Written by 9:45 am Allergie

Caro Mediterraneo, che brutte sorprese ci riservi

Dalle alghe alle meduse, si moltiplicano i casi di reazioni allergiche causate da contatto ma anche per inalazione

Gli effetti dei cambiamenti climatici nel nostro Paese sono drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Lunghi periodi di aridità inframmezzati da violenti nubifragi che ricordano da vicino le precipitazioni monsoniche tropicali sembrano ormai essere divenuti la normalità, con tutto ciò che questo fenomeno implica a livello economico. Ci sono un’agricoltura da ripensare – come ha recentemente dichiarato il Ministero dell’Ambiente – e nuovi piani territoriali e urbanistici che tengano conto della scarsa manutenzione degli argini di fiumi e torrenti che sollecitati dalle cadute torrenziali di pioggia che avvengono in poche ore e senza preavviso, spesso non resistono e vengono spazzati via. Le immagini dell’Emilia-Romagna di metà maggio resteranno a lungo nei nostri occhi al pari di quelle di Firenze del 1966. Che l’Italia fosse a rischio era un’opinione condivisa e i mutamenti climatici era prevedibili da almeno 30 anni, quando gli esperti del settore iniziarono a lanciare l’allarme riguardo all’innalzamento delle temperature del mare Mediterraneo testimoniata dall’arrivo e la moltiplicazione di nuove specie ittiche, originarie di aree del pianeta molto distanti tra noi. La temperatura media superficiale delle acque è ormai superiore di uno-due gradi rispetto alla media stagionale e ciò determina, stagionalmente, anche l’invasione di microrganismi vegetali non tipici delle nostre latitudini. Senza contare che in alcuni tratti di costa non ancora serviti da moderni depuratori, la grande quantità di azoto e fosforo che derivano dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura, favorisce la riproduzione e la fioritura di alghe quali Ostreopsis ovata, Gymnodinium, Dinophisis caudata, Caulerpa taxifolia. Specie che hanno il loro habitat originario nelle acque del Pacifico o dei Caraibi, ma che oggi i nostri biologi marini pensano si siano trasferite stabilmente nel Mediterraneo dopo esservi arrivate attaccate alle chiglie delle petroliere e delle navi crociere che navigano in quelle zone lontane. I tanti casi registrati sulle spiagge italiane hanno proposto alla nostra comunità scientifica il quesito sul possibile ruolo svolto dalle loro biotossine nello sviluppo dei disturbi denunciati dai bagnanti. Come si producono gli effetti tossici sull’uomo? Gli esperti dei Paesi in cui queste microalghe sono normalmente diffuse, in primis il Giappone, li considerano particolarmente rari, e le dermatiti vengono quasi sempre riferite a condizioni di ipersensibilità individuale. Da noi, in più, sono state invocate sia la via enterale, attivata dal consumo di molluschi contaminati, che la via respiratoria legata alla inalazione di un aereosol di acqua marina e particelle di alghe superficiali, diffuso dal vento. Non è ancora altrettanto chiaro se a provocare i disturbi respiratori siano minuscoli frammenti delle alghe o la biotossina in esse contenute. Queste incertezze rendono ancor più difficile definire alcune misure di prevenzione e profilassi che non si limitino a generici divieti di balneazione o di consumo di mitili provenienti da acque contaminate. Un discorso a parte va fatto rispetto ad altri nuovi abitanti delle profondità marine del mediterraneo. Come ad esempio le meduse. Tra le più temute, vi è la Rhopilema nomadica, un celenterato presente fino a poco tempo fa solo in zone caraibiche ma ormai diffuso anche lungo le coste di Israele, del Nord Africa, del mar Egeo e del mar Ionio. Ricordiamo che con il termine celenterato si indicano quegli animali che hanno una semplice struttura simmetrica radiale: la bocca si apre su una singola cavità mentre il corpo è costituito da due strati di cellule, ectoderma ed endoderma, separati da una sostanza gelatinosa amorfa, chiamata mesoglea. All’interno di alcune cellule ectodermiche, sono racchiuse le nematocisti: organi urticanti utili all’animale per difesa e per immobilizzare le prede. Venire a contatto con uno di questi esseri marini può dare luogo a un’ampia varietà di reazioni cutanee a seconda dell’ampiezza della superficie di contatto, della durata dello stesso e della tossicità delle sostanze contenute nelle nematocisti.

I principali segni che lasciano sulla pelle vanno da una lieve sensazione di pizzicore fino al prurito, ma anche dolore e bruciore intenso. Alla vista, la patologia si caratterizza per lesioni prevalentemente eritemato-edematose di tipo orticariode con forme bizzarre, corrispondenti alla superficie cutanea che ha avuto contatto con l’animale. Sono anche possibili diffuse reazioni orticarioidi con anafilassi (edema laringeo, collasso). Le reazioni cutanee locali alle meduse possono essere di natura tossica, reazioni locali esagerate, reazioni allergiche ricorrenti, reazioni ritardate persistenti. La tossicità del loro liquido urticante di quelle appartenenti al Phylum dei Celenterati, può variare a seconda della specie, ma di solito è costituito da una miscela di tre proteine a effetto sinergico: ipnotossina (effetto anestetico, paralizzante), talassina (effetto allergenico causante flogosi), congestina (paralizza apparato circolatorio e respiratorio). Alcune meduse sono così pericolose per l’uomo, che in taluni casi possono provocarne il decesso per uno shock anafilattico. L’esito locale della dermatite provocata da una medusa può essere una cicatrice o un cheloide, una discromia post-infiammatoria, l’atrofia sottocutanea, una contrattura e perfino una cangrena. Talvolta la dermatite si associa a sintomi sistemici di natura tossica o anafilattica: malessere, debolezza, atassia, vertigini, crampi e spasmi muscolari, parestesie, nausea e vomito, lieve iperpiressia. Il trattamento topico è stato finora prevalentemente rappresentato dai corticosteroidi, quello sistemico, quando necessario, da corticosteroidi e antistaminici, ma l’aumento dei casi potrebbe portare a dover indagare sulla specificità del veleno, per l’adozione di protocolli di trattamento genere-specifico, invece che di una procedura generalizzata.

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Tag:, , Last modified: Giugno 26, 2023
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