Written by 9:20 am Malattie rare

Tubercolosi: una malattia che non va di moda

Sembrava una malattia in via di estinzione e invece si registra un aumento preoccupante dei casi in tutto il mondo

della Dott.ssa Gabriella La Rovere

Ci sono patologie che sembrano appartenere al passato. Ritenute quasi scomparse o per lo meno così rare da creare sempre meno preoccupazioni. È sicuramente il caso della tubercolosi che, purtroppo, è ancora però la malattia infettiva più diffusa al mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Fortunatamente nel nostro paese i tassi di incidenza sono limitati e si contano pochi casi per 100.000 abitanti, valori che fanno includere l’Italia fra le nazioni a basso rischio endemico. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo si registrerebbero circa nove milioni di nuovi casi di infezione ogni anno, di cui almeno un milione nei bambini. In associazione con l’infezione da HIV, la TBC risulta essere una delle prime 10 cause di morte al mondo, con oltre un milione di morti all’anno, di cui 140.000 in età pediatrica. Tra il 1955 e il 2008 il numero di casi di Tubercolosi registrati ogni anno nel sistema di notifica nazionale Italiano era passato da 12.247 a 4418. Dal 2015 al 2019 nel nostro Paese, il tasso di notifica della tubercolosi è diminuito in media solo del 2,8% per anno.Una regressione della malattia troppo lenta le cui cause sono diverse. Da un lato l’aumento dell’immigrazione dai Paesi ad alta endemia, ipotesi confermata dal fatto che il 56% circa di nuovi malati sono di origine straniera; i bacilli di Koch sono diventati resistenti alla terapia antitubercolare tradizionale (si stima che il 3.3% dei nuovi casi diagnosticati e il 20% di quelli precedentemente noti siano resistenti ai farmaci utilizzati come terapia standard e solo nella metà dei casi gli ulteriori farmaci a disposizione risultano efficaci per il trattamento); la coinfezione con l’HIV, presente in circa il 12% dei casi; inoltre la scarsa efficacia del vaccino (BCG). Infine non è da escludere che i progressi effettuati in campo diagnostico abbiano reso più semplice e veloce l’individuazione della positività di nuovi casi anche se si stima che la diagnosi venga effettuata in meno di due terzi dei casi. Come è ben noto, la tubercolosi si trasmette per via aerea attraverso il Mycobacterium tuberculosis (MT), e in età pediatrica il contagio avviene con l’esposizione a un adulto con lesioni polmonari cavitarie aperte: i batteri della lesione, favoriti da tosse, starnuti o dal semplice parlare, vengono disseminati nell’aria. Pur infettandosi facilmente, però, i bambini difficilmente risultano contagiosi, avendo forme polmonari “chiuse”, secrezioni meno abbondanti e tosse scarsa. Un bambino con tubercolosi è tuttavia un evento “sentinella” che deve indurre a ricercare la fonte di contagio tra gli adulti che lo circondano. Quando si viene a contatto con il batterio si possono verificare due eventi: l’infezione tubercolare o la malattia tubercolare. La prima si verifica quando l’organismo viene a contatto per la prima volta con il bacillo tubercolare. Si tratta della cosiddetta infezione primaria che può anche rimanere del tutto silente e non dare sintomi né malattia. L’infezione innesca però la reazione immunitaria che viene svelata dalla positività del test cutaneo alla tubercolina. Se non trattata, può evolvere verso la malattia tubercolare e il rischio di ammalarsi è tanto più elevato quanto più è piccolo il bambino. I bambini di età inferiore a un anno, con infezione tubercolare non curata, si ammalano nel 40% dei casi. La malattia tubercolare, invece, consiste nella localizzazione del germe in un organo, ad esempio il polmone, ed è definita dalla positività dei test diagnostici come il test cutaneo alla tubercolina; la presenza di segni caratteristici alla radiografia del torace. La malattia colpisce principalmente i polmoni, ma può interessare anche altri organi e tessuti, come ad esempio le meningi, il tessuto osseo, i linfonodi. La forma polmonare, più frequente, si manifesta con sintomi poco specifici: febbricola, tosse, inappetenza, calo di peso. In caso di meningite tubercolare si possono verificare crisi convulsive subentranti, vomito, irritabilità o sonnolenza, paralisi dei nervi cranici, rigidità del collo. Per quanto riguarda le cure, l’infezione tubercolare del bambino viene trattata con il farmaco isoniazide per 6 mesi allo scopo di prevenire la comparsa della malattia. La malattia, invece, viene curata con più farmaci assunti in combinazione perché il germe risulta particolarmente resistente. La durata della terapia è di 6 mesi allungabile a 9 mesi in caso di meningite o di malattia disseminata.

Tag:, Last modified: Giugno 30, 2023
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