Che si tratti di un cibo prelibato è fuori discussione, qualche dubbio in più su quale scegliere e quando darlo al bambino
Fresco, dolce e appagante: il gelato è l’indiscusso compagno delle nostre estati. Acclamato come alimento nutriente e salutare, incluso in numerose diete come sostituto di pasti completi, declinato in miriadi di forme e sapori, accompagna la storia dell’umanità praticamente da sempre. Pare infatti che già gli antichi egizi fossero soliti unire ghiaccio (ottenuto attraverso lunghissimi procedimenti) e spremute per realizzare coppe di semifreddi da offrire agli ospiti più illustri. La storiografia ci racconta che una preparazione simile sia stata persino offerta dalla regina Cleopatra a Cesare. La Bibbia, d’altro canto, narra di come Abramo offrisse al figlio Isacco una bevanda ottenuta mescolando latte di capra e neve. Secondo altri, invece, la scoperta del gelato sarebbe da attribuire ai cinesi che consumavano neve o ghiaccio mescolati ad altri ingredienti già 3000 anni prima di Cristo. E ancora, gli storici contemporanei di Alessandro il Grande raccontano che il celebre condottiero fosse solito mangiare ogni giorno neve e miele mescolati assieme mentre, in epoca romana, videro la nascita i primi carrettini (Thermopolia) che vendevano al dettaglio, per strada, coppe di neve (che veniva prelevata da zone come il Terminillo, il Vesuvio o l’Etna) insaporite con succhi di frutta e altri ingredienti dolci. La data di nascita del gelato va però fatta risalire a circa 500 anni fa, durante una gara organizzata dai Medici di Firenze, il cui tema era la presentazione del piatto più strano, tale Ruggeri, di professione pollivendolo, presentò un dolcetto gelato: un sorbetto la cui ricetta fece il giro di tutta la Regione in brevissimo tempo. Più o meno nello stesso periodo, e precisamente nel 1565, Bernanrdo Buontalenti, personalità eclettica, famoso come architetto, scultore e chimico, fu chiamato a organizzare un banchetto dal Duca di Toscana per alcuni ospiti nobiliari spagnoli. A conclusione di un lauto pasto, il poliedrico artista offrì la famosa crema fiorentina, un gelato appunto, che presto divenne popolare in Italia quanto nella penisola iberica. Ma a rendere davvero internazionale il gelato fu un altro ancora: Francesco Procopio dei Coltelli, di Acitrezza, che utilizzando una ricetta di famiglia, esportò il gelato in Francia dove aprì ben due punti vendita, compreso un caffè che poteva vantare tra i suoi clienti, Voltaire e Napoleone. Procopio diede alla luce centinaia di gusti e ben presto i caffè che servivano gelati si diffusero a macchia d’olio in ogni angolo del vecchio continente. Fu probabilmente il gelato divenne uno dei simboli del nostro Paese, al pari della pasta e della pizza, tanto che oggi non c’è città al mondo che non ospiti una gelateria italiana dove si vendono cassate, granite o coppe tutti-frutti. Del resto, il gelato è bello da guardare, è gustoso e rinfrescante, ma soprattutto, come accennato, può essere un alimento alternativo, naturale e ricco di sapore. Il suo valore energetico, fonte di grande timore per chi ha problemi di dieta o per i diabetici, varia a secondo dei tipi e, ancora di più, a seconda degli ingredienti e delle guarnizioni utilizzate. Quelli a base di latte contengono proteine, calcio e fosforo ed una media di 250 calorie ogni 100 grammi. Quelli a base di acqua, con polpa di vera frutta, hanno un minore contenuto proteico e calorico, e contengono zuccheri naturali e vitamine. Ma a che età è possibile dare il gelato ai bambini? Rispondere non è semplicissimo. Chi suggerisce che il gelato debba essere assaggiato già durante lo svezzamento prima dei due anni di età, ritiene che l’unico consigliabile sia quello a base di frutta. Meglio quello artigianale o quello confezionato? Molti nutrizionisti sostengono che il gelato confezionato abbia a monte maggiore controlli rispetto a quello artigianale: più sicurezza sugli ingredienti scelti, quindi, e, soprattutto, la certezza che eventuali additivi come coloranti e conservanti, così come altri elementi potenzialmente allergenici, siano ben segnalati sull’etichetta. Inoltre, un gelato confezionato, di solito contiene un minor apporto calorico di un equivalente fatto in maniera artigianale. Chi invece preferisce il gelato artigianale, sottolinea la certezza che non sono utilizzati additivi chimici potenzialmente allergenici, e che gli ingredienti sono scelti con cura, specie in quei punti vendita che fanno della naturalità il proprio marchio di fabbrica. Nella preferenza verso l’una o l’altra categoria di prodotti, vi è spesso una componente ideologica. Chi ha un approccio alla vita più orientata al biologico e sceglie prodotti alimentari o cosmetologici di origine naturale, senza conservanti, eco sostenibili, probabilmente non ama i gelati confezionati. Viceversa, chi ha un approccio meno olistico, probabilmente antepone la comodità del packaging. Qualunque sia la scelta, esiste qualche regola generale suggeribile ai genitori. In primis quella aurea che non bisogna mai esagerare con le dosi. Un bambino tra i 6 mesi e un anno di età non dovrebbe mai mangiare un gelato intero, ma solo qualche cucchiaino stando attenti, vale la pena sottolinearlo, a scegliere prodotti a basso contenuto di zuccheri. Quando è più grandicello e ha imparato a mangiare da solo il gelato, non si dovrebbero mai superare i 40-50 grammi di una coppetta perché potrebbero interferire sul giusto equilibrio del suo fabbisogno nutrizionale. Un consiglio fondamentale: spesso, il gelato rappresenta un premio perché il bambino si è comportato bene o ha mangiato tutte le verdure, gli psicologi infantili sottolineano però che in questo caso egli potrebbe considerarlo come un cibo gratificante, più importante degli altri, e tendere ad abusarne con l’età. Nell’ambito di un ideale equilibrio alimentare, i gelati alla frutta o le granite andrebbero suggeriti dopo un pasto ricco di grassi mentre un gelato più sostanzioso, a base di creme o cioccolato, quando il pasto è stato leggero e ipocalorico. Infine, se il bambino tende al sovrappeso, il consumo di gelato andrebbe limitato a due volte a settimana al massimo, se fa sport può invece costituire un valido energetico da consumare come spuntino, etc. Al calcolo nutrizionale, va evidentemente aggiunto il contributo di biscotti, cialde e coni zuccherini, magari ricoperti di granella o scaglie di cioccolato. Infine, mamma e papà dovrebbero ricordare di leggere specie nel caso dei gelati confezionati, le etichette per verificarne gli ingredienti, gli aromi e i coloranti usati.