Siamo abituati a considere l’herpes labialis una affezione che colpisce solamente gli adulti, dovuta principalmente allo sfogo di febbre o allo stress, in realtà le cose non sono propriamente così semplici. La prima infezione, cioè il primo contatto tra il virus dell’herpes e il corpo dell’ospite, si determina quasi sempre da bambini. Può essere del tutto asintomatica, tanto che diventa difficile riconoscerla, ma più spesso porta a una gengivostomatite molto intensa, che può anche invadere completamente le labbra e la parte interna delle guance. Durante questa fase è sempre presente febbre, che poi non sarà presente nelle recidive successive. Non va poi dimenticato che, per quanto si tratti di un ospite ideale per il corpo umano, il virus dell’herpes labialis può anche portare a complicazioni gravissime, seppure rare. A esempio nei bambini con dermatite atopica, in cui la pelle ha perso le sue capacità difensive, il virus riesce ad “insinuarsi” dopo un semplice contatto, fino a ricoprire completamente il corpo del piccolo. Il nome Herpes labialis deriva dal fatto che frequentemente vengono interessate le labbra, ma l’infezione può insorgere anche ai contorni della bocca, sulle palpebre etc… Dal punto di vista epidemiologico si tratta di una affezione molto frequente, che può colpire anche più di una volta nella vita. La causa etiologica è un DNA virus, del diametro di 150-200nm, che appartiene alla famiglia degli Herpes virus, identificato come HSV1. Sede specifica di infezione è la parte superiore del corpo e la trasmissione avviene per contatto diretto interumano delle lesioni erpetiche oppure con la saliva di portatori sani. Le statistiche dicono che almeno quattro persone su cinque hanno nel sangue anticorpi contro questo virus e ciò significa che, in forma del tutto silente, hanno avuto almeno un “incontro” con il virus. Ma è solo in un 15-20% di questi individui che compariranno le lesioni erpetiche, che non sono altro che il segnale delle recidive dell’infezione. Negli USA ogni anno ci sono mediamente 70-100 milioni di casi di recidiva, e in Italia il numero di casi di “riaccensione” dell’infezione, applicando al nostro Paese le percentuali d’oltre oceano, si aggira intorno ai 10-12 milioni. L’Herpes virus di tipo 2, è distinguibile dal precedente per mezzo di tecniche immunologiche (immunofluorescenza e metodi immunoenzimatici) ed è responsabile di altre affezioni diverse dall’Herpes labialis, sia per la sede di comparsa sia per la gravità. La lesione è generalmente unica, sotto forma di una chiazza eritemato-edematosa di modeste dimensioni, che in breve tempo si ricopre di vescicole tese, emisferiche, del diametro di 2-3 millimetri , raccolte a grappolo. Il contenuto è inizialmente limpido, poi si fa torbido. La confluenza di più vescicole può dar luogo a una lesione simil-bollosa, che nel corso di una settimana, si rompe con evoluzione in crosta. Come già accennato, la caratteristica dell’infezione da Herpes Labialis è la recidiva, più o meno frequente, dovuta al fatto che questo tipo di virus dopo la prima infezione non viene eliminato ma va ad annidarsi in alcuni gangli nervosi limitrofi che gli fanno da “nido” e dove il virus rimane quiescente per un lungo periodo di tempo, ma tale latenza può essere interrotta da numerose circostanze che in qualche modo alterano il suo equilibrio.Tali fattori scatenanti possono essere sia fisiologici come, nelle bambine le prime mestruazioni, oppure nelle donne adulte la gravidanza e l’allattamento , sia ambientali come lo stress, oppure processi infettivi. In qualsiasi momento, dunque, lo stato di “sonno” del virus può essere interrotto ed esso è in grado di colonizzare di nuovo la sede dove ha avuto luogo l’infezione primaria. In termini generali, i sintomi premonitori si manifestano 6/12 ore prima della comparsa dell’arrossamento che dà il via alla ricordata sequenza delle lesioni labiali. I segnali d’allarme più tipici sono il bruciore localizzato alla zona in cui comparirà il grappolo di lesioni, che a volte può addirittura assumere le sembianze di una vera trafittura, oppure un inspiegabile prurito. Saper riconoscere questi segnali è fondamentale per poter prendere le contromisure terapeutiche più efficaci con cui si può contrastare l’avanzata del virus. Ma ciò è possibile solo se i farmaci vengono applicati prima che il virus abbia concluso il suo processo di duplicazione, sia cioè arrivato fino alle labbra e abbia provocato la lesione.
Anche per chi non riesce a intervenire nel breve lasso di tempo che precede la comparsa delle vescicole è comunque possibile limitare i danni con creme che riducono durata ed entità dei sintomi, anche dopo che la lesione è comparsa. Molto si è discusso su come mai individui che immunologicamente non hanno alcun problema, si possano lo stesso ammalare di Herpes Labialis e si è giunti alla conclusione che forse non hanno difese specifiche sufficientemente forti proprio contro questo virus. In media ci sono 2-3 recidive l’anno, magari in concomitanza con l’azione di alcuni “fattori di rischio”. Se sono più di 6-8 le recidive l’anno conviene tentare la vaccino-terapia, pur con i limiti oggettivi che questa tecnica presenta. Ciò che fa scattare il virus può essere diverso: nel caso di herpes invernali, la permanenza sulle piste ad alta quota sotto i raggi del sole, che vengono amplificati proprio dalla neve e dal ghiaccio e si riflettono ancor più pesantemente sulla cute. Anche una malattia febbrile può riattivare l’herpes, e forse proprio per questa concomitanza si è definita la lesione erpetica come “febbre del labbro”. Inoltre l’eccessivo caldo o il troppo freddo, lo stress fisico e mentale, un trauma locale o anche un cattivo stato generale di salute rappresentano fattori di rischio certi, cosi come il trattamento protratto con farmaci che indeboliscono il sistema immunitario o malattie che, in qualche modo, influenzano negativamente l’attività del nostro apparato difensivo. Per concludere, bisogna far capire ai genitori che dall’herpes, non si guarisce ma si può dominarlo grazie ai farmaci di cui disponiamo. Semmai, il problema è un’altro. Non bisogna fare uso di rimedi empirici che non fanno altro che peggiorare la situazione. A esempio all’ applicazione di etere, di succo di limone, di aglio, di dentifricio o di ghiaccio.