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Percezione tattile e sensibilità cutanea nei neonati

L’epidermide e il Sistema Nervoso Centrale condividono la stessa origine ectodermica e le relazioni iniziano dalla gestazione

Ricordare che la pelle dei neonati e dei bambini è caratterizzata da una notevole ipersensibilità può apparire superfluo. Basta fare una carezza e ci si accorge di come sia morbida e liscia, e come il contatto provochi nel bambino gradevoli sensazioni. Dal punto di vista embriologico, la cute si forma entro le prime quattro settimane di gestazione e nel corso della gravidanza la coesione tra derma ed epidermide aumenta.Tra le sette e le otto settimane iniziano poi le sensazioni periorali, ma è solo all’undicesima settimana che la pelle del viso sviluppa le prime sensazioni tattili. Qualcosa di straordinario, però, succede nella trentesima settimana, quando inizia il cosiddetto sonno paradossale, importantissimo per l’evoluzione del sistema nervoso sensoriale e che diminuisce intorno alla quarantesima settimana, in prossimità del parto. La scoperta che il tatto è il primo senso sviluppato dal feto conferma l’esistenza di una forte connessione, dovuta alla comune derivazione dall’ectoderma, mediante il processo di neurulazione tra epidermide della cute e suoi recettori sensoriali, e il tessuto nervoso. Nonostante gli sforzi, tale importante legame non è stato ancora del tutto esplorato. Sappiamo però che grazie al tatto il feto riesce a percepire sia variazioni di pressione, sia variazioni di temperatura e che, prima della nascita, è in grado di memorizzare tutti gli stimoli sensoriali, fattori fondamentali per lo sviluppo del sistema nervoso. La ricerca ha evidenziato, invece, che i nati prematuramente sono dotati della capacità di rilevare stimoli tattili molto leggeri, ma non posseggono ancora la capacità di distinguere fra diversi stimoli e, a causa dell’incompleta evoluzione del senso tattile, percepiscono il dolore in maniera più diretta e immediata rispetto agli adulti, un fatto che può generare in loro una risposta emotiva più aggressiva anche a seguito di stimolazioni tollerate dai neonati a termine. Questi, invece, riescono a distinguere i vari stimoli e la loro soglia di sensibilità cutanea è notevolmente ridotta. Queste acquisizioni spiegano perché, fin dalle prime ore di vita si suggerisca alle madri di favorire il contatto, di carezzare e massaggiare la pelle del neonato, per favorire la percezione tattile ma anche migliorare e velocizzare lo sviluppo cognitivo e sociale. Alcuni ritengono che attraverso il massaggio si possa ottenere una riduzione del dolore, una maturazione celebrale più repentina e uno sviluppo della vista migliore (dall’ectoderma derivano anche cornea e cristallino). Fra i recettori del tatto ricordiamo i corpuscoli Golgi-Mazzone, i corpuscoli di Pacini, i dischi di Merkel, i corpuscoli di Meissner, la cui densità è più alta nella pelle del viso e degli arti superiori. Uno studio condotto su bambini di età compresa tra i sette ed i diciassette anni si è posto l’obiettivo di mettere in relazione la densità dei recettori e delle terminazioni nervose nell’epidermide e l’evoluzione delle fibre nervose nella pelle dei bambini e dei neonati. Dallo studio è emerso un risultato rilevante: la densità nervosa nei soggetti di sette anni esaminati era notevolmente maggiore che negli adolescenti. In una ulteriore ricerca sono stati comparati dei campioni di tessuto cutaneo prelevato a seguito di interventi chirurgici da alcuni soggetti adulti con campioni provenienti da bambini di diverse età. Ne è emerso che i bambini tra i sei e i ventiquattro mesi presentavano una densità nervosa più elevata rispetto agli altri, tanto da poter parlare di cluster nervosi. Dopo aver preso atto che le fibre nervose libere e i corpuscoli di Meissner sono notevolmente integrati, si è scoperto poi che nei bambini questi ultimi sono meno organizzati. L’interrogativo che si sono posti gli esperti è stato quindi se, trattandosi di una ricerca pilota su un ristretto campione di soggetti, esistesse una significativa correlazione probabilistica tra la densità nervosa e la sensibilità cutanea nei bambini fino ai sette anni. Le conclusioni dello studio ipotizzano che si potrebbe trattare di una relazione direttamente proporzionale: all’aumentare dell’una aumenterebbe anche l’altra. La risposta scientifica a questa domanda potrà giungere solo da uno studio statisticamente più rappresentativo, ma per ora, è possibile affermare che le evoluzioni che avvengono nella pelle dei bambini sono molto veloci e il mutamento a livello di sensibilità e fragilità della pelle dipende da numerosi fattori concomitanti, principalmente dall’idratazione che, come è noto, subisce negli anni una diminuzione esponenziale.

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Tag:, , Last modified: Novembre 21, 2022
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