La dieta intrauterina e la salute futura

La resilienza è la capacità di adattarsi al cambiamento: cosa c’entra con la nutrizione della mamma e lo svuluppo fetale?

L’alimentazione in gravidanza è fondamentale per la futura mamma, e per lo sviluppo del nascituro. Rappresenta quindi una delle componenti principali su cui si concentra l’attenzione in questo periodo, quando la donna deve gestire non solo le proprie esigenze nutrizionali ma anche quelle del bambino che gradualmente cresce nel suo ventre. Spesso però, dai giorni immediatamente successivi al concepimento fino alla gestazione, non basta solo una dieta equilibrata, perché possono essere necessari un lieve incremento dell’apporto calorico e alcune piccole variazioni di natura qualitativa. “La nutrizione – spiega la dottoressa Flavia Correale, medico specialista in Pediatria ed Endocrinologia riveste un ruolo fondamentale per il benessere della donna e del feto. Un feto non respira o mangia nel pancione della mamma ma sopravvive e cresce grazie alla presenza temporanea di quello straordinario organo che è la placenta, i cui villi coriali assorbono le sostanze nutritive dai vasi sanguigni della mamma. Una dieta sbagliata può aumentare nel neonato/a il rischio di sviluppare, più tardi nella vita, malattie importanti come ipercolesterolemia e diabete. Perché è ormai assodato che l’alimentazione in gravidanza influenza la crescita e la suscettibilità alle malattie”.
Parliamo della cosiddetta “teoria della programmazione fetale”
Si, una teoria che sostiene che una alimentazione in difetto durante la gravidanza, può predisporre a modificazioni di tipo endocrino-metaboliche nel feto che si esplicano nello sviluppo del cosiddetto fenotipo risparmiatore. In pratica, secondo il modello predittivo-adattivo di Baker, il feto programma la struttura, il funzionamento dei suoi organi e il suo metabolismo in relazione alle informazioni ambientali che riceve; se l’apporto di nutrienti è scarso, costruirà una macchina che consuma poco innescando meccanismi di adattamento quali la diminuzione del letto vascolare e nel numero dei nefroni, oppure alterazioni della secrezione dell’insulina. In altre parole, il feto limita la sua crescita ed è in grado di conservare le poche energie disponibili per le funzioni cardiache atte a mantenerlo in vita, e soprattutto, per lo sviluppo neuronale. In questo modo, ha inizio un debito che permane nel tempo e si manifesterà durante l’età adulta. Così, se dopo la nascita l’apporto di nutrienti diventa abbondante, si verificherà una sorta di discrepanza tra l’ambiente in cui il feto si è sviluppato e quello in cui si è trovato dopo la nascita, gettando le basi per la predisposizione a malattie in grado di manifestarsi anche nel lungo termine come: ipertensione, malattie renali, diabete e obesità, tutte patologie accorpate nella ben conosciuta sindrome metabolica. Sono stati dimostrati anche legami con lo sviluppo di patologie polmonari, scarse difese immunitarie e malattie mentali.
Qual è il legame tra peso materno, condizioni della gravidanza e salute del nascituro?
L’alimentazione e lo stile di vita materno durante la gravidanza, assumono un ruolo centrale nello sviluppo del feto. Nella condizione di sovrappeso e obesità, l’eccessivo aumento di peso durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza, comporta un affaticamento della madre e può predisporla al diabete e all’ipertensione. La gestosi è una condizione tossica nella quale possono comparire notevoli quantità di proteine nelle urine ed edemi, ma anche smagliature cutanee, varici alle gambe, parto prematuro, obesità del nascituro. Durante la gravidanza l’accumulo di tessuto adiposo nella donna serve a garantirle una sufficiente energia mentre i nutrienti freschi introdotti con l’alimentazione saranno dirottati verso l’embrione/feto in cui si stanno verificando quelle modificazioni epigenetiche che ne determineranno lo sviluppo. Con un programma alimentare che tiene conto dei menù e della loro composizione, da re ai 3 trimestri di crescita del feto, si riesce a soddisfare il fabbisogno diverso per ogni fase della crescita intrauterina, tenendo sempre in considerazione l’aumento del fabbisogno reale sia della mamma che del feto. Ci sono molte evidenze scientifiche che mettono in relazione una dieta sana e la prevenzione di malformazioni fetali.
Di quali malformazioni parliamo?
Purtroppo le malformazioni fetali, non sono rare e secondo la World Health Organization hanno un’incidenza complessiva del 3% sui nati. In recenti studi, pubblicati su Archives of Pediatrics&Adolescent Medicine, è stato evidenziato che migliore è la qualità della dieta materna, minore è il rischio di difetti del tubo neurale e di labio-palatoschisi. Quando gli errori nutrizionali in gravidanza si associano ad altri fattori di rischio come fumo di sigaretta, diabete, esposizione a interferenti endocrini, aumentano la possibilità di ritardi di crescita e di sviluppo, prematurità, aborti spontanei. Ma, la gran parte di questi eventi possono essere prevenuti da una migliore qualità dell’alimentazione in gravidanza. Proviamo a fare un elenco dei principi attivi più importanti da assumere. Iniziamo con i Folati (e l’acido folico) sono tra i più importanti perché non vengono prodotti dall’organismo e vanno quindi assunti con il cibo. L’acido folico è stato riconosciuto come un elemento essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, specialmente quelle a carico del tubo neurale, che ricordiamo è la struttura da cui si formano cranio, cervello, colonna vertebrale e midollo spinale. Il fabbisogno di questa sostanza è raddoppiato, passando da 200 a 400 mcg giornalieri. L’adeguato apporto di vitamina B12 invece, importante per mantenere la riserva di folati nei tessuti, è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, fondamentale per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come quelli embrionali. Anche l’anemia aumenta il rischio di parto pretermine e di basso peso alla nascita; quindi, bisogna assolutamente assumere alimenti ricchi di ferro, necessario alla produzione di emoglobina. Buone fonti di ferro sono la carne rossa magra, il pollane e il pesce ma anche i cereali, le nocciole, noci e la frutta secca. Infine lo iodio: la sua carenza si ripercuote immediatamente sulla funzionalità tiroidea. Durante gran parte della gravidanza, la tiroide materna funziona anche per coprire le esigenze del metabolismo fetale. Le conseguenze più gravi dell’insufficienza iodica, pertanto, si osservano sulla crescita e soprattutto sullo sviluppo del sistema nervoso del feto. Per questo è importante un apporto equilibrato di alimenti che ne sono ricchi quali pesce e frutti di mare, latte e latticini, alghe.
Quali sono i suggerimenti fondamentali?
Evitare le bevande alcoliche perché la molecola dell’alcool viene metabolizzata dal fegato e attraversa la barriera placentare. Recenti studi internazionali, hanno poi dimostrato che nel periodo di gestazione svolgono un ruolo di primaria importanza i bifidobatteri intestinali e il microbiota vaginale, sincronizzati per preservare la salute di mamma e feto attraverso una regolazione metabolico-immunitaria. Già dal primo trimestre, è proprio il microbiota vaginale che con la sua corretta composizione costituisce una efficace barriera contro le infezioni microbiotiche e virali. Nel secondo, ma soprattutto nel terzo trimestre, aumentano i bifidobatteri intestinali, che si rivelano fondamentali, in quanto unici in grado di metabolizzare le oligosaccaridi del latte materno, per il sistema immunitario del neonato fino ai suoi 2 anni di vita. Ed è proprio durante il suo passaggio vaginale alla nascita che il neonato si arricchisce di queste specie batteriche (in particolare del bifidobacterium spp), mentre sono assenti nei nati col taglio cesario, il che predispone questi ultimi a una maggiore incidenza di infezioni, maggiore rischio celiachia, obesità ed asma in età avanzata.
Mangiare per due in gravidanza… un mito da sfatare?
Un errore molto frequente è quello di consumare grosse quantità di cibo che si traducono in un vero surplus calorico e conseguentemente in un eccessivo aumento di peso. L’alimentazione della gestante non dovrebbe differire molto da quella seguita normalmente. Se è vero che il fabbisogno energetico in gravidanza aumenta, lo fa di poco e non si raddoppia. Circa 70 Kcal al giorno nel primo trimestre, fino a un massimo di 500 kcal in più nell’ultimo trimestre. Dunque, no all’idea che i 9 mesi di attesa debbano essere un momento di liberà alimentare, in cui cedere ad ogni stravizio. La stessa OMS nelle raccomandazioni sulla nutrizione in gravidanza, suggerisce che all’inizio della gravidanza si valuti lo stato nutrizionale e l’indice di massa corporea, e in relazione alle caratteristiche individuali, venga delineato l’apporto nutrizionale ed energetico ideale. Non tanto in termini di quantità, ma soprattutto di qualità degli alimenti consumati. L’aumentato fabbisogno nutrizionale della donna non si esaurisce con il parto, ma prosegue durante il periodo dell’allattamento, per garantire al neonato tutti i nutrienti di cui ha bisogno e quindi dovrebbe sempre valere la regola che non si deve mangiare per due, ma due volte meglio!