Ci sono più varianti di scabbia umana, mentre differenti acari di origine animale e vegetale producono lesioni simil scabbiose
Gli esseri umani possono contrarre la scabbia dagli animali? Classicamente il contagio della scabbia può avvenire per contatto diretto con un soggetto infettato, ma anche attraverso l’utilizzo di oggetti contaminati, vestiti, biancheria, lenzuola su cui si trovano squame cutanee contenenti uova o larve del Sarcoptes scabiei hominis, la femmina di un acaro microscopico lungo circa mezzo millimetro (380-504 micron) che trascorre la sua vita nei cunicoli che scava nello strato corneo dell’epidermide e dove muovendosi origina prurito. Le larve degli acari, allontanatesi dai caratteristici cuniculi patognomonici, sono in grado di penetrare rapidamente nella cute del nuovo ospite. Il rilevamento dei cunicoli o dell’acaro all’interno delle lesioni, consente di formulare la diagnosi di una patologia che clinicamente si presenta con diverse varianti, in relazione allo stato immunitario dell’ospite. La stessa specie di Sarcoptes di provenienza umana può infatti dare origine a due patologie cutanee diverse. Nei soggetti sani, una forma di dermatite molto localizzata, nota come Scabbia banale, con l’associazione di lesioni primarie di tipo papuloso e secondarie a carattere eczematoso o piodermitico, o anche di natura nodulare, prevalentemente a mani e avambracci, molto pruriginose. Negli individui malati di neuropatia sensoriale, più deboli, e in quelli immunodepressi, o sottoposti a prolungate terapie con corticosteroidi, provoca la cosiddetta Scabbia norvegese, in cui è lieve o manca il prurito ma si evidenziano ammassi squamosi o squamo-crostosi, talvolta a carattere eritrodermico, simmetrici sul dorso di mani e piedi, ginocchia, gomiti e caviglie, e spesso sui genitali. In tale condizione la diagnosi differenziale va fatta con varie affezioni a carattere ipercheratosico, in primo luogo psoriasi e dermatite da contatto cronica. Attenzione va posta specie quando il cunicolo non è ben evidente perché coperto da squame, al cui interno è riscontrabile una ricca popolazione di acari, che si riproducono più velocemente che nella variante banale. Una terza forma, probabilmente correlata all’età, riguarda i bambini. La localizzazione si concentra in particolare a livello del palmo della mano e della pianta del piede, dove appaiono più abbondanti i cunicoli e le lesioni di tipo vescicolo-pustoloso. Una varietà di acaro dello stesso genere Sarcopte, ma diverso dallo scabiei, colpisce alcuni animali che diventano vittime di una malattia parassitaria, detta rogna sarcoptica. In questi casi, le lesioni cutanee sono per lo più crostose e provocano perdita di pelo e grattamento. L’acaro che attacca gli animali, però, non è generalmente in grado di scavare cunicoli nella cute umana e nel tentativo di penetrare nello strato corneo dell’epidermide provoca lesioni eritemato-papulose, pomfoidi, escoriate, isolate o raggruppate, fonte di un intenso prurito costante nel corso della giornata, che rappresentano il quadro clinico di una dermatosi conosciuta come Pseudoscabbia, molto diversa dalla scabbia umana. Le sedi più colpite sono addome, collo, arti, e quelle zone che più facilmente entrano in contatto con gli animali infestati (cani, gatti). Raramente, responsabile della pseudoscabbia può essere anche il Notoedres cati, che di norma colpisce i gatti. Le lesioni anche in questo caso, non evolvono e vanno incontro a risoluzione spontanea. Sembra che anche il Sarcoptes scabiei varetà bovis, possa penetrare nello strato corneo della cute ma non scava i classici cunicoli. Anche diversi acari ambientali frequenti nelle abitazioni possono determinare lesioni simil scabbiose, note come falsa scabbia. Si tratta prevalentemente di Glycyphagus domesticus e Lepidoglyphus destructor le cui setole pluriramificate e cave contengono un liquido irritante per la cute e determinano lesioni eritemato-papulose o vescico-pustolose pruriginose. La dermatite, è conosciuta come Glicifagosi. Più rare le dermatiti simil scabbiose indotte dall’azione di altri acari quali Acarus siro, Caloglyphus berlesei, Aeroglyphus robustus ecc. Queste infestazioni sono legate alla formazione di muffe parietal in ambienti troppo umidi e poco igienici. Gli Acari della famiglia Acaridae presenti nel grano, altri cereali e prodotti vegetali tenuti in deposito, possono dar luogo a eruzione cutanea eritemato-vescicolosa pruriginosa che somiglia alla scabbia. Al pari dello Pyemotes ventricosus, acaro ectoparassita delle larve d’insetti dei cereali, dei tarli del legno che provoca papule urticarioidi, vescicolate e pruriginose. Non è semplice distinguere le diverse varianti della scabbia. In generale, quella umana tipica è caratterizzata dalla presenza dei cunicoli scavati da Sarcoptes scabiei; nella Pseudoscabbia di origine animale e nella Falsa scabbia di origine ambientale non si riscontrano cunicoli. Che mancano, però, quasi sempre anche nella scabbia umana perché distrutti dal grattamento. Solo l’esame microscopico del raschiato cutaneo o la ricerca delle tracce degli acari sulle squame cutanee che il paziente perde nel letto, con l’identificazione dell’acaro, possono dare la certezza che si tratti di scabbia. Terapia e prevenzione vanno di pari passo. Nella scabbia di origine umana (S. banale, S. norvegese) la Permetrina e i Corticosteroidi sono i principi attivi di elezione. Nel caso di una Pseudoscabbia da animale domestico con il quale si convive, il veterinario consiglierà come disinfestarlo. In una falsa scabbia è necessario intervenire sull’ambiente, eliminare le muffe parietali di cui si nutrono gli acari, trattandole con prodotti piretroidi. (G.M)