del dott. Massimo Milani,
Direttore Medico Isdin Italia
Settembre, l’inizio delle attività scolastiche è spesso caratterizzato dalla comparsa di una problematica medica che causa un vero e proprio panico tra le mamme: la pediculosi del capo. Come sappiamo si tratta di una infestazione causata dal Pediculus humanus capitis (Phc), che si diffonde facilmente tramite contatto diretto e prolungato testa-testa, in quanto i pidocchi, a differenza delle credenze popolari, non saltano e non volano. Certamente oltre alle normali attività scolastiche e ricreative che possono facilitare il passaggio del pidocchio da ospite a ospite le più recenti e molto diffuse abitudini “social” anche tra i più piccoli (selfie, uso comunitario di tablet) possono rappresentare per il pidocchio una ghiotta occasione di diffusione e infestazione. Se è vero che la pediculosi rappresenta più una fobia sociale che un vero problema di salute tuttavia non dobbiamo dimenticare il fatto che può a volte costituire un fattore che può causare lesioni da grattamento e impetiginizzazione.
Anche per questo risulta importante una terapia efficace. Secondo una recente review pubblicata su Pediatrics (Devore et al, Agosto 2015) quello che i genitori chiedono è un trattamento che sia sicuro, rapido, efficace, facile da usare e privo di sostanze tossiche. Una delle situazioni avvertite come più frustranti da parte dei genitori è infatti che molto spesso il pidocchio sembra passare incolume i numerosi e vari attacchi fatti di shampoo, polveri, schiume e quant’altro. Come mai? Le principali cause degli insuccessi terapeutici per una eradicazione efficace della infestazione da pidocchi del capo sono principalmente due. La prima è legata ad un utilizzo non corretto del prodotto utilizzato (modalità di applicazione, formulazione non adatta, non utilizzo del pettinino etc). È ormai certo infatti che i prodotti in formulazione shampoo spesso non assicurano una concentrazione del prodotto pediculocida adeguata oppure il tempo di contatto risulta essere troppo breve. Un altro errore molto comune è non eseguire una seconda riapplicazione del prodotto dopo 5 – 7 giorni dal primo trattamento, al fine di svolgere un’azione pediculocida sulle uova appena dischiuse o sui pidocchi che magari erano sopravvissuti al primo trattamento. Spesso, inoltre, l’uso quotidiano del pettinino a denti fini, molto utile per rimuovere le uova, non viene svolto regolarmente e nel modo corretto. La seconda causa di insuccesso terapeutico è molto più importante e problematica e può persistere anche se si usa un prodotto adeguato e lo si applica seguendo le istruzioni in modo corretto. Ciò che si verifica in questo caso è che le principali molecole insetticida utilizzate (permetrina, piretrine e malathion) hanno causato la comparsa di resistenze da parte del Phc. Un recentissimo studio americano ha dimostrato che il 95% dei pidocchi del capo risultano essere resistenti a uno o più sostanze insetticide. In letteratura scientifica sono sempre più numerosi gli studi che segnalano infestazioni di pidocchi del capo resistenti a permetrina e malathion. Queste sostanze inoltre sono insetticidi che, pur avendo una tossicità nei confronti dell’uomo considerata bassa, non possono essere valutati completamente innocui. A seguito di queste problematiche, recentemente, il settore cosmetico si è concentrato sullo sviluppo di prodotti per il trattamento della pediculosi del capo basati su sostanze naturali non insetticide e che svolgono una azione anti pidocchio di tipo meccanico, ovvero siano in grado di soffocarli. In questo ambito, particolare efficacia è stata dimostrata dai prodotti in gel a base di estratto di semi di Neem (Azadirachta Indica), una pianta che cresce principalmente in Asia. Secondo numerosi studi internazionali infatti, questi particolari semi avrebbero un’azione pediculocida pari al 100% dopo 10 minuti, mentre la struttura in gel offrirebbe un’azione occlusiva degli stigma e dei dotti tracheali, soffocando, di fatto i pidocchi e sterminando le loro uova.