Written by 1:36 pm Psicologia

Il decalogo per i genitori separati

 

della Dott.ssa Deborah Antolini Mascitti, Psicologa, Pedagogista e Docente di Filosofia e Scienze Umane

Le relazioni di coppia sono intrinsecamente pervase, soprattutto nella nostra “società liquida” come direbbe il sociologo Zygmunt Bauman, dalla contingenza. Prendendo a prestito un lemma dal vocabolario economico, quest’alta volatilità che le coppie vivono nel ventunesimo secolo, è in antitesi con la progettualità e con la voglia di genitorialità che sono, sovente, desideri fisiologici all’interno del normale percorso di evoluzione di una coppia. Il momento in cui una relazione si avvia alla conclusione porta con sé, inevitabilmente, ripercussioni psicologiche su entrambi i partner e nel caso in cui la coppia abbia figli, la situazione diviene esponenzialmente più complessa, giacché tutto ciò che accade andrà a intaccare la sfera psichica ed emotiva del bambino, con risonanze importanti sulla sua serenità e sulle modalità con cui strutturerà le sue relazioni future. In prima istanza, nei casi di separazione o divorzio, viene a configurarsi una problematica, eminentemente di ordine pratico, che riguarda l’annosa questione del collocamento dei figli minori. La Legge n.54 del 2006 e s.m.i. ha sancito il principio in base al quale la responsabilità genitoriale deve essere esercitata da entrambi i genitori, grazie all’istituto dell’affido condiviso mentre la scelta dell’affido esclusivo costituisce eccezione limitata a casi di manifesta carenza o inidoneità educativa di un genitore, di sua obiettiva lontananza o di un suo sostanziale disinteresse per il minore. In ordine alle procedure di separazione e divorzio la giurisprudenza ha un chiaro orientamento ma lo stesso non può dirsi per il collocamento dei minori. I protocolli prevalenti dei tribunali sostengono la bigenitorialità, sebbene la Cassazione, con la recente ordinanza n. 3652/2020, sia tornata a ribadire il principio del collocamento prevalente, in quanto “la regolamentazione dei rapporti fra genitori non conviventi e figli minori non può avvenire sulla base di una simmetrica e paritaria ripartizione dei tempi di permanenza con entrambi i genitori ma deve essere il risultato di una valutazione ponderata del giudice di merito che, partendo dalla esigenza di garantire al minore la situazione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena, tenga anche conto del suo diritto a una significativa e piena relazione con entrambi i genitori e del diritto di questi ultimi a una piena realizzazione della loro relazione con i figli e all’esplicazione del loro ruolo educativo”. Ciò ha come pragmatica conseguenza l’assegnazione della casa coniugale al genitore collocatario a cui i figli vengono affidati prevalentemente, e la determinazione di un contributo al mantenimento a favore dei figli. Questa divisione economica e patrimoniale della vita dei coniugi, oltre a quella emotiva sono, spesso, causa dell’amplificazione di tensioni e conflitti che sommati a rabbia e dolore, influiscono sulla qualità della vita psichica e materiale della prole. La letteratura scientifica è infatti concorde nel ritenere che tali situazioni abbiano un pesante impatto emotivo sui figli. Rispetto a bambini i cui genitori sono rimasti insieme, i figli dei separati presentano un terzo di probabilità in più d’insorgenza di disturbi comportamentali, relazionali o emotivi; maggiore è anche la percentuale di difficoltà scolastiche e di apprendimento. La destabilizzazione emotiva o cognitiva potrebbe avere origine dalla perdita dei punti di riferimento familiari: i genitori costituiscono una diade di supporto iniziando l’infante alla visione di una vita composta da una molteplicità di soggetti che cooperano insieme per un bene comune. A un tratto essi diventano due individualità disgregate e il bambino può perdere fiducia nell’alterità e nella possibilità di fare squadra. Le ripetute interazioni con il mondo esterno, come afferma Bowlby, portano infatti allo strutturarsi di modelli che consento al soggetto di rendere prevedibile la condotta delle figure significative, di se stesso e dell’interazione fra essi. Si tratta di “mappe” che gli individui creano per controllare e manipolare l’ambiente, che guidano e regolano il funzionamento umano. Il bambino, inizia a rappresentarsi il mondo nella sua mente, creando reti di significato su cui basare la strutturazione delle sue future relazioni, analizzando il comportamento dei genitori e incamerandone stili relazionali e comportamentali. In un ambiente conflittuale, quindi, è possibile che si generino dei Modelli Operativi Interni (MOI) disfunzionali. In secondo luogo, è possibile che l’infante venga reso oggetto da utilizzare come arma per ferire l’uno o l’altro genitore e in questo stato di reificazione totale ne assorbirebbe, come una spugna, la frustrazione e la rabbia, iniziando a riversarle all’esterno attraverso la messa in atto di comportamenti anomali etero o autodistruttivi. Questo stato di malessere può mostrarsi anche a livello psicosomatico, ed è possibile riscontrare nei bambini le cui famiglie stanno attraversando un periodo di separazione non pacifica stati di ansia generalizzata che possono avere come organo bersaglio diverse parti del corpo come l’apparato respiratorio, circolatorio, gastroenterico, genito-urinario e anche cutaneo. Molteplice la sintomatologia: tachicardia, sensazione di soffocamento, costipazione, diarrea, enuresi notturna, dermatiti. Possono anche comparire stati di ipervigilanza, reazioni aggressive a stati di frustrazione, angoscia e bassa autostima. Il bambino è in ansia perché non sa cosa ne sarà del suo futuro, non vive più la realtà familiare cui era abituato e non riesce a prefigurarsi uno scenario alternativo, non comprendendo come la vita possa andare avanti dopo la separazione dei caregiver. Un genitore attento, deve osservare le reazioni comportamentali e somatiche del bambino, non sottovalutando i segnali che egli cerca di inviare anche attraverso il suo corpo e rivolgendosi a professionisti competenti nel caso di prolungamento dei sintomi. Ciò detto, può essere inutile e anzi dannoso, procrastinare il momento della separazione in nome del benessere dei figli, in quanto farli vivere in un clima di continui scontri, conflittualità e perpetue recriminazioni è una prospettiva peggiore. Il vivere una quotidianità pregna di instabilità, per quanto i genitori possano cercare di creare un clima sereno, condiziona il bambino, che è dotato di un’estrema sensibilità che lo rende in grado di captare stati d’animo alterati e di incamerare l’ansia che ne deriva. In un ambiente ad alta conflittualità inizierà a pensare che ciò che è chiamato a vivere sia una normale modalità di gestione delle relazioni con il prossimo e vedrà sempre più assottigliarsi il bisogno di rispetto e fiducia nella strutturazione di quelle future. La soluzione migliore, quindi, è impiegare le forze, che si sarebbero altrimenti spese nella prosecuzione di una storia ormai finita, nel concretizzare una separazione il più possibile sana dove il bambino non divenga oggetto, merce di scambio o arma di ricatto. Ciò accade più spesso di quanto si creda. Agli psicologi, e immagino anche ai pediatri, i genitori chiedono consigli inerenti situazioni del genere. Ad esempio, sulla mia pagina instagram (@psicologa_antolini), una utente mi riferisce: “La mia più grande paura è quella di perdere mio figlio, perché succubo dell’amore verso il padre che lo plagia”. Ci troviamo in presenza di una situazione altamente disfunzionale che si riversa sulla salute psichica del figlio, oggetto di contesa fra genitori che impiegano le loro energie psichiche e il tempo a disposizione a creare un clima di tensione, riversando sul figlio le loro frustrazioni e recriminazioni. Un caso evidente di come la separazione possa comportare un grave peso mentale che va a poggiarsi interamente sul minore.Tanto più grande se il bambino è figlio unico. Nella famiglia, infatti, i fratelli funzionano, secondo Minuchin, ideatore della cosiddetta psicoterapia strutturale familiare, come un sottosistema in adattamento continuo, all’interno del più vasto sistema famigliare. Il legame fra fratelli sarà tanto più forte quanto l’età sarà vicina, in quanto essa consente l’accesso a eventi di vita comune, permettendogli di proteggersi reciprocamente da attacchi fisici e psicologici. Ciò li aiuta a conservare una visione dell’alterità connotata da caratteristiche di vicinanza, protezione e fiducia. Per finire, suggerisco dieci consigli utili per creare un ambiente sereno per i figli ma anche per i genitori che decidono di separarsi: 1) Mantenete sempre un dialogo costruttivo con il partner: non va mai immedesimato con gli errori che ha compiuto; 2) Non litigare davanti al bambino; 3) Non screditare il partner agli occhi dei figli, perché prima di essere un compagno di vita è anche il loro genitore; 4) Evitare atteggiamenti di aggressività, latente o manifesta, verso il partner; 5) Osservare attentamente il comportamento e gli atteggiamenti del bambino se si attraversa un periodo difficile come la separazione e, nel caso, rivolgersi a professionisti; 6) Rispettare i tempi del bambino, senza imporgli discorsi o situazioni che non è ancora in grado di interpretare; 7) Il bambino non è un amico, non va informato sulle motivazioni e sui dettagli relazionali ed economici della separazione. Bisogna rispettarne l’età; 8) Non cercare supporto nel figlio chiedendogli di dormire insieme dopo la separazione. Non deve rimpiazzare il partner ma ha un suo ruolo preciso; 9) Chiedere a nonni, zii e persone care che ruotano intorno alla famiglia di non interferire nelle dinamiche interne alla coppia e vietare loro di informare il bambino di particolari inerenti la separazione; 10) Cercare, ove possibile, di instaurare con l’ex partner un clima sereno in cui collaborare attivamente alla crescita del bambino. L’amore, anche se ormai finito, ha generato una vita e bisogna averne cura e rispetto.

(Visited 4 times, 1 visits today)
Tag:, Last modified: Marzo 11, 2021
Close