Giocare all’aperto ben protetti dal sole

Written by soltanlibadriyya• Novembre 17, 2021• 1:44 pm• Dermatologia
Non bisogna demonizzare i raggi solari ma imparare ad abbronzarsi con gradualità e a leggere la nomenclatura INCI
Qualunque siano i rischi che i bambini possono correre giocando all’aperto, nei prati, non è assolutamente possibile farli vivere chiusi in casa e da vivere lontano dal sole. Demonizzare agli occhi dei genitori le esposizioni solari, soprattutto in una prima infanzia, è sbagliato perché il sole ha tanti effetti benefici a partire dalla produzione della vitamina D. In passato il sole veniva quasi proibito nei primi mesi di vita, mentre oggi si consiglia di esporli, anche se limitatamente e nelle ore meno calde, già entro i primi 2-3 mesi, seguendo alcune semplici regole comportamentali. Evitando le ore centrali del giorno, quando l’irradiazione solare è più intensa, privilegiando il primo mattino e il tardo pomeriggio e proteggendo le aree a rischio con indumenti in cotone chiaro, meglio se non sintetici. Il secondo è utilizzare protezioni solari ecodermocompatibili. Un concetto che coniuga due aspetti. Il primo, quello dell’ecologia si riferisce alla rispondenza dei componenti a criteri di compatibilità ambientale, per esempio la loro biogradabilità, da coniugare con la dermocompatibilità da verificare con appositi test. Ecodermocompatibile può essere anche la risultante di una sintesi chimica, la chimica buona, verde, quella che sintetizza sostanza affini alla pelle umana. l’INCI corto è una grande garanzia, ma la sua lettura rimane il punto debole del consumatore nel campo della cosmesi, perché non si viene educati a occuparci di questi importanti aspetti informativi. Conoscere i vari componenti per il medico pediatra è importante perché è fondamentale sapere l’impatto che hanno sull’organo pelle; la conoscenza da chimica deve diventare medica, clinica, dermatologica. I vari campi si incrociano perché il denominatore comune della cosmesi è la pelle. Guardiamo i solari, i prodotti con il più alto contenuto di disturbatori endocrini, come l’octotrilene e i cinammati che sono gli stabilizzanti dei filtri chimici, necessari altrimenti il fotone eccita il componente e lo rende instabile. Non è facile sostituirli, ma non è impossibile. Per proteggere i bambini a tutti i costi si rischia di creare difficoltà nella sintesi della Vit. D, prodotta dalla pelle con la mediazione della luce solare. Abbiamo i mezzi per contrastare l’effetto ossidativo indotto dalle radiazioni solari, ci vuole però una gradualità espositiva. è l’overdose di sole che crea problemi alla pelle. Quando si parla di SPF 100, non si è al riparo dai danni ma mai sotto i SPF 30. Il fattore numerico, per convenzione, indica solo il tempo di esposizione. Tra 30 e 50 ci sono 20 minuti in più, quindi i primi giorni per una fotoprotezione corretta si devo consigliare almeno il 50, magari una volta che si è prodotta la melanina, che è il vero filtro solare che varia da individuo a individuo, da razza a razza e caratterizza quello che si chiama Fototipo allora si può anche smettere di mettere il fattore di protezione.
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