L’argomento è molto sensibile e fonte di grande preoccupazione. Se ne è parlato nel corso del 74° Congresso Italiano di Pediatria, tenutosi a Roma a giugno scorso. I disturbi neuropsichiatrici di bambini e adolescenti sarebbero in costante crescita, e la richiesta di servizi di neuropsichiatria infantile sta aumentando del 7% ogni anno. Crescono del 20% anche gli accessi in Pronto Soccorso per le emergenze neuropsichiatriche degli adolescenti, ma purtroppo il 20% viene ricoverato in reparti psichiatrici per adulti. Ciò che colpisce maggiormente è che gli stati depressivi e i disturbi neuropsichiatrici sarebbero in aumentano non solo tra gli adulti, ma soprattutto tra i bambini e gli adolescenti. Secondo l’OMS nel mondo dal 10 al 20% di bambini e adolescenti soffrirebbe di disturbi mentali. Un fenomeno così grave che patologie neuropsichiatriche sarebbero diventate la causa principale di disabilità nei giovani e il suicidio la seconda causa di morte tra i 15 e 29 anni. Durante la Tavola Rotonda dedicata alle emergenze neuropsichiatriche, Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) – che ha promosso un’indagine sulla salute mentale degli adolescenti italiani – ha riconosciuto che “parlare di salute mentale in adolescenza significa occuparsi di ragazzi invisibili, poco intercettati e particolarmente vulnerabili”. “Abbiamo rilevato – ha continuato la dott.ssa Albano – la mancanza di integrazione e comunicazione tra gli operatori dello stesso ambito territoriale, la carenza di servizi e strutture dedicati e di personale con esperienza specifica. Ma soprattutto è emersa la solitudine delle famiglie con adolescenti con disagio, che andrebbero sostenute adeguatamente e valorizzate come risorsa”. Nelle conclusioni dell’interessante e originale indagine, viene infine manifestata “l’esigenza di interventi precoci e tempestivi, di continuità nel passaggio dai percorsi residenziali a quelli territoriali e in quello alla maggiore età”. Per i sistemi sanitari le urgenze psichiatriche in età evolutiva rappresentano purtroppo un campo di intervento relativamente nuovo e i dati disponibili sulle caratteristiche sociodemografiche e cliniche di questi pazienti sono scarsi o limitati a specifiche categorie (suicidi). “In Italia – ha sottolineato Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, (SINPIA) – abbiamo registrato un aumento delle richieste di servizi trasversale a tutti i disturbi neuropsichici, con un incremento medio del 7% ogni anno. L’aumento complessivo degli utenti di neuropsichiatria infantile negli ultimi 5 anni è stato pari al 45%. Negli ultimi 2 anni vi è stato un aumento delle emergenze psichiatriche degli adolescenti, con + 21% degli accessi in Pronto Soccorso e +28% di ricoveri annui. È importante che il ricovero avvenga nei reparti di degenza di neuropsichiatria infantile, ma purtroppo continuano a mancare drammaticamente le risorse per i servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA). A tutt’oggi solo il 30% dei ricoveri avviene in reparti di NPIA, il 27% in Pediatria, il 20% in reparti di Psichiatria per adulti”. Ma quali sono le cause di questo incremento? “Certamente contribuiscono una molteplicità di fattori: culturali, neurobiologici, sociali, ambientali e condizioni intrafamiliari – spiega Simone Rugolotto, Presidente della Sezione Regionale Veneto della SIP – l’adolescenza è un periodo critico perché in quegli anni avviene una riorganizzazione dell’identità. Nella maggior parte dei casi, una crisi psichiatrica acuta avviene in ragazzi che avevano già presentato un disturbo psichiatrico nell’infanzia, come a esempio disturbi della condotta, disturbo da deficit di attenzione con iperattività o autismo, ma a volte si può trattare dell’esordio di un disturbo psicotico o di un disturbo bipolare che aveva dato pochi segni di sé”. “Le emergenze psichiatriche in adolescenza – continua il dottor Rugolotto – coinvolgono un numero molto rilevante di specialisti e necessitano di un lavoro quindi multidisciplinare: il pediatra di famiglia, il neuropsichiatra infantile, il medico di pronto soccorso, il pediatra ospedaliero, lo psichiatra, l’intensivista pediatra, infermieri, educatori, insegnanti, i familiari, terapeuti privati, servizi sociali che possono fare parte integrante nel progetto terapeutico durante la degenza e prima e dopo di essa. Ad oggi invece le risposte sono frammentate e disomogenee. “È per questo motivo – spiega Ciro Paolillo presidente eletto della Academy of Emergency of Medicine and Care – che 13 società scientifiche che si occupano di infanzia e adolescenza hanno attivato un gruppo di lavoro intersocietario per la redazione di linee di indirizzo per le emergenze comportamentali in adolescenza nell’ottica di migliorare le risposte e renderle maggiormente omogenee e appropriate in tutti i contesti regionali”.
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