Written by 2:49 pm Dermatologia

Se la barriera è indispensabile per la nostra difesa personale

L’importante ruolo della filaggrina: una proteina necessaria per il corretto funzionamento della barriera cutanea

V errà il giorno in cui le pareti delle nostre case parleranno, saranno intelligenti, regoleranno la nostra vita casalinga. Può sembrare un’immagine distopica, quasi fantascientifica, ma non è così. Gli studi sui nuovi materiali, su particolari sensori per l’umidità, la temperatura, le vibrazioni, la ricerca su pitture in grado di rifrangere o assorbire i raggi solari a seconda della stagione, ma soprattutto lo sviluppo del cosiddetto Internet of Things (IoT), renderanno i muri delle abitazioni in grado di autoregolarsi o di lanciare allarmi quando alcuni parametri di sicurezza saranno superati. C’è sicuramente chi stenta a crederci, chi guarda a questo futuro con scetticismo e preoccupazione, ma a ben guardare tutte queste funzioni sono già svolte da una parete efficiente e difficile da superare: la nostra pelle, che al pari di una “barriera” rappresenta lo strato difensivo più esterno del nostro organismo. Non è difficile immaginare, quindi, che chi sta lavorando su questi nuovi materiali e sistemi di costruzione si sia proprio ispirato alla cute umana, imitandone oltre alla funzione protettiva, quella di termoregolazione, di resistenza alle pressioni esterne, di assorbimento, e di allarme. Sappiamo infatti che un’epidermide sana svolge correttamente tutte queste attività, cui si aggiunge quella di sintesi della Vitamina D3.Quando ciò non avviene ci troviamo di fronte ai cosiddetti difetti della barriera: situazioni in cui quest’ultima è sprovvista della quantità sufficiente di uno o più dei suoi componenti, o in presenza di elementi potenzialmente nocivi. Tra le cause che determinano questa situazione di squilibrio, vanno principalmente ricordati: la carenza di ceramidi (i lipidi che servono a mantenere uniti i diversi strati della cute); la carenza di acqua, che a livello di epidermide si registra con disidratazione e secchezza; la presenza di parassiti (S.aureus, acari della polvere); il contatto con agenti irritativi e/o allergizzanti. Infine figura tra i principali difetti della barriera anche la carenza di filaggrina (FILament AGGRegating proteIN) una delle più importanti proteine strutturali della nostra pelle, che in situazioni ottimali rende lo strato corneo maggiormente impermeabile ai pericoli esterni e ha un ruolo chiave per la prevenzione della secchezza e desquamazione garantendo una idratazione ottimale. La filaggrina è una molecola proteica prodotta nello strato granuloso dell’epidermide che tiene unite le cellule epiteliali. Il suo processo di formazione inizia con la differenziazione dei cheratinociti e la produzione di un precursore chiamato profilaggrina mentre la sua funzione strutturale si ha attraverso la risalita delle cellule epidermiche verso gli strati superiori, azione che garantisce un continuo rinnovamento cellulare. Alla fine, i cheratinociti diventeranno resistenti lamine cornee ricche di cheratina, che perdono man mano la propria vitalità fino a rimanere prive del proprio nucleo cellulare e a sospendere la loro attività metabolica. Il loro aspetto è quello di cellule appiattite e impacchettate da una matrice lipidica, quasi fossero del mattoni tenuti assieme da uno strato di malta. Negli strati sottostanti invece i cheratinociti mantengono la loro attività metabolica, producendo grandi quantità di una proteina detta cheratoialina che viene successivamente immagazzinata all’interno di numerosissimi granuli, composti principalmente da profilaggrina. Nel momento in cui i cheratinociti entrano nella fase di differenziazione terminale, si assiste alla metabolizzazione di cheratoialina e profilaggrina e alla conseguente produzione di cheratina e filaggrina, la cui funzione è di compattare e tenere legati i cheratinociti, giunti in questa fase, agli strati più esterni dell’epidermide sotto forma di lamelle cornee disposte ordinatamente una accanto all’altra. Il risultato si traduce all’occhio e al tatto umano in una pelle compatta, liscia e levigata. Da non sottovalutare anche il contributo della degradazione della filaggrina sulla formazione del fattore naturale di idratazione (NMF) che determina il livello di morbidezza ed elasticità dello strato corneo: i monomeri di filaggrina infatti vengono metabolizzati dalle proteasi liberando una parte degli elementi che formano il NMF ovvero gli amminoacidi igroscopici e i loro derivati. L’importanza dell’NMF si è rivelata fondamentale in alcuni processi che mantengono un equilibrio sano dell’epidermide anche grazie alla formazione del cosiddetto film idrolipidico cutaneo, il mantenimento di una idratazione ed un livello di pH dell’epidermide ottimali attraverso la regolazione di vari enzimi responsabili dei processi di desquamazione, della sintesi lipidica e dell’infiammazione. Negli individui affetti da mutazioni del gene che codifica la filaggrina c’è una maggiore predisposizione a gravi forme patologiche di secchezza cutanea, come l’ittiosi vulgaris e l’eczema. Uno studio pubblicato su “Allergologia et Immunopathologia”, rivista della Società Spagnola di Allergia Pediatrica e Immunologia Clinica, associa alcune varianti del gene della filaggrina a forme precoci di dermatite atopica e sarebbero riscontrabili nel 50% dei casi di dermatite atopica. L’indagine, condotta da uno studio caso-controllo che ha coinvolto 25 bambini con diagnosi di dermatite atopica e 25 bambini sani, aveva l’obiettivo di analizzare tali polimorfismi. Oltre ai dati demografici dei piccoli pazienti, la ricerca ha registrato manifestazioni cliniche e polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) della filaggrina e relative mutazioni. Sono stati raccolti campioni di sangue per il test dell’immunoglobulina E (IgE) e per i test emocromocitometrici completi. Il risultato della ricerca è stata la rilevazione di un’associazione significativa tra la presenza di polimorfismo rs66831674 e l’età dei pazienti, e quella del polimorfismo rs41267154 e l’insorgenza precoce di dermatite atopica. I ricercatori non hanno trovato differenze significative tra i polimorfismi FLG rispetto alla gravità della dermatite atopia, delle malattie allergiche concomitanti, eosinofilia e livelli sierici di IgE. Nelle conclusioni dello studio si legge il suggerimento che, partendo da questi interessanti dati preliminari, si proceda con uno uno studio prospettico in grado di valutare la progressione di altri disturbi atopici basati sui polimorfismi FLG su un campione di soggetti più ampio, e con una collaborazione di natura internazionale.

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Tag:, , , Last modified: Novembre 21, 2022
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