Uno studio condotto dall’Università di Cardiff dimostra che giocare con le bambole è importante per sviluppare empatia
Sapete qual è la qualità psicologica a cui i genitori di tutto il mondo danno più importanza quando valutano i propri bambini? Ebbene, forse vi stupirà sapere che si tratta dell’empatia. A dirlo un sondaggio globale svolto dall’istituto di ricerca OnePoll del 2021 per conto del brand Barbie, che ha coinvolto oltre 15.000 genitori con figli di età compresa tra 3 e 10 anni, in 22 paesi diversi. Dal sondaggio è emerso anche che oltre a questa straordinaria attitudine, ritenuta essenziale dal 91% degli intervistati, mamma e papà danno particolare valore alle capacità di elaborazione sociale, ritenuta essenziale man mano che i bambini crescono da un punto di vista emotivo, didattico e sociale. Ciò spiegherebbe perché da un secondo studio (l’Early Learning Study condotto dalla Saul Zaentz Early Education Initiative di Harvard) del luglio 2021, si rileva come i genitori e gli educatori, viste le restrizioni causate dal Covid, manifestino molta preoccupazione sul percorso di crescita dei bambini negli ultimi due anni. Infatti, secondo il 61% dei genitori, i propri figli avrebbero subito un rallentamento nello sviluppo socio-emotivo. In realtà, restando nell’ambito della letteratura scientifica, se è vero che il contatto limitato con i propri coetanei e con gli altri individui in generale, ha causato sicuramente un disagio emotivo e psicologico nei bambini che solo ora si inizia ad affrontare, sembrerebbe altrettanto vero che ciò non avrà ripercussioni sul loro grado di empatia, sempre che sia stato per loro possibile giocare con una bambola durante i mesi di lockdown. Di questo almeno sarebbe sicuro un team di ricerca del Centro per la scienza dello sviluppo umano dell’Università di Cardiff dopo aver esaminato i dati di un recente studio pluriennale condotto 33 bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, pubblicato nel corso del 2021 su Developmental Science. La ricerca, commissionata dall’azienda Mattel, era finalizzata a valutare gli effetti del gioco con le bambole sullo sviluppo a breve e lungo termine dei bambini. Analizzando le parole e i pensieri che i piccoli esprimono mentre sono immersi nel gioco, gli studiosi hanno scoperto che i loro discorsi includono principalmente i pensieri e le emozioni degli altri, un concetto noto come Internal State Language (ISL). Una differenza sostanziale di ciò che avviene quando invece il bambino utilizza un tablet o un cellulare. Questo primo contatto con gli stati d’animo del prossimo, permetterebbe ai bambini di allenare le capacità relazionali da usare quando interagiscono con le persone nel mondo reale e può avere potenzialmente effetti benefici sullo sviluppo emotivo generale dei bambini. In particolare, spiega un membro del team, la dott.ssa Sarah Gerson, già professoressa di Develomental Psicology presso l’Università di Cardiff: “quando i bambini creano mondi immaginari e fanno giochi di ruolo con le bambole, in primo luogo comunicano a voce alta e poi internalizzano il messaggio sui pensieri, le emozioni e i sentimenti degli altri. Questa attività può avere effetti positivi duraturi sui bambini, come favorire livelli più alti di elaborazione sociale ed emotiva, oltre che sviluppare capacità relazionali, come l’empatia, che possono essere internalizzate per dare origine e rinforzare abitudini che durano per tutta la vita”. Entrando nello specifico dello studio, è stata adottata una strumentazione ad alta precisione per la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso al fine di osservare l’attivazione cerebrale dei bambini quando giocano con le bambole e un tablet, sia da soli che con un’altra persona. Strumenti alla mano è stato quindi rilevato un aumento dell’attività cerebrale nella regione del solco temporale superiore posteriore (pSTS) ogni volta che i piccoli soggetti parlavano come se le loro bambole avessero pensieri e sentimenti. Come si sa, la regione pSTS ha un ruolo primario nello sviluppo delle capacità di elaborazione sociale ed emotiva e ciò supporta ulteriormente le evidenze rilevate nel primo anno dello studio, ovvero che anche quando i bambini giocano con le bambole da soli possono sviluppare capacità relazionali fondamentali come l’empatia. è stato anche rilevato che durante questo tipo di attività viene sollecitato l’ISL sugli altri in modo più rilevante rispetto al gioco con il tablet e che l’uso dell’ISL relativamente agli altri è connesso a una maggiore attivazione del pSTS. Secondo la dott.ssa Gersone: “L’ISL può indicare che un bambino sta ragionando sui pensieri e sulle emozioni di altre persone mentre gioca con le bambole. Queste capacità sono estremamente importanti per interagire con il prossimo, imparare dagli altri e affrontare una serie di situazioni relazionali. Diventa fondamentale per fare amicizie e mantenerle, oltre che per il modo in cui i bambini apprendono da insegnanti e genitori”. Insomma, sebbene la stimolazione cognitiva e sociale al di fuori delle mura domestiche sia stata effettivamente limitata a causa della pandemia, la ricerca dell’Università di Cardiff suggerisce che il gioco con le bambole può dare ai bambini la possibilità di emulare le scene e le interazioni della quotidianità. I bambini imitano ciò che i loro genitori, insegnanti o coetanei dicono o fanno, e le bambole offrono loro uno strumento per ricreare ciò che vedono e sentono per allenare le capacità da usare nelle situazioni relazionali della vita reale. La ricerca ha inoltre rilevato che tali evidenze sono agnostiche dal punto di vista del genere, facendo emergere l’importanza critica globale del gioco con le bambole nel mettere in pratica le capacità relazionali.