Durante l’ultimo congresso ADOI si è parlato di dermatologia pediatrica
Prof. Davide Melandri, Direttore UO Centro Grandi Ustionati Dermatologia
Cesenza e Forlì
Dal 26 al 29 ottobre, è andato in scena presso il PalaRiccione (Palazzo dei congressi di Riccione) il 59° Congresso Nazionale dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani dal titolo “La dermatologia oltre la pelle, un approccio clinico integrato”. Come sempre, anche quest’anno, ampia è stata l’attenzione rivolta alla dermatologia pediatrica con approfondimenti sulle malattie genetiche e sulla dermochirurgia rivolta ai più piccoli.Ma l’edizione di quest’anno è stata anche l’occasione per tracciare quelli che saranno i nuovi orizzonti dell’associazione dopo due anni di pandemia. Ne abbiamo parlando con Davide Melandri, Presidente del Congresso Adoi e Direttore U.O. Centro Grandi Ustionati/Dermatologia Cesena e Forlì e della Banca della Cute della Regione Emilia Romagna).
Prof. Melandri, dopo molto tempo l’ADOI torna in presenza. Quali sono state i principali temi in discussione?
Il programma è stato ampio e ha spaziato dagli ultimi aggiornamenti in tema di ricerca di base, alle tradizionali malattie dermatologiche. In particolare, hanno suscitato molto interesse i nuovi settori in rapido sviluppo della teledermatologia, l’utilizzo della intelligenza artificiale (IA) in ambito diagnostico, i nuovi modelli organizzativi basati sulla multidisciplinarità dell’approccio e i percorsi diagnostico terapeutici. Ma non sono mancati interventi sulla dermatologia di genere e la medicina di precisione, l’impatto del COVID e la dermatologia in zone di conflitti bellici, l’impatto delle fake news in dermatologia e le interfaccie con la psicologia e l’antropologia. Infine è stato dato un importante spazio anche alle cronicità e alle malattie dei bambini così come dell’anziano fragile, con tutto il settore della vulnologia e le ulcere croniche, il wound care. Infine le ustioni e i nuovi settori della bioingegneria tessutale, le terapie cellulari e geniche in campo dermatologico.
Quale sarà il futuro della dermatologia ospedaliera italiana?
La dermatologia è in costante e continua evoluzione, anche e soprattutto dopo l’accelerazione che la digitalizzazione in ambito medico ha avuto a seguito del periodo pandemico che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. L’adozione di nuove tecnologie e l’interconnessione tra dati, strumenti digitali e intelligenza artificiale ci aiuterà sempre più in ospedale, per esempio, a ridurre gli errori e ad accelerare il processo diagnostico, così come ad approcciarci ad uno stile di cura sempre più personalizzato sul singolo paziente e sulla singola problematica. Occorre però che il processo venga governato con estrema attenzione e cura, per evitarne derive rischiose in termini di affidabilità delle prestazioni e di rapporto medico paziente. Lo scambio di dati e informazioni con i colleghi delle altre discipline eventualmente coinvolte nel processo di cura ci permetterà, inoltre, un approccio olistico migliorativo per la tutela e la salute di tutti. Dal canto nostro, abbiamo aderito per il 2023 al progetto Educazione Digitale che ci consentirà di raggiungere, attraverso una piattaforma digitale dedicata, centinaia di migliaia di studenti e insegnanti delle scuole superiori italiane, e ci permetterà di essere ancora più efficienti ed efficaci nella nostra azione di informazione, prevenzione, cura e supporto ai malati.
ADOI è molto attenta ai temi della dermatologia pediatrica anche riguardo all’impatto sulle famiglie…
Quando determinate patologie colpiscono bambini e ragazzi, penso ad esempio all’acne, alla dermatite atopica, alla psoriasi o anche all’alopecia, tutto ciò accade in un momento evidentemente delicato della vita, in cui l’individuo è impegnato, oltre che a crescere, a costruire l’immagine di sè. Ed è evidente come le diagnosi dermatologiche come quelle menzionate, possano rappresentare un elemento con un forte impatto critico sugli equilibri familiari. Il compito dello specialista dermatologo, unitamente al pediatra, sarà quello di accompagnare nel percorso terapeutico non tanto e non solo i bambini o i ragazzi, ma anche e soprattutto le figure parentali, tanto da un punto di vista medico che mentale e psicologico. In affiancamento nei casi che lo richiedano con gli altri specialisti da coinvolgere.