Le essenze e i profumi contenuti nei prodotti e negli alimenti possono provocare effetti psicologici e fisiologici
Molti prodotti contengono fragranze che, senza che i genitori ne siano pienamente coscienti, possono avere diversi effetti sui loro figli, modificando talvolta alcune funzioni psicologiche e fisiologiche. Questa affermazione trova la propria base nell’aromacologia, una disciplina scientifica che spiega come alcune sostanze volatili, una volta riconosciute dall’olfatto umano, siano in grado di inviare sia alle aree cognitive corticali che sottocorticali (filogeneticamente più antiche) importanti informazioni riguardanti l’ambiente in cui si è immersi. Influenzando in tal modo l’umore e le scelte emotive o comportamentali che si fanno. Non solo: attraverso l’asse ipotalamo-ipofisario sembra che l’effetto possa estendersi persino all’assetto ormonale e ai ritmi circadiani. L’aromacologia rappresenta una sorta di moderna, alternativa e più metodica versione dell’aromaterapia, da cui certamente deriva (così come la farmacologia deriva dalla fitoterapia). Ma mentre l’aromaterapia è un metodo tradizionale di cura con le piante che si realizza mediante l’applicazione o l’inalazione di oli essenziali, l’aromacologia è una disciplina, nata negli anni ’80, che studia gli effetti psicologici e fisiologici derivati dalle stimolazioni olfattive dei diversi costituenti che compongono le fragranze e che utilizza metodi di indagine e criteri valutativi propri della scienza moderna. Possiede dunque qualche possibilità in più di giungere ad ottenere risultati dimostrabili e abbastanza affidabili. Da moltissimi esperimenti condotti in questi ultimi anni risulta che la fisiologia della pelle, che notoriamente è influenzata dalla nostra mente e dalla nostra condizione psicologica, sembra particolarmente sensibile alle elaborazioni delle informazioni derivanti dalle stimolazioni olfattive, che si estrinsecano direttamente attraverso le terminazioni nervose cutanee o indirettamente mediante variazioni ormonali. È ormai assodato che una condizione di stress infantile peggiora nella maggior parte dei casi le malattie cutanee come la dermatite atopica, l’acne e la psoriasi. L’aromacologia insegna che profumi particolari modificano non solo la percezione soggettiva di alcuni parametri, come la temperatura dell’acqua o il peso degli oggetti, ma anche la valutazione soggettiva delle situazioni stressanti, dando vita ad una efficace azione rilassante e normalizzante. Alcune ricerche condotte in Giappone, dimostrano il possibile effetto dimagrante portato dall’inalazione di alcune fragranze, in particolare quelle derivate dal principale estratto della piante di caffè, la caffeina, in quanto sarebbero in grado di andare ad agire sul metabolismo energetico, aumentando il tono simpatico e favorendo così la riduzione dei grassi in eccesso. Altri esempi: l’aroma d’arancio può essere utilizzato per favorire sensazioni di buon umore e stimolare la creatività; quello di menta, invece, allevia la stanchezza intellettuale e risveglia la memoria; quello di bergamotto, effonde sensazioni positive per vincere la paura e rallegrare lo spirito. Come succede? Le componenti volatili degli estratti di queste piante, una volta inalate, entra in contatto con le terminazioni nervose delle narici che sono collegate a quella stessa parte di cervello che elabora le emozioni, dando vita ad effetti davvero sorprendenti. Il possibile uso terapeutico degli odori, o meglio, degli oli essenziali e dei profumi, era già noto a egiziani, indiani e giapponesi più di qualche millennio fa. Sta di fatto che l’industria dermocosmetica, sta approfondendo la ricerca per formulare nuove linee dermo e pedocosmetiche basate sul trattamento aromacologico e presto, quando si consiglierà un prodotto sarà opportuno farlo annusare al paziente per verificarne la compatibilità ed evitare imprevisti effetti collaterali legati alla stimolazione dei recettori olfattivi.