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Se a voler ricorrere al bisturi sono i giovani teenager

 

Dott. Carlo Gasperoni, Specialista in Chirurgia Plastica, già Professore di Chirurgia Estetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma. Docente al Master di Chirurgia della Faccia presso l’Univ.ersità Tor Vergata a Roma

Ha fatto scalpore qualche mese fa la notizia che Maria Monsè, noto volto televisivo italiano, abbia portato la figlia di 14 anni dal chirurgo per un intervento di rinoplastica estetica. Tante le polemiche nate nel mondo dei social e alimentate dai colleghi della Monsè ma anche molte le dichiarazioni di approvazione, specie perché la richiesta di un intervento migliorativo sarebbe venuto direttamente dalla piccola adolescente, che viveva male il suo supposto difetto estetico. Senza volersi schierare da una parte o dall’altra, è indubbio che, statistiche alla mano, stia aumentando vertiginosamente il numero di adolescenti che chiedono un “ritocco” chirurgico. Un fenomeno visibile soprattutto all’estero ma che anche da noi ormai si sta diffondendo tanto da potersi considerare un trend di costume. è quindi comprensibile che, in ossequio ad uno dei principi cardine della pratica medica (primum non nocere), l’approdo dei minori negli studi di chirurghi estetici vada a sollevare opportune questioni etiche. Il Prof. Carlo Gasperoni, docente al Master di Chirurgia della Faccia presso l’Università Tor Vergata di Roma, qualche anno fa aveva già descritto, con una certa preoccupazione, le dimensioni del fenomeno esprimendosi a favore di una normativa che vietasse la pubblicità di interventi di chirurgia estetica. Una comunicazione che giunge ai minori soprattutto attraverso i social media. L’esigenza di disciplinare questa domanda, proveniente dai più giovani, ha determinato l’entrata in vigore nel 2012 di una legge che vieta ai minorenni la mastoplastica additiva per fini estetici. Professore, una disposizione a tutela dei minori ma, in sostanza, anche dei medici stessi… Un provvedimento sacrosanto, a parer mio. Non va dimenticato che l’impianto di protesi mammarie può determinare l’insorgere di alcuni inconvenienti. E spesso nemmeno gli adulti se ne rendono conto… Il discorso cambia, però, in presenza di ipertrofie verginali che possono manifestarsi già durante l’adolescenza. In casi come questi la legge contempla il ricorso all’intervento chirurgico. Una riduzione del volume eccessivo del seno si renderà necessaria per evitare una compromissione della colonna vertebrale, oltre che una sofferta autocoscienza del proprio corpo da parte della ragazza. Si tratta, poi, di ghiandole fibrose e inattive nel produrre latte. Lei ha appena ultimato un libro sulla rinoplastica che, secondo i dati, è l’intervento più richiesto in età adolescenziale. Qual è la sua posizione in merito? Personalmente, ritengo che il paziente debba raggiungere una certa maturità per arrivare ad una maggiore consapevolezza di sé e a una scelta sensata. Il mio consiglio è di attendere i diciotto anni. Comunemente, si ritiene che a quell’età lo sviluppo anatomico dell’organismo sia compiuto. Affermazione, in realtà, impropria: sappiamo che le cartilagini, anche se leggermente, continuano a crescere nel corso della vita. Abbiamo immagini documentali che testimoniano crescite anche fino a ottanta anni. Comunque, considero non opportuno eseguire una rinoplastica prima della maggiore età perché il risultato non sarebbe definitivo. Il naso potrebbe evolvere ancora un po’ anche se, una volta ritoccato, l’accrescimento risulterebbe ridotto per la presenza di cicatrici e per l’interferenza sui nuclei di crescita alla base del setto. Difficile fare previsioni. È possibile intervenire prima, invece, se l’organismo ha già compiuto il proprio sviluppo. Una radiografia del polso è sufficiente per valutare la maturazione scheletrica e individuare lo stadio evolutivo della cartilagine di coniugazione. È chiaro, però, che tutto è relativo. Ogni individuo va considerato nel suo insieme. Io opero una persona, non un naso. La decisione avviene sempre alla luce di una valutazione obiettiva e complessiva del paziente. Sempre con il consenso dei genitori. Mi è capitato di operare alcune ragazze di 14- 15 anni. La scelta è arrivata dopo aver preso in considerazione due diversi fattori: uno sviluppo corporeo già molto avanzato e l’insorgenza di blocchi psicologici che precludevano la vita scolastica e la socialità. D’altra parte, quando sono presenti implicazioni psichiche non si può disconoscere quel disagio interiore. Allora, se è possibile, si cerca di agire sul corpo per modificare la psiche. In definitiva, si decide di intervenire solo nei casi non differibili per particolari motivi. E, ovviamente, dopo un colloquio approfondito con i genitori. Secondo la sua esperienza i genitori sono spesso compiacenti? Sì,quando sono evidenti implicazioni psicologiche molto importanti. Tutto passa attraverso la psiche. Dipende sempre da come viene vissuto l’inestetismo. Ha mai avuto l’impressione che il suggerimento di consultare il chirurgo fosse arrivato proprio dai genitori? Direi di no. È sempre l’adolescente a esternare il desiderio. Ricordo il caso di un bambino che, al suo primo giorno di scuola, si era sentito afferrare per le orecchie e scuotere da un compagno di classe. Convivere con le orecchie a sventola, in una fase delicatissima della vita, può generare un malessere interiore e innescare condizioni di bassa autostima. Il giorno stesso, tornato a casa, quel bambino disse alla madre che voleva essere operato. E così è stato. L’otoplastica è un intervento che può essere eseguito anche sui bambini perché a sei anni il padiglione auricolare ha terminato il suo sviluppo. Non a caso, l’otoplastica in età scolare è l’unico intervento di chirurgia estetica a godere del sostegno economico da parte del Sistema Sanitario Nazionale che lo contempla come correttivo di una vera e propria malformazione da includere, quindi, tra le patologie. Quando un chirurgo dovrebbe rifiutarsi di eseguire una rinoplastica su un minorenne? Innanzitutto, quando è evidente che un organismo sia ancora in piena crescita. Ci sono adolescenti che mostrano fattezze vistosamente infantili. Il medico sa già che andrebbe a effettuare un intervento inutile. Sarà quindi necessario procrastinare l’operazione il più possibile e attendere che lo sviluppo corporeo si completi. Nondimeno, anche qui è importante il colloquio. Solo un diniego non basta. Ugualmente, credo sia doveroso far cadere nel vuoto richieste irrealistiche o istanze di pazienti con disturbi di dismorfismo corporeo. In questi casi dire no è una scelta morale, deontologica. Certo, è vero che la linea di demarcazione tra normalità e anormalità può essere sottilissima e molto labile, ma il medico deve saperla distinguere. Una volta, prima che la legge vietasse l’impianto di protesi mammarie alle minori, venne nel mio studio una quattordicenne che intendeva sottoporsi a una mastoplastica. Accompagnata dai genitori, la ragazza si affrettò a consegnarmi una lettera scritta dal suo psicanalista nella quale si faceva esplicita richiesta di una mastoplastica additiva per la sua paziente. Consigliai ai genitori di cambiare psicanalista! Io opero anche in Svizzera e lì non esistono limitazioni che regolino questa branca della medicina. Per l’impianto di protesi al seno è sufficiente il beneplacito dei genitori. Ad ogni modo, mi sono sempre astenuto dall’effettuare interventi di mastoplastica prima della maggiore età, anche anteriormente alla legge del 2012. Oggi negli adolescenti la percezione del proprio io corporeo e il desiderio di perseguire un ideale di bellezza sono avvertiti in modo molto precoce. In che modo questo influenza le loro richieste e scelte? È innegabile la pressione esercitata da internet e social network sui giovanissimi, i più esposti nel momento della costruzione di un’identità personale. Oggi c’è la voglia di crescere in fretta e l’ansia del continuo confronto con gli altri. E desta non poche preoccupazioni questa ossessione che spinge i giovani a misurare l’accettazione di sé sulla base della propria immagine modificata con i filtri social. È in aumento costante tra gli adolescenti la domanda per interventi di liposuzione. Qual è il suo pensiero al riguardo? La liposuzione? Raramente può essere indicato sottoporre un minore a questo tipo di intervento. In un organismo in crescita le cellule adipose tendono a moltiplicarsi. Le culotte de cheval, inoltre, sono una caratteristica genetica. Si può pensare, quindi, di intervenire solo nei casi che mostrino accumuli anomali di adipe, con stiramento del derma ed evidenti smagliature già all’età di 13 anni. Operare prima della fine dello sviluppo significa ottenere un risultato temporaneo per il quale sarà necessario un reintervento. E dell’aumento costante anche tra i giovanissimi dei trattamenti di medicina estetica professionale cosa ne pensa? Sono contrario all’uso di Botox e filler sui giovanissimi. C’è una esagerazione inquietante nel ricorso a queste metodiche. È una china che allarma, una deviazione della medicina. Il medico non deve adeguarsi ai tempi. Spingersi oltre certi limiti non è una scelta deontologica. Qual è, secondo lei, lo scopo della chirurgia estetica oggi? Credo che la missione del chirurgo estetico dovrebbe essere sempre il raggiungimento di un’armonia delle forme. La bellezza è armonia. Per un risultato naturale e aggraziato. In una parola, elegante. A tutte le età.

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Tag:, , Last modified: Marzo 11, 2021
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