Written by 10:00 am Psicologia

Taglia 38: sogno di bellezza o incubo patologico?

Il numero di pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione è triplicato negli ultimi anni e la loro età è sempre più giovane

Anoressia, bulimia e gli altri disturbi del comportamento alimentari sono le tematiche su cui è incentrata la docuserie Rai “Fame D’Amore”.Trasmessa su Rai tre in fascia notturna, la serie ha saputo conquistarsi un suo pubblico tanto da essere giunta alla sua terza edizione. Merito naturalmente della professionalità della sua conduttrice, Francesca Fialdini, ma soprattutto della profondità delle storie che puntata dopo puntata sono state raccontate dai giovani protagonisti, affetti appunto da disturbi alimentari. Nonché, infine, dalla similarità delle vicende descritte con quelle che purtroppo molti spettatori vivono giornalmente in casa. Il disagio che alimenta l’ossessione per l’immagine e per il corpo di tanti giovani e che si esprime attraverso il cibo, riguarda infatti nel mondo milioni di ragazze e ragazzi (tre milioni solo i casi accertati in italia) che lottano quotidianamente per uscire dal loro “tunnel” fatto di angosce, paure, speranze. Un fenomeno che ha conosciuto un ulteriore incremento durante il confinamento e la Pandemia, quando la preoccupazione per la salute, per l’aspetto fisico e per l’attività sportiva sono stati tra i fattori principali per l’insorgenza di questi disturbi tra gli adolescenti. A questi si sono aggiunti altri fattori di rischio come l’eccessivo tempo trascorso utilizzando i social media e l’influenza che questi hanno sull’ideale di magrezza. Inoltre, l’isolamento e la solitudine, tipiche conseguenze dell’anoressia, sono state di fatto peggiorate dalle quarantene imposte durante la crisi sanitaria. “La paura dell’infezione dal virus – spiega la Dott.ssa Rosamaria Siracusano, Coordinatore della Sezione Scientifica di Psichiatria della SINPIA, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e Dirigente Medico UOSD Neuropsichiatria Infantile AOU Federico II di Napoli – ha favorito la sensazione di perdita di controllo che, nelle persone con disturbi alimentari, è spesso gestita con un aumento delle restrizioni dietetiche o altri comportamenti estremi di controllo del peso o con episodi da abbuffata”. Una visione della vita distorta che colpisce soprattutto il sesso femminile e che nella maggior parte dei casi porta ad anoressia nervosa, bulimia nervosa o disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder – BED) e che si riflette anche sulla felicità familiare tanto nel momento della malattia quanto in quello successivo, quando chi ce la fa, dopo aver frequentanto centri e cliniche specifiche per la cura di questi disturbi, ritorna a casa. SINPIA, ha presentato quest’anno una serie di dati relativi ai ricoveri in ospedale per cause legate all’alimentazione tra il 2019 e il 2021. In questo lasso di tempo i casi sono triplicati, con un trend in ulteriore aumento nel corso del 2022. Allo stesso tempo, gli esperti hanno anche evidenziato come l’età d’esordio di tali disturbi, che molto spesso coincide con quella evolutiva, si è abbassata, con casi gravi anche a partire dagli undici, dodici e tredici anni. E “le richieste di ricovero sarebbero ancora maggiori – spiega la prof.ssa Elisa Maria Fazzi, presidente della SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia – dato che molti, soprattutto ragazze, non potendo essere accolti nei reparti per mancanza di posti letto, vengono appoggiati in realtà socio-sanitarie non specificatamente attrezzate, dove raramente ricevono le cure idonee per la loro patologia per la quale l’approccio del neuropsichiatra infantile, che cura mente e corpo, è parte integrante e fondamentale soprattutto nei soggetti più giovani. La presa in carico precoce e la riuscita del primo percorso di cura è fondamentale per la prognosi della patologia. Stiamo parlando di pazienti molto complessi in cui alle problematiche internistiche e psicopatologiche specifiche del disturbo si associano spesso diverse e gravi comorbidità psichiatriche e le competenze dei servizi di neuropsichiatria infantile sono assolutamente centrali nei percorsi della presa in carico di queste pazienti, non ultima l’importanza che viene data al coinvolgimento della famiglia nel percorso di cura”. Secondo la SINPIA, poi, il peso dell’acuzie e della gravità di casi legati a disturbi alimentari si è tradotto in modo drammatico sui ricoveri di pazienti sempre più compromessi, che trovano solo nei reparti ospedalieri un immediato luogo di accoglienza in situazioni gravi o gravissime. Inoltre, l’aumento della complessità e della gravità dei casi si ripercuote in degenze più lunghe rispetto al passato, anche per la carenza di strutture intermedie, di percorsi di macro-attività ambulatoriali o day hospital, in cui permettere al paziente un ritorno al territorio o a strutture più specificamente riabilitative. Senza contare che la cura di questo tipo pazienti richiede il coinvolgimento attivo della famiglia (spesso disfunzionale), processo che rende necessario un percorso di sostegno ai genitori, di graduale reinserimento della paziente nell’ambiente famigliare e nella vita sociale e scolastica, mantenendo uno stretto percorso di sorveglianza.

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Tag:, , Last modified: Novembre 22, 2022
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