Il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi non ha dubbi. Le ricerche mostrano che oltre il 63% degli italiani si dichiara stressato dalle condizioni di vita derivate dalla emergenza che stiamo vivendo dai primi mesi del 2020. Le preoccupazioni maggiori riguardano la salute, il lavoro, il futuro sempre più incerto, e lo stress che ne deriva sta già portando un’ondata di disturbi psichici, dall’ansia alla depressione, che vanno ad appesantire ancor più un sistema sanitario già in difficoltà. Gli specialisti attribuiscono le origini di questi disturbi a uno stress post-traumatico, che non solo interesserà i malati, ma anche le loro famiglie e in particolare i figli che rischiano di rappresentare un altro aspetto, meno conosciuto e studiato, del conto salato della crisi in corso. Soprattutto i bambini devono confrontarsi con l’insonnia, il mal di testa, il mal di stomaco, l’ansia, il panico e la depressione dei propri genitori. Come potranno reagire e che conseguenze lascerà su di loro la mancanza di un idea di futuro per la vita familiare, che appare improvvisamente bloccata? Il sociologo tedesco Baumann aveva parlato di una società sempre più liquida che oggi però è divenuta quasi pietrificata: non si sa cosa ci si potrà attendere dal futuro. I genitori non sanno come spiegare ai propri figli cosa sta succedendo, perché le scuole vengono chiuse, perché bisogna stare lontani dai nonni e dagli altri cari, quando si potrà tornare a rivedere liberamente gli amici, tornare in piscina o in palestra. Qualcuno ha scritto che in questi mesi siamo diventati tutti orfani del futuro. Non è sempre facile suggerire, specie a quelle famiglie che sono costrette a fare i conti con la crisi economica o che convivono in spazi ridotti, di trovare altre modalità del fare, leggere libri per attivare fantasia e creatività, far sgorgare nuove idee, nuovi paradigmi di socialità e amicizia. Di certo il ricorso al web e ai social non aiuterà a tornare nel mondo reale, senza quelle cicatrici che potrebbero segnare un’intera generazione di ragazzi. Era inevitabile – dicono gli esperti – che il cambiamento delle abitudini quotidiane durante il lockdown modificasse tante delle nostre abitudini quotidiane e, secondo alcune indagini, a esserne rimasto sconvolto e soprattutto il ritmo abituale del sonno, e conseguentemente il contenuto dei sogni, che diventano meno sereni non solo negli adulti ma anche nei loro figli. Il primo sintomo di questo disagio è un problema nell’addormentamento, vengono poi i risvegli notturni sempre più frequenti e, molto spesso enuresi notturna. Affrontiamo in primo luogo la durata del sonno che nei neonati può arrivare fino alle venti ore e che con la crescita, diminuisce via via, fino al compimento dell’adolescenza, quando si attesta intorno alle otto ore. Come ben sappiamo per i ragazzi il sonno è indispensabile ed è durante la fase di sonno profondo o non-REM che avvengono le principali funzioni di accrescimento e riparative dell’organismo. È nella fase tre del sonno che cresce la produzione dell’ormone della crescita e lo sviluppo del sistema immunitario è collegato alla quantità di ore dormite, mentre una carenza di sonno mantiene alta la produzione di proteina C reattiva, la molecola che favorisce l’infiammazione dei tessuti. E’ importante ricordare che il sonno REM (Rapid Eye Moviment), è la fase più simile alla veglia, con l’amigdala e l’ippocampo, le regioni del cervello che si occupano delle emozioni e dei ricordi, maggiormente coinvolte. Quando nei genitori i timori per il coronavirus sconfinano nell’ansia, anche nei bambini il cervello i lobi frontali tentano di elaborare e integrare in una fase REM prolungata, i pensieri, spesso di morte, sempre angoscianti, attraverso una maggiore produzione di sogni, più vividi, intensi ed emotivamente negativi, che possono essere la causa dei risvegli notturni, degli incubi e delle enuresi.
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