Nell’immaginario dell’uomo comune quando si parla di “dermatite seborroica” c’è la convinzione che si tratti di una patologia che abbia a che fare con la presenza di seborrea. Sta allo specialista chiarire che niente è di più sbagliato. La presenza di secrezione sebacea aumentata non è infatti uno degli indicatori di tale patologia né si può parlare di un qualche tipo di collegamento tra un anomalo funzionamento della ghiandola sebacea e la suscettibilità alla malattia. D’altra parte, a oggi, non è ancora stata chiarita la patogenesi della dermatite seborroica e sono diversi i fattori, sia esogeni che endogeni, che vengono considerati come possibili cause scatenanti. Il nome, semmai, va spiegato con il fatto che le zone corporee maggiormente colpite sono quelle dove sono maggiormente presenti le ghiandole sebacee ossia vi è una elevata concentrazione dei lipidi che costituiscono il sebo e di lipidi epidermici.
Questi ultimi appartengono a diverse classi lipidiche. Gli esteri delle cere e lo squalene rappresentano i lipidi caratteristici della secrezione sebacea. Quest’ultimo, lipide proprio del sebo umano, è un intermedio della biosintesi del colesterolo, stimolando l’acil-coenzima A che governa l’esterificazione del colesterolo. Ha come caratteristica quella di presentare un elevato grado di insaturazione che lo rende una molecola facilmente suscettibile a fenomeni perossidativi. Il prodotto principale della reazione di ossidazione è lo squalene perossido che è in grado di indurre reazioni di tipo infiammatorio. L’importanza di mantenere bassi i livelli di squalene perossido nei lipidi superficiali cutanei sembra essere confermata dal fatto che esiste una correlazione diretta tra la quantità di squalene e la quantità di vitamina E, principale antiossidante liposolubile veicolato attraverso la secrezione sebacea sulla superficie cutanea. Recenti studi eseguiti sul sebo di soggetti affetti da dermatite seborroica hanno messo in evidenza, confermando dati segnalati precedentemente, che il sebo di tali soggetti presenta una minore quantità di squalene.
Tale diminuzione sembra essere dovuta a reazioni di perossidazione che portano alla formazione proprio di squalene perossido, che è infatti presente a livelli più alti nel sebo dei soggetti affetti da dermatite seborroica rispetto a quanto riscontrato nel sebo di soggetti sani. Parallelamente è stata riscontrata anche una diminuzione nella quantità di vitamina E, ulteriore conferma di una alterazione di tipo ossidativo. La dermatite seborroica sembra quindi essere caratterizzata da alterazioni qualitative della secrezione sebacea, alterazioni che potrebbero giustificare, almeno in parte, la reazione infiammatoria che si riscontra in corso di patologia. È possibile attribuire un importante ruolo nell’insorgenza della patologia non solo ai lipidi prodotti dalla ghiandola sebacea, ma al metabolismo lipidico in senso generale; i soggetti affetti da dermatite seborroica presentano infatti anche una diversa composizione, rispetto ai soggetti sani, degli acidi grassi plasmatici. In particolare è stato evidenziato un deficit di acidi grassi poli-insaturi associato a una significativa riduzione di vitamina E, anch’essa plasmatica. Considerando le alterazioni riscontrate sia a livello plasmatico sia a livello sebaceo è possibile ipotizzare che i lipidi epidermici che sono maggiormente influenzati dagli acidi grassi presenti nel circolo ematico, potrebbero non essere correttamente sintetizzati e dare luogo a fenomeni desquamativi; la minore quantità di vitamina E disponibile potrebbe non essere sufficiente a garantire al sebo una protezione antiossidante efficace portando alla formazione di squalene perossido con conseguente sviluppo di una reazione infiammatoria. Approcci terapeutici di tipo sistemico in grado di fornire una protezione antiossidante e in grado di intervenire a livello del metabolismo lipidico, in particolare a livello della sintesi degli acidi grassi, potrebbero quindi rivelarsi efficaci sulla base dei markers biochimici messi in evidenza nella dermatite seborroica.