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Come scegliere un latte detergente?

Siamo abituati a pensare al latte detergente come uno di quei prodotti che non possono mai mancare in bagno: utile tanto alla mamma per struccarsi che al bambino per la sua igiene quotidiana. Come capita spesso, però, la consuetudine è nemica dell’approfondimento e non sempre suggerire un prodotto equivale a conoscerlo a fondo. Eppure la conoscenza della sua composizione può essere molto importante tanto per i genitori quanto per il pediatra che deve saper consigliare prodotti idonei per la detersione della pelle dei bambini soprattutto nei primi mesi di vita. Subito dopo la nascita, infatti, appena tagliato il cordone ombelicale, il bagnetto non è ancora possibile ma la pelle del bambino ha comunque bisogno di essere detersa. In molti consigliano di passare sulla cute del neonato una semplice garza umida ma sono in tanti anche coloro che preferiscono un batuffolo imbevuto di latte detergente, specie sul viso e sulle pieghe cutanee. Ma da cosa è composto un latte detergente e quale preferire tra i tanti presenti sul mercato per questa delicata operazione? Iniziamo con la composizione: tutti i latti sono emulsioni, ovvero contengono una buona parte di acqua e olio. Tuttavia le formule del latte detergente sono radicalmente cambiate nel corso degli anni. Mentre, infatti, l’acqua è rimasta la stessa, introdotta in quantità variabile per ottenere prodotti “olio in acqua” più fluidi e leggeri (aumentando la quantità di acqua) oppure “acqua in olio” per latti grassi o creme detergenti, più ricchi in olio (diminuendone la quantità di acqua), la parte grassa è cambiata. Per la fase grassa, infatti, vengono impiegate le sostanze più diverse: dagli oli minerali alla vaselina, poco costosi e inadatti per le pelli difficili e grasse, alla glicerina e al glicole propilenico, impiegati come umettanti e ammorbidenti, fino agli oli vegetali, di tutti i tipi e derivazioni, affini alla pelle. E ancora le modernissime emulsioni siliconiche a due o tre fasi, che grazie all’olio siliconico, che sostituisce buona parte delle sostanze grasse, forma un film sulla pelle e assicura una sensazione di morbidezza cutanea. Con i siliconi poi è più facile il risciacquo o l’asportazione dei residui di latte con una salvietta. Infine ci sono le sostanze che, nei latti e nelle creme detergenti, fanno da “collante” fra l’acqua e le altre sostanze grasse e gli oli, che altrimenti non legherebbero mai fra di loro. Sono i tensioattivi, particolari sostanze chimiche che il formulatore aggiunge per legare l’acqua con l’olio, orientandosi e posizionandosi tra i due componenti, conferendo omogeneità e stabilità all’emulsione. Le categorie di tensioattivi sono molte così come le loro attività cosmetiche ma i più usati per i latti detergenti sono quelli che non svolgono grandi attività detergenti, al primo posto i tensioattivi non ionici, come l’alcol cetilstearilico e l’alcol cetilico, i cationici e gli anfoteri. Tantissimi poi i principi attivi decongestionanti e calmanti, che vengono inseriti nelle formule per renderle più idonee alle pelli delicate. Tra questi soprattutto estratti vegetali, come camomilla, allantoina e malva.

A questo punto vale la pena soffermarsi sulle differenze tra un latte detergente appropriato per il bambino e uno per adulti. Anche se può apparire strano infatti capita che qualche genitore sbadato rischi di fare confusione al momento dell’acquisto e nel tentativo di proteggere la pelle di suo figlio rischi invece di utilizzare formulazioni troppo aggressive. La cute del bambino, necessita di prodotti delicati, privi di profumo, a base di tensioattivi di derivazione naturale, non o poco schiumogeni e facilmente risciacquabili. Tra quelli che vengono impiegati maggiormente vi sono gli alchilpoliglucosidi, tensioattivi non-ionici naturali ottenuti da materie prime ricavate da fonti rinnovabili come la palma di cocco, il mais o le patate. Questi hanno una trascurabile aggressività a livello di pelle e mucose e possiedono un buon profilo ecotossicologico. Altre sostanze utilizzate nelle formulazioini per i più piccoli sono i condensati fra acidi grassi e proteine e gli acilglutammati ossia fattori detergenti derivanti da olio di oliva, di cocco e dagli amminoacidi del grano. Questi ultimi risultano infatti ricchi di componenti dermoaffini, ossia compatibili con la cute, dotati di un ottimo potere schiumogeno e detergente dalle elevate caratteristiche di tollerabilità e delicatezza cutanea. La porzione amminoacidica e lipidica ne garantisce infatti l’idratazione e l’emollienza, facendo da barriera sullo strato corneo. Interessante l’uso di anfoacetati, tensioattivi anfoteri, come inibitori di adesione dei batteri alla cute. Infine davanti alla domanda su cosa sia più indicato tra un gel detergente e un latte, la risposta è senza dubbio quest’ultimo. Prendendo come riferimento l’indice di irritazione cutanea le emulsioni detergenti risultano meno aggressive delle soluzioni o dei gel detergenti schiumogeni, anche se è indicato chiaramente sulla confezione che sono formulati con tensioattivi delicati. Il perché va trovato nel meccanismo di rimozione dello sporco che avviene tramite emulsionamento e non solubilizzazione come ha luogo per i sistemi tensioattivati: un meccanismo che risulta meno destrutturante nei confronti dei lipidi di barriera. L’importante però è che non si esageri nell’applicare l’emulsionante scelto poiché veicolano la penetrazione delle sostanze emulsionate, in proporzione alla loro concentrazione.

Tag:, , , , Last modified: Luglio 7, 2020
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