Durante il 23esimo Congresso della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (SITOP), il Presidente, Pasquale Guida, già direttore del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Santobono di Napoli, ha voluto sottolineare che il grave problema dei bambini di oggi è l’eccesiva sedentarietà. Questo non deve sorprendere, perché anche prima che scoppiasse la pandemia, il trend che si registrava in Italia, ma anche negli Stati Uniti, era quello di una eccessiva staticità dei più giovani.
In media, è stato calcolato, che un adolescente tra i 13 e 14 anni trascorre dalle 7 alle 8 ore al giorno davanti al pc o a un altro dispositivo digitale. Il fenomeno è poi ancor più diffuso in virtù della scarsa propensione all’attività sportiva delle nuove generazioni che, anche per mancanza di strutture idonee all’interno delle scuole, spesso saltano o trascorrono in cortile le ore dedicate all’educazione fisica. Una tendenza che porta con sé delle conseguenze gravi non solo sul fisico dei ragazzi ma anche sulla loro struttura ossea. “È stata rilevata una correlazione diretta tra movimento e mineralizzazione delle ossa – spiega Pasquale Guida – il non fare attività fisica provoca anche nei giovani demineralizzazione e indebolimento della massa ossea”. Sedentarietà pertanto può voler dire perdita di compattezza della loro struttura, rendendole molto più deboli e suscettibili ai traumi. La perdita di minerali, soprattutto del calcio, comune anche nei soggetti che soffrono di osteoporosi o che presentano una decalcificazione ossea causata da iperparatiroidismo, porta come conseguenza, un maggior rischio di procurarsi una frattura. Ma non solo. I dati presentati durante il congresso, dimostrano che negli ultimi tempi non sé assistito tanto a un loro incremento di numero , quanto, piuttosto, a un peggioramento della loro complessità causata anche dalla riduzione dei riflessi di agilità e dall’aumento della superficie corporea. “Nel caso dei giovani pazienti – sottolinea Guida – il trauma diventa ancora più pericoloso perché parliamo di soggetti che hanno una lunga aspettativa di vita”. Il metabolismo delle ossa, infatti, ha una stretta correlazione con le fasi della vita. Se i neonati sono più soggetti ai traumi da parto, i bambini fino all’età scolare sono maggiormente coinvolti in incidenti domestici, mentre nell’adolescenza sono più frequenti i traumi da contatto fisico e, in età più matura, naturalmente, ci sono gli incidenti stradali. Tornando alle fratture, vale la pena ricordare che queste possono essere composte, se l’osso si è rotto ma i due margini sono rimasti allineati; oppure scomposte, se invece le parti in cui si è fratturato l’osso non sono più allineate. Si parla di frattura esposta, poi, se l’osso ha forato la pelle e diventa visibile dall’esterno. Un caso particolare che tutti gli studenti di medicina non possono dimenticare per il nome facilmente memorizzabile, riguarda soprattutto le ossa di bambini e dei giovanissimi, è la frattura a legno verde, in cui l’osso non si spezza completamente ma solo per una parte del suo spessore. Ciò avviene perché le ossa in crescita essendo più plastiche tendono a piegarsi prima di rompersi, il che spesso porta a modelli di frattura unici. Un esempio di quanto detto è il caso in cui un osso si piega da un lato mentre si rompe dall’altro, esattamente come quando si cerca di spezzare un ramo fresco, nel quale le fibre del legno sono ancora elastiche. Oppure si può presentare una tumefazione sulla superficie dell’osso, dovuta a una deformità a carico del periostio. In questo caso si parla di frattura di tipo Torus (buckle fracture). Statisticamente, è stato rilevato come le ossa più interessate ai traumi infantili siano quelle riferite agli arti superiori. Questo avviene a causa del cosiddetto effetto paracadute, ossia l’istinto protettivo di mettere davanti le braccia durante una caduta. Per l’arto superiore, la zona più colpita è quella dell’avambraccio, mentre per la gamba è invece quella della tibia che è più vicina al suolo e quindi la più esposta in caso di contrasti durante lo sport e gli incidenti stradali e le cadute. In genere, come ovvio, la cura delle fratture richiede l’immobilizzazione e il riposo. Il lavoro lo farà l’osso stesso, grazie all’attività delle cellule specializzate, gli osteoblasti, che lo salderanno attraverso il callo osseo, dove c’era la frattura. Discorso a parte, naturalmente, le fratture scomposte o esposte per le quali si deve ricorrere al chirurgo, che dovrà riallineare i margini, applicando viti, placche e fili di metallo per accelerare la guarigione e assicurare una corretta saldatura. Stabilire in tempi rapidi il tipo di rottura dell’osso permette al chirurgo ortopedico di arrivare al campo operatorio ben preparato. In questo senso la Tac 3D costituisce uno strumento di elezione. Uno strumento che però, spiega Guida, “comporta l’esposizione del bambino a una consistente quantità di radiazioni (pari a 3/4 radiografie) e avendo costi elevati, viene utilizzata soprattutto nel caso di articolazioni complesse, come la caviglia o il gomito”. Strettamente collegata alla Tac 3D è poi la stampa tridimensionale. “Il risultato della Tac – continua il Professor Guida – consente poi la realizzazione della stampa 3D, sia dell’osso o dell’articolazione nella sua condizione attuale, sia del suo stato a intervento finito. All’Ospedale Santobono, per esempio, abbiamo un laboratorio nel quale lavorano degli ingegneri del CNR che possono realizzare delle proiezioni dell’intervento e della protesi da inserire. La realizzazione del modellino consente di arrivare al campo operatorio con una gamma molto ristretta di taglie della protesi da utilizzare e di programmare nel tempo, con un intervallo di 20 anni, l’inserimento di diverse protesi in base alle epoche della vita”. Concludiamo ricordando che non sempre la rottura di un osso è causata da un urto o da una demineralizzazione. In certi casi esso si rompe perché viene costretto a una flessione o a una torsione eccessiva. Una situazione tipica di tal genere, può verificarsi a esempio nelle cadute da cavallo, se il piede del cavaliere resta nella staffa. In questi casi spesso si rompe un malleolo, complessa parte di osso della tibia o del perone che collega la gamba al piede. Più rare, nei soggetti giovani, le fratture da schiacciamento delle vertebre, dovute al semplice peso del corpo, o fratture spontanee di altre ossa, come il femore, tipiche invece delle persone anziane che soffrono di osteoporosi o di una grave demineralizzazione ossea causata, oltre che dall’età, anche da diete insufficienti o dall’assunzione di particolari farmaci che influiscono sul metabolismo di calcio, potassio e altri minerali.