Le ricerche evidenziano come un gran numero di bambini e adolescenti manifestino i sintomi del Long Covid
Secondo gli esperti della Società Italiana di Pediatria, il 17% dei bambini e degli adolescenti italiani che hanno avuto una infezione da Covid-19, manifesta a distanza di tre mesi sintomi da long Covid. Tra questi, i più comuni sono la congestione nasale, il mal di testa e l’affaticamento, mentre il più persistente nel tempo sembra essere l’insonnia. I dati riportati, emergono dal primo studio prospettico sul long Covid condotto sui bambini e gli adolescenti italiani, coordinato dall’azienda ospedaliera Universitaria di Parma, i cui risultati preliminari sono stati illustrati durante la 77esima edizione del Congresso della Società italiana di pediatra, a Sorrento (18-21 Maggio 2022). Lo studio in questione ha avuto inizio nel novembre 2021 e non si è ancora concluso, terminando a marzo 2026. è stato condotto su 14 centri sul territorio nazionale, ha arruolato sinora circa 1.000 bambini e adolescenti con una pregressa infezione da Sars-CoV-2 di diversa gravità. “Identificare le potenziali conseguenze a lungo termine del long Covid e la relazione con l’infezione acuta è importante per la gestione e la riabilitazione dei pazienti. I criteri di inclusione di questo studio sono stati molto stringenti in quanto è stato previsto di arruolare in modo longitudinale un grosso numero di soggetti che hanno avuto una recente diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, proponendo la ricerca nei Centri partecipanti a tutti coloro che sono risultati positivi al tampone molecolare in un preciso intervallo di tempo”, afferma la coordinatrice dello studio, Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria e direttrice della clinica pediatrica dell’Università di Parma, responsabile del Tavolo tecnico malattie infettive e vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria. In particolare, dai dati preliminari registrati sui 670 pazienti con diagnosi Covid-19 che hanno partecipato allo studio e per i quali sono disponibili le prime evidenze (51,5% maschi e 48,5% femmine) il 31% aveva una patologia pregressa, solo l’1,8% ha avuto necessità di ricovero, nel 15% dei casi l’infezione è stata asintomatica. A distanza di tre mesi dall’infezione, 118 bambini (pari al 17,6% del campione) manifestano almeno un sintomo del long Covid, tra questi 110 bambini (16,4%) evidenziano almeno 2 sintomi, 84 bambini (12%) almeno 3 sintomi. Ma quali sono le più frequenti manifestazioni del long Covid nella popolazione censita dallo studio? Congestione nasale (17%), mal di testa (15%), affaticamento (13%), scarso appetito (10%), insonnia (9%), tosse persistente (8%), dolore addominale (6%), confusione e perdita di concentrazione (5,2%) ed eruzione cutanea (4,9%). Tra i bambini che si sentono affaticati (pari al 13% del campione) circa 1 su 4 sente il bisogno di riposarsi più del solito, il 19% si sente più assonnato, l’11% ha meno energia del normale. Tra i diversi sintomi elencati, la congestione nasale, lo scarso appetito, le eruzioni cutanee tendono a manifestarsi, nella maggior parte dei casi, in maniera piuttosto lieve. La sintomatologia risulta invece più importante nel caso dei bambini che dichiarano affaticamento, insonnia, perdita di concentrazione e mal di testa. In particolare, lamentano forme da moderate a gravi di affaticamento e di mancanza di concentrazione circa il 43% dei bambini alle prese con questi disturbi. Quanto alla durata dei sintomi, stando ai dati raccolti sinora, i più persistenti sono il mal di testa con il 10% dei bambini che ne soffre anche a distanza di 4-6 mesi successivi all’infezione e l’insonnia: il 3,6% ne soffre a 6 mesi di distanza, l’1,8% a 7-9 mesi e analoga è la percentuale di chi ne soffre a un anno di distanza. “Il long Covid è un problema concreto anche nei bambini e negli adolescenti. La nostra ricerca dimostra la necessità di non sottovalutare sintomi persistenti che possono essere causa di enorme disagio per i più piccoli con la compromissione della loro vita quotidiana e l’importanza di un approccio personalizzato sulla base dei sintomi presenti. Questi risultati sottolineano ancora una volta l’importanza della vaccinazione contro il Covid anche nei più piccoli per evitare complicanze a distanza, che possono verificarsi anche in chi ha avuto un’infezione non particolarmente grave in fase acuta”, conclude Susanna Esposito. (Simone Careddu)