Si ritiene che sole e acqua di mare possano aiutare a ridurre la sintomatologia cutanea. Ma è sempre così?
Ogni anno, con l’arrivo della bella stagione e delle vacanze, per i genitori di bambini con la dermatite atopica si pone il problema se è opportuno portarli al mare sulla spiaggia. E, chiaramente, la domanda viene trasferita al proprio pediatra. Il rischio, infatti è che il caldo, la sabbia, l’acqua del mare, possano accentuare il prurito e rendere la vita ancor più difficile a chi è alle prese con questa fastidiosa dermatite. Non è un segreto, infatti, che l’estate possa risultare spesso la stagione più difficile a causa della riacutizzazione dei sintomi principali della malattia, che condizionano soprattutto il riposo notturno. Come è ben noto, la patologia, di natura cronica e infiammatoria, si caratterizza per l’alternarsi di una fase acuta in cui tende a peggiorare, e una fase di remissione in cui i sintomi si alleviano. Ciò che maggiormente preoccupa, è che a favorire il peggioramento è il cambio di stagione che fa parlare, per esempio, di una “dermatite atopica primaverile” in cui si ripresentano non solo problemi cutanei ma anche cambiamenti relativi all’umore e un malessere generalizzato che può essere riferito oltre che al clima e all’allungamento delle giornate, al maggior tempo trascorso all’aperto in aree e parchi in cui è maggiore la diffusione dei pollini, alla qualità dei tessuti sempre più spesso sintetici e poco traspiranti, all’arrivo dei primi più forti raggi solari. è così che la pelle atopica tende nuovamente a irritarsi, infiammarsi e desquamare, e i sintomi appaiono nuovamente visibili. Tutto ciò ha, a lungo, portato a pensare che fosse meglio evitare una vacanza al mare a chi soffre di dermatite atopica. In realtà le indagini epidemiologiche mostrano che la malattia è più diffusa dove il clima è più freddo e diversi studi mostrano che il sole e l’acqua di mare tendono a far regredire le lesioni cutanee provocate dalla dermatite atopica. Fondamentale, però, è la fase in cui si trova la malattia: se è in remissione e non c’è rush cutaneo si può passare del tempo al mare, ma se è in fase acuta con lesioni, eczemi e vescicole, è invece bene evitarlo. Accontentarsi di sapere tutto ciò non può bastare a tranquillizzare i genitori che invece sono lo stesso tenuti a mantenere un alto livello di attenzione su potenziali cause e fattori scatenanti che, anche con la bella stagione, sono sempre in agguato. Per tenere lontani i sintomi, per esempio, i capi di vestiario dei propri figli dovranno essere necessariamente di cotone, la temperatura degli ambienti, specie di notte, dovranno essere mantenuti freschi per evitare la sudorazione; una particolare cura sarà data all’alimentazione evitando quei cibi che possono scatenare i sintomi della malattia (latte, formaggi, crostacei). Non va inoltre dimenticato che si tratta di una patologia che presenta un malfunzionamento nella barriera cutanea, attraverso cui possono facilmente passare agenti esterni e microorganismi, in cui si verificano tutte le fasi biologiche di una infiammazione compresa l’attivazione delle cellule immunitarie, e che il sintomo più fastidioso e causa di stress e irrequietezza è il prurito, che nei bambini può essere causa di irrefrenabile grattamento, che a sua volta danneggia la funzione di barriera. Nella maggior parte dei casi, il difetto consiste nella riduzione del contenuto di grassi e di fattori idratanti naturali, e nelle persone colpite ciò rende la barriera cutanea più debole, provoca secchezza cutanea e, di conseguenza, una pelle più sensibile. Il comportamento dei genitori può molto influire sul quadro clinico anche a seconda dell’età del paziente. Nei primi mesi di vita, quando sono più colpiti il volto, il cuoio capelluto e la piega del collo, si tende a esagerare col ricorso a bagnetti anche troppo prolungati e con spugne irritanti, acqua troppo calda, salviettine umide e profumate, abbondanti e aggressivi detergenti, abbigliamenti coloratissimi. Se ci si concentra sui primi anni di età – la dermatite atopica colpisce fino al 20% dei bambini e quasi sempre l’esordio avviene nei primi cinque anni di vita – la pelle appare generalmente irritata e secca oltre che sul viso, sulle mani, le pieghe dei gomiti e delle ginocchia dove s’ispessisce e appare escoriata per il continuo grattamento. La domanda da porsi è perché in circa il 50% di questi piccoli malati il prurito si fa più insistente con l’arrivo della bella stagione e a seguito di una giornata passata in spiaggia, con una temperatura elevata? Le cause possono essere ricercate nello sfregamento della sabbia sulla pelle, o nell’azione del sale dell’acqua di mare? Non è escluso, ma probabilmente ci sono altre ragioni meno considerate. La prima ha a che fare con i costumi da bagno che, quasi inevitabilmente, contengono fibre sintetiche. Inoltre d’estate si tende a lavare più frequentemente gli abiti dei bambini e ciò può lascare residui di detersivi irritanti; secondo: al mare è meglio evitare gli orari in cui fa più caldo, e raramente si riesce a obbligare il bambino a tenere il cappello, specie se va ripetutamente in acqua o gioca con gli amici sulla spiaggia; terzo: una giornata umida porta a sentire maggiormente il fastidio del sudore e quindi a fare più bagni e più docce, e ciò conduce ad alterare maggiormente la naturale composizione della pelle. Ultimo aspetto ha a che fare con la necessaria protezione solare e un’adeguata idratazione cutanea. Per i bambini atopici d’estate va applicata una routine cosmetica a base di creme e lozioni che servono a lenire e idratare la pelle, mantenendola elastica e protetta, così da rafforzare la funzione barriera, prevenire le irritazioni e alleviare il prurito. Per la fotoprotezione ad ampio spettro va suggerita una formulazione resistente all’acqua, ultra leggera e dal rapido assorbimento, contro UVB, UVA, Visibile e IR-A, e con altri attivi con potere antiossidante e attività riparatrice e idratante.