Leishmaniosi cutanea: attenti ai moscerini

Trasmessa da diversi parassiti, la Leishmaniosi si presenta con sintomi diversi a seconda della sede di infezione

Per i non addetti ai lavori, la Leishmaniosi, è una patologia che colpisce tipicamente i cani. In realtà a esserne affetto può essere anche l’uomo e diventare molto pericolosa se non diagnosticata correttamente. Viene trasmessa dalla puntura di numerose specie diverse di moscerini flebotomi (almeno una trentina le specie coinvolte) o pappataci e ha sintomi diversi a seconda che essa interessi la cute, le mucose o gli organi interni (in questo caso si parla di leishmaniosi viscerale e coinvolge di solito milza e fegato). In tutti i casi, si tratta di una malattia che proviene da animali infetti: i parassiti che hanno punto un animale che ne è affetto trasmettono i protozoi del genere Leishmania all’uomo, contagiandolo. Molto raro il contagio tra uomo e uomo anche se esso può avvenire tramite il sangue, a esempio con lo scambio di siringhe. Una volta che si viene infettati, i microbi entrano nell’organismo e si moltiplicano all’interno dei macrofagi. Se restano localizzati nei pressi della puntura, probabilmente si avrà una forma cutanea della malattia. La penetrazione o meno dei microbi dipende in sostanza dal tipo di Leishmania coinvolta: la L. donovani è responsabile della leishmaniosi viscerale (detta anche kala-azar); la L. maior e la L. tropica, causano la leishmaniosi cutanea; la L. mexicana e la L. brazilenzis provocano la forma muco-cutanea. A seconda del tipo di forma in cui viene contratta cambiano naturalmente anche i sintomi. Nel caso si contragga la forma cutanea, essa si manifesta con una lesione ben delineata e di aspetto variabile, nel punto in cui si è stati punti. La lesione nello stadio iniziale ha le sembianze di un ispessimento arrossato della pelle (papula) che lentamente si ingrandisce e si ulcera. è indolore ma la guarigione è molto lenta e in alcuni casi sparisce solo dopo mesi o addirittura anni. Particolare la cosiddetta “leishmaniosi cutanea diffusa” che si manifesta, come evidenzia il nome, con lesioni sparse sulla pelle ed è causata da una mancata risposta del sistema immunitario. La Leishmaniosi muco-cutanea, invece, si presenta anch’essa con una lesione cutanea che guarisce spontaneamente ma alla quale segue, a distanza di mesi o anni, la comparsa di ulteriori lesioni alle mucose del naso e della bocca. In questi casi il paziente presenta il naso che cola (rinorrea) e dolore nell’area della lesione. Infine la forma viscerale, che si manifesta gradualmente ma può presentarsi anche in forma acuta, mostra un quadro che comprende: febbre irregolare; ingrossamento del fegato e della milza (epatosplenomegalia); aumento abnorme della concentrazione nel sangue delle gammaglobuline (ipergammaglobulinemia policlonale) e in alcuni casi ulcere cutanee. Se non si riesce ad arrestare l’infezione, può essere mortale. Nel caso di trattamento, poi, è possibile che si sviluppi una forma di leishmaniosi dermica con lesioni cutanee piane e indurite, all’interno delle quali si ritrova un’alta concentrazione di parassiti. Come si diagnostica la Leishmaniosi? A essere dirimente è la presenza o meno dei microrganismi responsabili della patologia che possono essere identificati con l’analisi al microscopio o con tecniche di biologia molecolare (Polymerase Chain Reaction, PCR). La biopsia della pelle va praticata per diagnosticare la Leishmaniosi cutanea. Per quanto riguarda le cure, invece, il trattamento farmacologico dipende dalla specie di Leishmania responsabile dell’infezione. L’uso topico di creme o iniezioni locali è indicato per le forme cutanee con piccole lesioni non complicate. Per il trattamento della leishmaniosi viscerale è suggerita l’amfotericina B liposomiale (Ambisome) per infusione endovenosa. Altri farmaci utilizzati, comprendono la miltefosina, l’amfotericina deossicolato, lostibogluconato sodico, la pentamidine e gli “azoli” per via orale (ketoconazolo, itraconazolo, e fluconazolo).Quanto alla Leishmaniosi viscerale, l’aspirato di tessuto della milza è di gran lunga il metodo più sensibile ma è controindicato per il rischio di emorragie che possono mettere in pericolo la vita del paziente. È indicato invece l’aspirato di midollo osseo.