Dott.ssa Pucci Romano
A Riccione, durante il congresso di Dermatologia per il Pediatra ce lo ha spiegato la presidente Skineco, dott.ssa Pucci Romano
Skineco è un’associazione a carattere internazionale e multidisciplinare dedicata allo studio delle tematiche dermatologiche in relazione alle condizioni del pianeta, fondata nel convincimento che la scienza può far molto per migliorare le condizioni dell’ambiente in cui viviamo, anche in rapporto alla salute dell’“universo pelle”. Scopo dell’associazione è facilitare il confronto scientifico tra dermatologi e cultori di altre discipline affini all’ecologia così come si vuole fare opera di divulgazione scientifica. Partendo dal presupposto che la pelle è come un attivissimo ed esteso laboratorio chimico, caratterizzato da sofisticati meccanismi di funzionamento e da un equilibrio complesso, Skineco si propone di salvaguardarne l’equilibrio stilando una lista di requisiti minimi che i necessari test dermatologici di tollerabilità ed efficacia dovrebbero soddisfare. Ha inoltre formulato delle linee guida per il disegno sperimentale, le procedure, le metodiche adottate, la selezione dei volontari, gli aspetti etici nella produzione di formulazioni cosmetiche. Infine si offre per la valutazione degli eventi indesiderati da cosmetici (Cosmetosorveglianza), integratori alimentari, medical device e trattamenti di dermatologia e medicina estetica in senso lato. La dott.ssa Pucci Romano, nel suo intervento a Riccione, ha insistito molto sull’importanza di leggere le controindicazioni contenute nei bugiardini all’interno dei flaconi o delle creme che si acquistano e che, viceversa, bisogna diffidare di tutti quei prodotti che non le hanno. Infine, ma non ultimo, se richiesto, il pediatra dovrebbe aiutare l’acquirente a leggere l’inci e a capire da solo, magari con l’aiuto di qualche app specifica (ne esistono diverse) la composizione delle formulazioni scelte. E qui si entra in un campo complesso. Difficile infatti stabilire, anche per il medico, dove finiscano gli ingredienti realmente “naturali” e dove invece inizino gli aggregati molecolari creati in laboratorio. Come anche complicato è stabilire quali sono i processi produttivi alla base di un “principio attivo” ottenuto artificialmente e se siano o meno stati rispettate le promesse sulla confezione. Fortunatamente, sono sempre di più le formulazioni che si fregiano dell’aggettivo “ecobiodermocompatibile”. Grazie alla lotta della Skineco oggi sappiamo che i prodotti contrassegnati in questo modo, “hanno principalmente due caratteristiche fondamentali: la prima è che si tratta di una formulazione Ecologica, nel senso di ecologicamente sostenibile, ovvero che sia concepita per avere il minor impatto possibile sull’ambiente nel suo intero ciclo produttivo. La seconda è che sia Dermocompatibile, ossia che rispetti l’ecosistema cutaneo, ma anche gradevole nell’uso, reologicamente piacevole, testato, scientificamente razionale, efficace nelle sue funzioni. Un ulteriore passo avanti è costituito dalla Eco-Bio-Dermocompatibilità. In questo caso gli ingredienti attivi sono essenzialmente botanici, quindi di derivazione naturale. Le sostanze utilizzate provengono quindi da agricoltura biologica e devono rispettare gli standard per la coltivazione, senza l’uso di pesticidi, concimi chimici eccetera”. Un’azienda attiva nel settore cosmetico che decide di aderire a questo programma deve impegnarsi a produrre prodotti che non contengano (o graduamente lo facciano sempre meno) ingredienti di origine petrolchimica, e da chimica non sostenibile e non biodegradabile. Come: Petrolatum, paraffinum liquidum, mineral oil, Siliconi (ciclometicone, dimeticone, etc), Polietilenglicoli (PEG) – contengono ossido di etilene che può formare diossano, Cessori di formaldeide- Diazolydinyl urea, Imidazolidinyl urea, DMDMHydantoin, Bronopol, ecc…, Ammine (DEA, MEA, TEA, MIPA): rischio formazione nitrosammine, EDTA – ittiotossico, Nonoxynol, poloxamer e nonilfenoli – alterazioni ormonali (disturbatori endocrini), Triclosan -antibatterico tossico se troppo presente, -trimonium e -dimonium: ittiotossici e non biodegradabili, BHA – disturbatore endocrino. Come vengono superate in campo produttivo queste limitazioni? Le si superano con la cosiddetta Green Chemistry, branca della chimica che unisce principi attivi efficaci, nel rispetto della pelle e dell’ambiente introducendo nuovi ingredienti non di esclusiva derivazione vegetale. Complicato? Probabilmente sì ma anche efficace tanto nella comunicazione quanto nei risultati promessi pur ricordando che stiamo parlando sempre di prodotti cosmetici e non di medicinali. Per questi ultimi non esiste ma che tenga: la scienza insegna e non dovrebbe essere mai contestata senza presupposti chiari, esaminabili e soprattutto seri.