Le DAC anche tra i piccolissimi sono in crescita ma spesso non vengono diagnosticate nel modo giusto
Eritema, vescicole, bolle e ulcere diffuse in modo simmetrico-bilaterale sul dorso dei piedi, sulle dita, e sulle superfici plantari, accompagnati da prurito severo. Davanti a questi sintomi, nella maggior parte dei casi, si ipotizza una dermatosi plantare giovanile: tipica eruzione cutanea, che colpisce in special modo i bambini atopici che sviluppano eritema e desquamazione plantare di entrambe i piedi durante la primavera o in relazione allo sport. Per trattarla e alleviare i sintomi, di solito si prescrive l’applicazione di emollienti delicati, detergenti e creme senza parabeni e privi di altre sostanze sensibilizzanti. Tuttavia, può capitare che nonostante la scrupolosa aderenza terapeutica, le eruzioni cutanee persistano nel tempo anche se, magari almeno nella fase iniziale del trattamento, si è assistito a un lieve miglioramento. Come mai? La risposta è che probabilmente, per quanto possa sembrare curioso, ci si trova davanti a una Dermatite Allergica da Contatto causata dagli apteni presenti nelle calzature. Parliamo di stranezza perché il fenomeno delle DAC in età infantile, per non dire nei primi mesi di vita, a giudicare dai dati raccolti, gode di scarsa considerazione tra dermatologi e pediatri, venendo spesso non diagnosticato solo tardivamente. In realtà, come evidenziato dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, le DAC in età infantile sono notevolmente diffuse tanto che si suggerisce di prenderle sempre in considerazione quando si visitano bambini con eczema recidivante. Soprattutto alla luce del fatto che negli ultimi anni, si sta assistendo a una crescita del numero dei casi segnalati. Resta comunque quasi impossibile stabilire quanto il fenomeno sia diffuso per tutta una serie di fattori. Innanzitutto, frequentemente, la sensibilizzazione a un allergene può variare nel tempo specie per quanto riguarda i bambini, e questo implicherebbe un controllo tramite patch test ripetuti a distanza nel tempo, che invece non è effettuato con regolarità. Inoltre la casistica a disposizione riguarda solo i soggetti che si sono sottoposti a visite dermatologiche e soprattutto a cui sia stata confermata l’allergia. Restando al dato riferito ai bambini visitati dai dermatologo, a livello globale la prevalenza dell’allergia da contatto varia, a secondo degli studi, dal 15% al 71%. Secondo alcuni ricercatori l’aumento della sensibilizzazione potrebbe essere causata da una maggiore esposizione ad allergeni come le leghe degli orecchini, ancora diffusi in età pediatrica, così come all’uso di prodotti cosmetici per bambini che contengono tutta una serie di sostanze potenzialmente allergizzanti. C’è anche da riconoscere che il numero dei casi accertati è direttamente proporzionale al miglioramento dei mezzi diagnostici a disposizione che oggi sono più accurati e facili da utilizzare e questo ha portato a una fotografia più accurata del fenomeno rispetto a un decennio fa. Ciò che è sicuro è che in caso di dubbio, il bambino dovrebbe essere sottoposto a un patch test. La selezione degli allergeni da ricercare non è semplice e spesso ci si limita a quelli più responsabili di reazioni positive, trascurando il fatto che l’esposizione agli allergeni varia in base ai gruppi di età. Inoltre, la sensibilizzazione è proporzionata allo stato di salute della barriera cutanea e alle modalità con cui il contatto si ripete nel tempo. Tra i fattori responsabili, infine, non va dimentica la dermatite atopica. Anche in questo caso, specie nei casi da moderata a grave, refrattari al trattamento, si consiglia un controllo sistematico tramite patch test, specie se l’anamnesi fa pensare a una precedente dermatite allergica da contatto. In uno dei pochi studi a disposizione sul fenomeno, condotto da Darling et al. (Darling MI, Horn HM, McCormack SKA, Schofield OMV. Sole dermatitis in children: patch testing revisited. Pediatr Dermatol 2012: 29: 254–7) è stata valutata la rilevanza di tutti i patch test realizzati nei bambini (età inferiore ai 18 anni) che erano stati visitati per una dermatosi della pianta del piede tra il 1997 e il 2009. Dei quarantuno soggetti identificati, per 27 la diagnosi era di dermatite infiammatoria della pianta del piede, e per 14 si era pensato a una dermatosi plantare giovanile. Il 48% di quelli curati per la dermatite infiammatoria della pianta del piede e il 29% di quelli diagnosticati per dermatosi giovanile plantare mostravano anche almeno una reazione allergica rilevante. Non sorprende, poi, che il 76% del campione con reazioni allergiche aveva una storia personale o familiare di atopia. Ma quali sono le sostanze contenute nelle scarpe che maggiormente possono indurre una reazione allergica? Sicuramente in posizione rilevante si trovano gli additivi della gomma, il potassio bicromato utilizzato nel pellame di stivali e anfibi, il PPD utilizzato per la colorazione, e la resina PTBF. Più di recente sono stati descritti casi collegati al dimetilfumarato, soprattutto negli adulti, ma anche nei bambini. Come agire? Dopo aver diagnosticato una DAC, di solito la raccomandazione più efficace consiste nel far evitare il contatto con la sostanza allergizzante, spesso contenuta proprio nel tipo di scarpa più utilizzata e amata dal bambino. è evidente che per i genitori, mancando l’obbligo di una specifica etichettatura allegata alle scarpe, è molto difficile sceglierne una che sia priva della sostanza incriminata. Non va però sottaciuto che visto il rischio di esposizione agli stessi apteni in fasi successive della vita, nei bambini con dermatite atopica l’esposizione al sensibilizzante da contatto va ridotto fin dalla tenera età. La terapia nelle fasi acute è soprattutto topica, a base di creme antinfiammatorie, steroidee e non; nelle fasi croniche, invece vanno usate creme idratanti e talvolta creme cheratolitiche; nelle fasi di mantenimento, creme idratanti per ristrutturare la barriera della pelle e ridurre la frequenza delle ricadute. In caso di prurito intenso e/o le lesioni estese, può essere utile un antistaminico per via orale mentre nei casi più gravi e rari, resistenti alle terapie topiche, è necessario assumere, oltre agli antistaminici, anche corticosteroidi per via orale. Come terapia supplementare si può far uso di prodotti emollienti a base idrofilica almeno due volte al giorno. Le preparazioni barriera possono anche presentarsi sotto forma di oli da bagno o gel per la doccia, emulsioni o soluzioni micellari. Il razionale per le creme idratanti risiede nel fatto che migliorando la barriera cutanea, come avviene negli atopici, si riesce a ridurre la suscettibilità agli agenti irritanti.