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Sclerosi Multipla: una risposta forse dagli ormoni?

La sclerosi multipla colpisce le donne in maniera più che doppia rispetto agli uomini. Come mai? La risposta sembra arrivare da un errore commesso da una dottoranda del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia della Northwestern University di Chicago. Alla dottoressa era stato chiesto di eseguire un esperimento sulla SM murina utilizzando due gruppi di topi femmine di cui uno normale e un altro in cui era stata indotta una mutazione genetica in un recettore del fattore di crescita c-Kit che impediva lo sviluppo di un sottogruppo di cellule immunitarie. Come nella maggior parte dei laboratori che studiano il modello murino della SM, la scelta di topi femmine non è casuale poiché quando viene indotta la malattia, questi la contraggono in maniera immediata contrariamente ai maschi che invece risultano immuni. La sorte, però, ha voluto che per errore siano stati usati topi maschi. I risultati sono stati sorprendenti: i topi di sesso maschile con la mutazione si sono ammalati di più. Il team ha capito che la risposta anomala dei topi era dovuta al fatto che non presentavano le cellule linfoidi innate di tipo 2. Queste, presenti in midollo osseo, linfonodi e timo, regolano le risposte immunitarie iniziali contro virus, batteri e parassiti. Dall’esperimento emerge come tali cellule siano attive e proteggano i maschi dalla malattia producendo una proteina che interferisce con la risposta immunitaria dannosa, mentre nelle femmine restano inattive. Ma come attivare le cellule linfoidi innate? Sappiamo che l’esordio con disturbi motori è più frequente nell’uomo, così come i problemi della sfera intellettiva, mentre i sintomi sensitivi sono più diffusi nelle donne. Il decorso della malattia nelle donne è migliore rispetto agli uomini, che tendono a sviluppare forme di SM più aggressive. Nella donna le modificazioni dei livelli di estrogeni e di progesterone che si verificano durante il ciclo mestruale giustificano alcuni aspetti clinici. Il periodo premestruale, infatti, è correlato a recidive e al peggioramento di sintomi quali fatica, dolori e rigidità muscolari, depressione, debolezza, disturbi di coordinazione, sensibilità e visivi. In uno studio che ha coinvolto 149 donne affette da SM, Il 70% ha testimoniato che i sintomi sembrano accentuarsi a partire da sette giorni prima e fino a tre giorni dopo la mestruazione. Tra le pazienti che non hanno lamentato questi disturbi nel periodo premestruale, un’alta percentuale utilizzava contraccettivi orali. Il peggioramento dei sintomi sembra inoltre legato a fattori come il calore: è noto che appena prima della mestruazione, e durante la seconda metà del ciclo, la temperatura corporea aumenti di circa un grado e che ciò può portare a un peggioramento dei sintomi della SM, allo stesso modo in cui negli ambienti caldi o durante gli stati febbrili il malato di sclerosi può essere soggetto a ricadute. Alcuni farmaci usati per la SM possono causare irregolarità dei periodi mestruali. Tra questi gli antidepressivi chiamati “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina” (SSRI); il Mitoxantrone, a volte usato per trattare la forma progressiva; nella forma recidiva-remittente l’interferone beta; il Natalizumab (Tysabri). Studi che si sono avvalsi anche della RMN per studiare la relazione tra concentrazione degli ormoni sessuali e danno tissutale in individui di entrambi i sessi affetti da SM recidiva-remittente (SMRR), indicano che le donne presentano più spesso lesioni infiammatorie demielinizzanti rispetto agli uomini, più predisposti alla degenerazione neuronale, riconoscibile in RM con aree di perdita di neuroni note con il termine tecnico di buchi neri. Il trattamento ormonale può curare? Nel 1990, alcuni scienziati hanno scoperto che il testosterone è un ormone protettivo per le donne con SM, tuttavia a lungo termine non è un’opzione praticabile a causa dei numerosi effetti collaterali. Testosterone, estrogeni e progesterone si sono mostrati in grado di proteggere i neuroni del midollo spinale dal danno tossico indotto dal glutammato e di stimolare la crescita di alcune parti del neurone stesso. Gli estrogeni sono poi in grado di ridurre la morte di neuroni e di aumentarne la formazione di alcune parti. Il progesterone infine favorisce il processo di rivestimento dell’encefalo da parte della mielina ed è in grado di modulare la risposta immunitaria. In uno studio clinico su pazienti di sesso femminile con SM recidiva-remittente e secondariamente progressiva a cui era stato somministrato estriolo (estrogeno coniugato utilizzato per i sintomi della menopausa), si è riscontrato un aumento della produzione di 2 sostanze antinfiammatorie (interleuchina 5 e 10) e la minore produzione di una sostanza pro-infiammatoria chiamata fattore di necrosi tumorale alfa. In una ricerca condotta su 124 pazienti affetti da SM, scienziati olandesi arrivarono alla conclusione che, rispetto agli uomini, le donne presentavano livelli più elevati di sostanze pro-infiammatorie nella fase di progressione della malattia. Un ulteriore studio sull’estriolo, ha preso in considerazione il fatto che durante la seconda metà della gravidanza, le donne con SMRR riducono gli episodi di ricaduta. In questo periodo, infatti, la placenta produce già l’estriolo. L’effetto protettivo si verifica non solo per la SM ma anche per altre malattie autoimmuni. I ricercatori hanno ipotizzato che l’aumento dell’estriolo nel sangue contribuirebbe a sopprimere alcune risposte del sistema immunitario femminile in modo che il feto non venga respinto in quanto “straniero”, avendo metà delle proteine del padre, svolgendo dunque una funzione di protezione. In laboratorio, il team di studio ha scoperto che l’estriolo ha un duplice effetto contro la SM: riduce la capacità delle cellule immunitarie di attaccare il cervello e rende le cellule cerebrali più resistenti. I ricercatori hanno dimostrato che il trattamento con l’estriolo migliora la cognizione e impedisce l’atrofia della regione cognitiva del cervello. Questi effetti, progettati naturalmente per proteggere il feto, possono essere riprodotti nelle donne con SM. Tuttavia, rimane la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti per meglio comprendere i meccanismi molecolari alla base degli effetti benefici della terapia con gli ormoni. (Stefania Unida)

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Tag:, Last modified: Marzo 10, 2021
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