigione si rende necessaria la disinfestazione dell’abitazione. Infine, anche se non si tratta proprio di un tipo di scabbia, a fini differenzialiandrebbe citata la Trombiculiasi. Si tratta di una infestazione cutanea a opera delle larve delle “trombicule” che vivono su piante e fiori. Quando arrivano sulla pelle, queste succhiano il sangue e si distaccano spontaneamente. Di solito colpiscono le aree coperte da indumenti sottili. A seguito di questi “morsi” fanno la loro comparsa piccole papule, vescicolose o addirittura emorragiche. Le lesioni sono pruriginose e persistono per circa due settimane. Anche in questo caso la terapia è a base di corticosteroidi. (G.F.)