Gli animali domestici come fonte di infezioni micotiche
Le micosi sono patologie molto diffuse, probabilmente ancora sottodiagnosticate. Delle centinaia di migliaia di funghi conosciuti, solo alcune centinaia sono in grado di produrre malattie nell’uomo. Classicamente, le micosi vengono distinte in superficiali, profonde e sistemiche, quest’ultime provocate da veri organismi patogeni o da funghi opportunisti. Tre le categorie in cui i miceti sono suddivisi: lieviti (forme unicellulari), muffe (forme pluricellulari) e dermatofiti, la cui caratteristica principale è la capacità di attaccare le strutture cornee epidermiche, ungueali o pilari grazie alla demolizione della cheratina attraverso una propria attività enzimatica. In rapporto al loro habitat un’ulteriore classificazione distingue i dermatofiti in antropofilici, zoofilici e geofilici. I primi sono tipici degli esseri umani, le specie geofiliche vivono generalmente nei terreni e occasionalmente possono causare infezioni su esseri umani e animali, mentre i miceti zoofilici si riscontrano principalmente sugli animali e possono essere causa di importanti reazioni infiammatorie nell’uomo. Con il termine dermatofitosi, si indicano le infezioni provocate dai soli dermatofiti che, in relazione alla specie, vengono distinti in tre gruppi: Microsporum, Trichophyton ed Epidermophyton. In Italia, fra i germi zoofili, i dermatofiti più frequenti sono il Microsporum canis e l’Epidermophyton floccosum, le cui fonti sono alcuni animali domestici, in particolare cani, gatti e conigli, il Microsporum persicolor, che colpisce i cani, e il Microsporum gypseum, un micete geofilo che si riproduce nel suolo ma che è anche isolabile sul pelo e sulla cute del cane. Le dermofitosi rappresentano delle zoonosi, ovvero malattie trasmissibili dall’animale infetto all’uomo tramite funghi filamentosi, per contagio diretto tramite le spore, forme di resistenza presenti nell’ambiente attraverso cui le spore si riproducono, e più raramente per contagio indiretto a seguito di contatto con superfici od oggetti contaminati dalle feci, urina, latte dell’animale infetto. L’infezione varia di intensità, in relazione grado di virulenza del ceppo micotico, alla sede di localizzazione della lesione, alle difese immunitarie dell’ospite e ai fattori ambientali. A essere più predisposti al contagio sono in genere soggetti stressati o immunodepressi, che presentano un calo delle difese immunitarie, scompensi endocrini, condizioni organiche carenziali, carenze vitaminiche, alterazioni del derma e lesioni da grattamento. Fattori predisponenti sono anche prolungate terapie antibiotiche, cortisoniche e la chemioterapia. La loro frequenza aumenta nei periodi caldi, negli ambienti umidi, in abitazioni in cui convivono cani e gatti. Il dermatofita più comunemente isolato in Italia è il Microsporum canis che è responsabile quasi della metà dei casi di tinea nei bambini e negli adulti. A dispetto del nome, oggi la specie animale più recettiva è il gatto,e questo dato è molto importante in quanto facilmente può fungere da portatore asintomatico. Si ritiene che il maggior rischio sia legato ai gatti randagi, il che rende pericoloso indulgere in carezze a gatti e cani incontrati per strada, e fa apparire importante il suggerimento di far controllare preventivamente dal veterinario il buon stato di salute di qualsiasi animale domestico prima di accoglierlo in casa, specie se la loro provenienza non è nota e anche se si tratta di cuccioli o gattini provenienti da allevamenti e venduti in negozi specializzati. Il termine tinea deriva dal latino (verme o larva di nsetto), e a seconda del sito anatomico parassitato si parla di tinea corporis, tinea capitis, tinea barbae ecc. Negli animali domestici le dermofitosi si presentano come aree circolari prive di pelo associate alla presenza di forfora e croste, mentre nei bambini le lesioni sono localizzate al tronco, al collo,ai glutei e agli arti. La tinea corporis ha l’aspetto di una lesione a chiazza o a placca particolarmente eritematosa, di forma ovalare, a coccarda, con risoluzione centrale meno arrossata e desquamata, singola oppure multipla. L’anello eritematoso ha margini ben definiti e talvolta è accompagnato da vescicole sierose, da pustole e croste. Caratteristici sono il notevole prurito e la crescita del diametro nel tempo. La Tinea del volto è molto più rara, mentre le micosi del cuoio capelluto colpiscono soprattutto i bambini, presentandosi come una o più chiazze ampie rose ben delimitate, oppure con chiazze piccole eritematose e desquamanti, cui si aggiungono nelle forme più profonde, essudato, suppurazione e pustole. All’occhio esperto la diagnosi si fonda sull’esame clinico ma nei casi dubbi può essere necessario l’isolamento del fungo responsabile dalle squame raccolte e sottoposte a esame micologico, microscopico e colturale. La dignasi differenziale va fatta con la pitiriasi rosea, malattia esantematica in cui manca il prurito,l’eczema nummulare, un’infiammazione cutanea, le cui lesioni discoidi,oltre a essere eritematose presentano essudazione, e la psoriasi, le cui lesioni oltre a essere eritematose sono anche ipercheratosiche e desquamanti. La prognosi è buona perché l’infezione risponde alle comuni terapie antimicotiche topiche: creme o lozioni a base di imidazolici: clotrimazolo, miconazolo, chetoconazolo o sostituiti della piridina (ciclopiroxolamina) e nelle forme estese, croniche o recidivanti, alle cure per via orale (itraconazolo, fluconazolo). Il trattamento va iniziato il prima possibile per evitare che il grattamento provochi un auto-contagio in altre parti del corpo. Per prevenire il contagio nelle dermatofitosi di origine animale, è necessario lavarsi le mani con sapone a base di zolfo, dopo ogni contatto con animali infetti o con oggetti con cui questi animali possono essere entrati in contatto.