Questa malattia infiammatoria cronica è causata da fattori genetici e ambientali
Nei paesi industrializzati il numero casi di eczema costituzionale è in costante ascesa al punto da diventare un problema di salute pubblica. Diversi studi epidemiologici hanno calcolato che questa dermatite colpisca il 20% della popolazione delle nazioni più ricche e interessa in egual misura entrambi i sessi, con una leggera prevalenza per quello femminile. In genere esordisce nei primi cinque anni di vita, andando ad attenuarsi dopo la pubertà. è considerata probabile una diversa incidenza della malattia a seconda dei vari gruppi etnici e la sua frequenza è molto più elevata nei bambini che vivono in città rispetto a quelli che abitano nelle zone rurali. Ciò è a causa di molti fattori aggravanti, a partire dall’inquinamento urbano e questo ha portato all’attenzione degli esperti, oltre che su fattori genetici predisponenti, anche l’importanza dell’ambiente in cui si vive. A essere più colpiti sarebbero i gruppi socioeconomici più abbienti e, stranamente, con migliori condizioni abitative. La malattia compare dal 2°-3° mese di vita e nella maggior parte dei casi va incontro a guarigione spontanea nell’adolescenza. Nel lattante le sedi più colpite sono le guance, la fronte e il mento seguite da collo e torace; nel bambino più grande, le pieghe dei gomiti e delle ginocchia e i polsi. Il decorso risente molto della stagione con periodi di miglioramento in estate, quando le lesioni eczematose possono lasciare spazio a macchie più chiare, e periodi di riattivazione nel periodo più freddo dell’anno. Per rispondere alla domanda posta dal titolo, vanno presi in considerazione alcuni fattori ambientali capaci di accentuare la secchezza della pelle e il prurito. I moderni ambienti domestici, non più esclusivi delle grandi città, sono caratterizzati da un buon isolamento termico, dalla presenza di riscaldamento centralizzato e di tappeti e moquette, e rappresentano un rischio, al pari di una igiene eccessiva. Vivere in ambienti sempre più asettici e non essere esposti precocemente a possibili infezioni influirebbero nell’aumento dei casi perché il sistema immunitario dei bambini nei primi anni di vita non verrebbe abbastanza sollecitato a contrastare le infezioni, favorendo reazioni abnormi ed eccessive verso alcuni allergeni comunemente presenti nell’ambiente, e che normalmente non provocano alcuna reazione allergica, e verso stimoli irritanti che favoriscono la secchezza, l’arrossamento e il prurito della pelle. D’inverno, in città, molti bambini spendono meno tempo all’aria aperta che in una prigione. In particolare, nella fascia d’età fra i 5 e i 12 anni il tempo dedicato al gioco fuori casa è inferiore a un’ora al giorno, e secondo alcune indagini, molti non escono nemmeno anche nelle belle giornate di sole. I genitori temono che il freddo possa influire sulla malattia, ma in realtà a fare più danni è il caldo e gli scambi di temperatura, per cui si sbaglia a tenere troppo alti i termosifoni o a coprire i bambini con pesanti indumenti di lana o sintetici, direttamente a contatto con la pelle, perché ciò aumenta il sudore, che è un altro fattore che aggrava la sintomatologia. Meglio far indossare indumenti di cotone. Un altro fattore che potrebbe far pensare che il bambino atopico avrebbe vantaggi a vivere in un ambiente più naturale, salubre e meno inquinato di sostanze chimiche irritanti, è la dieta che la campagna teoricamente potrebbe garantire. In realtà è da diverso tempo che si è assistito a un impoverimento della qualità dei cibi anche per chi vive fuori dai centri urbani e se il pediatra dovesse individuare qualche allergia a cibi specifici, è difficile pensare che il luogo di residenza possa fare differenze nel comportamento delle famiglie. Un valore diverso, invece, potrebbero avere gli allergeni vegetali in grado di scatenare reazioni allergiche che interessano le vie respiratorie o gli occhi. Sono due le forme cliniche eczema: una estrinseca, in cui alla dermatite con le sue classiche aree intensamente eritematose, spesso finemente desquamanti ed essudanti, si associano l’asma bronchiale e una rinite allergica e/o una congiuntivite, e l’eczema intrinseco, in cui le manifestazioni cutanee non sono associate ad altri sintomi allergici. Nel primo caso vivere più a contatto con la natura espone a maggior rischio di allergie, soprattutto causate dalla diffusione dei pollini, in epoca pre-primaverile, quando fioriscono le piante arboree, come le graminacee, le betulaceae, le cupressaceae, le corylaceae, le fagaceae, le oleaceae, le platanaceae e le pinaceae. In campagna, inoltre, abbondano le piante erbacee, come le parietarie che, nei soggetti atopici aggravano i sintomi, scatenano le allergie e riacutizzano riniti, congiuntivite, asma.L’anomala reattività immunitaria, mediata dalle Immunoglobuline E o IgE verso gli antigeni comunemente presenti nei parchi, nei boschi e nei prati, così come verso il fumo, l’inquinamento, le polveri domestiche, gli allergeni da contatto (nichel, cobalto, cromo) e le sostanze irritanti contenute nella cosiddetta acqua dura, può avere una più o meno importanza a seconda che si viva in una metropoli o in un borgo antico. Tali antigeni normalmente non provocano alcuna reazione allergica, ma è la predisposizione genetica che rende possibile lo scatenarsi degli eventi patologici. Anche se ultimamente è stato rilevato che l’inquinamento ambientale stia determinando un relativo aumento delle allergie in chi vive in città rispetto a quelli che vivono in campagna, pur essendo questi ultimi più esposti agli allergeni liberati dai pollini.