Il diverticolo di Meckel è un’anomalia congenita che colpisce il 2% dei bambini tra i 2 e gli 8 anni
Tra le malformazioni congenite più comuni del tratto gastrointestinale va sicuramente annoverato il diverticolo di Meckel. Statistiche alla mano, sappiamo che colpisce due bambini su 100 senza variazione tra maschi e femmine. Nel 50% dei casi fa la sua comparsa prima dei 2 anni, in tutti i casi prima degli 8 anni, e pur se asintomatico nella maggioranza dei casi, può andare incontro a complicazioni in un quarto dei casi provocando: invaginazione, occlusione intestinale, ulcera della mucosa, infiammazione (diverticolite) e in alcuni casi persino perforazione intestinale, fistole tra diverticolo e vescica, e tumori (anche se in questo caso, solitamente, si parla di soggetti adulti). Altre complicanze, sono l’inversione del diverticolo, la torsione e il volvolo dell’ileo. Ma come si presenta questa malformazione? Essa consiste in una estroflessione della parete intestinale nell’ileo, in una zona a circa 60 cm dalla valvola ileo cecale. Viene causato dalla mancata regressione di una parte dell’intestino durante lo sviluppo nella vita fetale. Come riconoscerlo? Come detto il diverticolo di Meckel è nella maggior parte dei casi asintomatico, tuttavia vi sono alcuni campanelli di allarme che andrebbero tenuti nel giusto conto: dolori addominali crampiformi, nausea e vomito, dolorabilità tipicamente localizzata al di sotto o adiacente all’ombelico: sintomi, insomma, simili a quelli dell’appendicite. Inoltre, specie nei bambini al di sotto dei cinque anni, possono verificarsi episodi di sanguinamento intestinale indolore che danno a loro volta vita a sanguinamento rettale rosso vivo. A causare il fenomeno sono le ulcerazioni che si verificano a livello della mucosa intestinale normale adiacente a quella gastrica che ha una secrezione acida. La diagnosi preoperatoria del diverticolo di Meckel è difficile, soprattutto se non si verifica sanguinamento. Quando invece il sintomo è evidente, allora si procede con la scintigrafia con il tecnezio (scansione di Meckel) che identificherà la mucosa gastrica ectopica e quindi il diverticolo nell’85-97% dei bambini sanguinanti. Va precisato, purtroppo, che la procedura non è esente da un piccolo margine di errore in quanto il sanguinamento troppo abbondante o la mucosa gastrica poco rappresentata rendono l’esame di Meckel negativo. In altri casi la diagnosi è intraoperatoria, quando cioè si interviene chirurgicamente a seguito di urgenze addominali (come nel caso di una perforazione intestinale). Alcune volte, infine, si può anche ricorrere alla laparoscopia esplorativa per la conferma / esclusione del sospetto diagnostico. Passiamo ora a esaminare i trattamenti possibili. Quello usato più frequentemente per la cura del diverticolo di Meckel sintomatico è la resezione chirurgica. Quest’ultima si può ottenere con diverticolectomia (semplice asportazione del diverticolo) o con la resezione del segmento di intestino che contiene il diverticolo e successiva anastomosi dei due monconi di intestino per ripristinarne la continuità. Piuttosto dibattuta in letteratura la necessità di asportazione del diverticolo riscontrato durante altri interventi addominali, in assenza di sintomi. Per quanto riguarda poi il decorso post-operatorio, esso è simile a quello delle classiche resezioni intestinali: qualche giorno di degenza post operatoria per la ripresa sotto controllo delle funzioni intestinali.