Le recenti rassegne bibliografiche indicano in più di 100 i subtipi di Papillomavirus umano (HPV) finora identificati. Si tratta del risultato degli ultimi venti anni di ricerca in cui l’interesse su questa famiglia di virus è molto cresciuto da quando è stato confermato un suo ruolo potenziale nella patogenesi di alcuni tumori. Nonostante si sia a lungo creduto che le infezioni da HPV siano legate a una trasmissione generalmente a carattere sessuale e quindi predominante in fasce d’età adulta, ci sono forme di verruche cutanee e mucose facilmente riscontrabili anche fra i bambini e gli adolescenti. Il Papilloma Virus è infatti molto insidioso e può manifestarsi in diverse parti del corpo: pelle, genitali, mani, piedi ma anche gola, laringe, apparato respiratorio, polmoni. La trasmissione virale nei neonati può verificarsi nell’utero, forse per via ematogena, durante il parto per una esposizione a un HPV cervicale della madre, o per contatto postnatale diretto fra le mani e i genitali quando si cambiano i pannolini, ma resta molto controversa la spiegazione per lesioni che si manifestano specie in bocca e sugli organi genitali, in quanto si pensa sia possibile una auto o una etero-inoculazione (talvolta ci si orienta verso un abuso sessuale). Poco chiaro è anche il processo e la frequenza attraverso cui un’infezione si trasforma in lesioni clinicamente osservabili. In diversi studi epidemiologici la ricerca del virus su tamponi orofaringei di neonati è positiva in percentuali che vanno dal 4 all’87% mentre la concordanza fra subtipo di virus riscontrabile sia nei neonati che nelle loro madri varia dal 57 al 69%, a testimoniare che le vie di infezioni possono essere diverse da quella semplicemente materna. Anche l’identificazione positiva di anticorpi HPV varia nei diversi studi dal 10 to 57% nei bambini, e non sempre esiste una correlazione fra la sieropositività e la scoperta del virus HPV nella mucosa orale o genitale. La comprensione di come si diffonda l’infezione è importante soprattutto in considerazione delle campagne di vaccinazione lanciate per prevenire la trasformazione di un’infezione genitale in un cancro dell’utero, perché c’è la possibilità che l’infezione HPV possa essere precedentemente insorta in una fase precoce della vita sulla mucosa orale o del tratto respiratorio. Un recente studio pubblicato nel Journal of the American Medical Association ha trovato che il 24.5% delle donne negli Stati Uniti, in età compresa fra i 14 e i 19 anni, risulta positivo per l’HPV genitale, ma un’altro studio del 2012 ha dimostrato che l’11,6% delle donne positive per l’HPV in vagina o sulla cervice uterina, non avevano ancora avuto rapporti sessuali e probabilmente l’avevano acquisito attraverso contatti fra le mani e i genitali esterni (L. E. Widdice et al. Arch Pediatr Adolesc Med. 2012;166(8):774-776). Soltanto alcuni subtipi dell’HPV sarebbero direttamente responsabili di alcune lesioni cliniche: per le forme genitali si segnalano i tipi 6, 11, per le neoplasie cervicali, vulvari, anali: 16, 18, 31, 33, 35, 45 mentre il tipo 2 causerebbe la comune verruca delle mani, ed i tipi 1 e 4 le verruche plantari dei piedi.
Sono tutte forme molto comuni e benigne, che differiscono fra loro non solo per l’agente infettante e la localizzazione ma anche per la via di propagazione, la profilassi, la terapia e l’evoluzione. Soltanto negli Stati Uniti si stima che ci siano 20 milioni di persone con l’’infezione, e annualmente si verifichino almeno 6 milioni di nuovi contagi, e che circa il 75% dei partners che hanno avuto contatti sessuali con persone malate va incontro alla fase clinica della malattia. Il periodo di incubazione è di circa 1-2 mesi, con casi limite sino a 9 mesi. Le sedi in cui vengono riscontrati con maggiore frequenza sono anche nei bambini le cosiddette aree umide e calde: in particolare la regione perianale, la bocca, la vulva e il perineo. Spesso asintomatici, nella maggior parte dei casi la diagnosi si basa sulla osservazione clinica e sull’anamnesi. L’epidermide è ispessita ed ipercheratosica, l’aspetto talvolta può somigliare a quello delle lesioni da herpes ma la diagnosi differenziale va fatta principalmente con i condilomi piatti della sifilide tramite prove sierologiche, le lesioni del mollusco contagioso e del granuloma inguinale. Nelle bambine oltre i 9 anni la vaccinazione è giustificata dal fatto che circa il 10% delle donne con condilomatosi vulvare presenta anche una localizzazione a livello della cervice e che, se non trattato, in queste pazienti il virus può provocare una displasia precancerosa anche dopo 5-30 giorni dall’infezione. I pazienti immunodepressi sono particolarmente suscettibili a questo tipo di infezioni virali. Esistono varie metodiche di trattamento delle lesioni: sostanze chimiche ad azione caustica, la crioterapia, la diatermocoagulazione, l’asportazione chirurgica o la laserterapia. Le recidive sono purtroppo frequenti.