Quella dell’allattamento è una fase importante e delicata della crescita di un bambino, che spesso preoccupa le neo mamme e può creare alcune problematiche. Tralasciando i soliti dubbi su quali siano gli orari più indicati in cui allattare, in che modo farlo e quando smettere, ci pare opportuno tentare di rispondere a un quesito che forse non riguarda tutte le donne ma sicuramente un numero sempre crescente di loro. In che modo un intervento di chirurgia plastica al seno può interferire con l’allattamento? Per molto tempo si è pensato che le donne che si erano sottoposte a questo tipo di chirurgia non potessero allattare il proprio bambino. Indicazioni in tal senso si possono trovare ancora su numorosi siti dedicati alla chirurgia estetica e al benessere. In realtà si tratta di una informazione non veritiera dato che negli ultimi anni è stato largamente provato il contrario. Prendiamo in considerazione l’intervento più richiesto di questo tipo, ossia la mastoplastica additiva. Per i meno esperti: l’ingrandimento del seno. Pensate che secondo alcune ricerche, negli ultimi trent’anni sono state circa 850.000 le donne che hanno ricevuto impianti di silicone nel seno per motivi cosmetici o di ricostruzione. Questo tipo di protesi in silicone vengono inserite dal chirurgo dietro il muscolo pettorale oppure tra questo e la ghiandola mammaria, sotto quest’ultima, lasciando intatta la sua fisiologia. La ghiandola, l’areola (che sta attorno al capezzolo) e il capezzolo stesso non vengono quindi coinvolti dall’intervento e continuano a funzionare, per cui l’allattamento è possibile in quanto la funzionalità della ghiandola che produce il latte non viene intaccata. Di fatto, non esistono molti studi sull’incidenza o sulla durata dell’allattamento al seno per quanto riguarda le donne sottoposte a mastoplastica, ma di rado sono state segnalate difficoltà e non sono state riscontrate differenze nella crescita rilevanti tra bambini allattati da mamme con protesi e senza. Gli impianti al silicone generano, però, nell’immaginario generale ancora due tipi di preoccupazione, la prima legata alla eventuale perdita che potrebbe passare al latte materno, la seconda che gli impianti causino qualche tipo di malattia immunologica nel lattante. Innanzitutto, si sa che il silicone (Si) è il secondo elemento più comune nella crosta terrestre dopo l’ossigeno (O). La silica (composto di silicone e ossigeno) è inerte e ne è consentito l’uso come additivo alimentare, senza rischi per la salute umana (se si esclude l’inalazione della polvere di silica cristallina nei polmoni che causa la silicosi, una fibrosi polmonare). Questo tipo di silica non viene mai usato negli impianti per il seno. Il composto che viene prodotto per la maggior parte degli impianti biologici è il polidimetilsilossano (PDMS). Ebbene da una analisi specifica condotta sul latte umano è risultato che la quantità di PDMS nel latte delle donne con gli impianti non era statisticamente diversa da quella che si trova nei campioni d’acqua o di latte umano di controllo. Altri studi effettuati sui bambini allattati al seno da donne con protesi, che presentavano sintomi gastrointestinali (anormale motilità dell’esofago, dolori addominali ricorrenti) non sono stati giudicati attendibili. Poiché i casi interessati sono stati considerati estremamente pochi rispetto al numero di donne operate ogni anno, in attesa di altri studi gli esperti sono concordi nel dire che non ci dovrebbe essere una controindicazione assoluta riguardo l’allattamento materno per donne con impianti di silicone nel seno.
Diverso il discorso riguardante l’allattamento dopo un intervento di mastopessi ovvero di riduzione del seno. In linea di massima, non esistono impedimenti all’allattamento poiché solitamente l’operazione prevede che si asporti parte del tessuto adiposo del seno, rispettando il più possibile la struttura della ghiandola mammaria, che riesce quindi, sotto lo stimolo della suzione del bambino, a produrre il latte necessario. Tuttavia in alcuni casi, quando sono previste ampie incisione e spostamenti di strutture mammarie come il capezzolo e l’areola che vengono rimossi e poi reimpiantati, la capacità d’allattamento può risultare negativamente influenzata in quanto si hanno modifiche anatomiche e perdita della sensibilità e funzionalità del capezzolo.