Una fisioterapista – posturologa spiega quali sono le principali criticità legate alla colonna vertebrale e come intervenire
intervista, a cura di Sabrina Ciani, alla dott.ssa Simona Esposito, Fisioterapista, Posturologo, Napoli
La postura nei bambini e il sospetto di una possibile scoliosi sono sempre motivo di preoccupazione nei genitori. Anche perché i primi responsabili di una colonna vertebrale in salute dei più piccoli, infatti, sono proprio loro. A mamma e papà spetta il compito di mostrare attenzione ai sintomi e alle alterazioni che inducono a sospettare un paraformismo o dismorfismo della colonna. Sottostimare deformità posturali nella delicata fase di crescita del bambino, potrebbe portare non solo a un ritardo diagnostico ma anche inficiare il futuro trattamento terapeutico più appropriato. La scoliosi è purtroppo una patologia silente che a volte si manifesta già durante l’infanzia, ma diventa più visibile poi nella fase puberale e cioè quando il bambino diventa adolescente. È stimato che il 65% dei casi è di natura idiopatica, così definita perché sconosciuta, probabilmente multifattoriale, sulla quale ha incidenza la familiarità; il 15% dei casi è congenita e si identifica con malformazioni delle vertebre sin dalla nascita, il restante 10% è ascrivibile a malattie del sistema nervoso. Ma quali sono gli indizi a cui i genitori devono prestare maggiore attenzione? Tra gli aspetti e le asimmetrie della scoliosi, che vanno analizzati sin dalla tenera età, vi sono sicuramente una differenza di altezza delle spalle e/o scapole, il come le braccia scendono accanto al tronco, una forma diversa nella curva della vita e dei fianchi. Nel caso in cui vengano riscontrati una o più diversità a questi livelli, è sempre consigliabile ricorrere a uno screening posturale con un fisioterapista esperto che grazie a una attenta valutazione, sarà in grado di eseguire alcuni semplici test per capire se è necessaria una visita specialistica e come intervenire tempestivamente sul piccolo paziente. I muscoli della colonna, infatti, spesso sono semplicemente da rafforzare e tonificare attraverso esercizi mirati per irrobustire la zona addominale, i dorsali, i lombari, la catena posteriore. La fascia d’età compresa tra i sei e i dieci anni corrisponde all’età in cui c’è più margine per intervenire con la fisioterapia e con maggiori possibilità di successo. Come si corregge e cura questo fenomeno così complesso proprio perché influenzato da diversi fattori, ce lo spiega la dottoressa Simona Esposito, fisioterapista.
Come si gestisce un bambino con la curva scoliotica?
Prima di tutto, mi lasci dire che la scoliosi è una deformità della colonna vertebrale che può essere osservata nei bambini di tutte le età. Essendo una problematica dal carattere progressivo, la diagnosi precoce fa la differenza nella scelta del trattamento della curva scoliotica. Parte fondamentale, nella gestione della scoliosi, è l’esame obiettivo: dopo aver raccolto i dati personali e anamnestici del paziente, si effettua una osservazione globale per individuare eventuali asimmetrie in una visione frontale, laterale e posteriore. Dopodiché si effettua il test di bending anteriore, detto anche test di Adams: in stazione eretta, si chiede al paziente di flettersi gradualmente in avanti e si va alla ricerca di eventuali gibbi posteriori. La diagnosi è però sempre radiografica. Tramite una semplice RX del rachide in toto è possibile calcolare l’angolo di Cobb: una misura standard per quantificare e monitorare la progressione della scoliosi. Fino ai 20 gradi la gestione della curva scoliotica è fisioterapica, ossia è possibile intervenire mediante un programma di rieducazione posturale. Oltre i 20 gradi, alla ginnastica posturale si associa l’utilizzo di un tutore. Dai 45 gradi in su deve essere effettuato un intervento chirurgico di correzione. Il trattamento deve tener conto anche di un altro parametro: la maturità scheletrica. Viene utilizzata la scala di Risser che valuta il grado di ossificazione dell’apofisi iliaca mediante esame radiografico. La classificazione va da Risser 0, che equivale a nessun principio di ossificazione dell’apofisi iliaca, a Risser 5 che corrisponde alla fine della crescita. Maggiore attenzione viene posta nei bambini al passaggio tra Risser 0 a 2. Questo è il periodo che corrisponde alla spinta puberale, quindi è un periodo di crescita maggiore che potrebbe portare a un peggioramento della curva scoliotica.
Quali sono le maggiori criticità che riscontra nei suoi piccoli pazienti?
La scoliosi è un problematica che insorge ed evolve in maniera “subdola”: non dà alcun sintomo durante l’età evolutiva, rendendone complessa e tardiva l’individuazione. Nella maggior parte dei casi, infatti, la diagnosi viene effettuata in età adolescenziale: un periodo critico di crescita e cambiamento. In questo periodo è necessario che una volta iniziata la terapia, il paziente la segua scrupolosamente. è proprio durante questa fase della vita che la scolisi manifesta maggiormente il suo carattere progressivo per cui, una non completa aderenza al trattamento, potrebbe inficiare la possibilità di evitare il peggioramento della curva scoliotica e quindi l’applicazione di metodi non invasivi.
Scoliosi e atteggiamento scoliotico. Quali sono le principali differenze?
L’atteggiamento scoliotico è un paramorfismo, una modifica funzionale della posizione del rachide caratterizzata da una deviazione laterale di questo, in assenza di rotazione sul piano trasversale delle vertebre. Tale deviazione è visibile solo quando il bambino è in piedi, quindi quando la colonna vertebrale è sotto carico. Il bambino è in grado di correggere attivamente questa condizione che risulta quindi non strutturata né evolutiva. La scoliosi, invece, è un dismorfismo del rachide, una deformità strutturale tridimensionale. A differenza del primo, la scoliosi non può essere modificata attivamente dal bambino e ha un carattere evolutivo. La prognosi dipende da vari fattori tra cui l’età di insorgenza, la maturità ossea e sessuale, il tipo e la gravità della curva. Nel 70-80% dei casi è idiopatica, cioè non si conoscono le cause.
A che età è giusto intervenire con la ginnastica posturale per evitare patologie future?
Come detto, il carattere progressivo della scoliosi si manifesta in età evolutiva per cui una diagnosi e un trattamento precoce sono fondamentali. Risulta dunque importante effettuare un lavoro di screening già dalle scuole elementari, in modo da poter intervenire il prima possibile e avere migliori risultati con una minore invasività. Una scoliosi non trattata, infatti, può incidere negativamente sulla qualità di vita in età adulta con sindromi spinali dolorose, disfunzioni respiratorie oltre ad avere un forte impatto estetico.
Quali sono gli esercizi correttivi che di solito vengono eseguiti sui bambini e vengono prescritti loro?
L’obiettivo della fisioterapia è correggere la deformità scoliotica nei tre piani dello spazio mediante il ripristino di una corretta postura e stabilizzazione di questa. La rieducazione posturale mira quindi al riallineamneto corporeo. Per raggiungere questo obiettivo è necessario lavorare sulla muscolatura, aumentandone la flessibilità e riducendo le tensioni, migliorare la mobilità articolare e lo schema respiratorio. Altro elemento fondamentale nella gestione della curva scoliotica è aumentare la percezione che il soggetto ha del proprio corpo affinché possa gestire correttamente la propria postura e i movimenti nella vita quotidiana. Personalemente, io applico il metodo Mézières: un approccio globale che guarda il corpo nel suo insieme, studiando i compensi che si vengono a creare. Infatti Françoise Mézières, la fisioterapista francese che lo ideò, considerava i muscoli collegati tra loro a formare delle catene muscolari. Queste, comportandosi come un tutt’uno, possono creare delle deviazioni sui capi articolari su cui si inseriscono. Quindi, agendo sulle catene muscolari, tramite l’allungamento e la respirazione, si può ripristinare l’equilibrio posturale.
è possibile farli a casa e prevenire la scoliosi?
Certamente è possibile integrare il lavoro che viene fatto con il fisioterapista con esercizi di stretching, di rinforzo muscolare e di respirazione da eseguire in autonomia a casa.
Scoliosi e attività fisica. è sempre consigliabile praticarla, e se la risposta è sì, quali sono gli sport consigliati ai bambini?
L’attività sportiva è fondamentale perché allena la muscolatura, l’equilibrio, la coordinazione, il controllo corporeo, la respirazione. è importante tener presente, però, che non può sostituire la terapia riabilitativa ma rappresenta comunque un alleato importante. Gli sport che possono essere tranquillamente praticati da chi è affetto da scoliosi sono: pallavolo, basket, atletica, tennis, calcio, golf, equitazione.
Fisioterapista o ortopedico, quale è la figura di riferimento in casi di scoliosi del bambino?
Le rispondo dicendole: “entrambi”. Un lavoro di equipe tra ortopedico, fisioterapista e tecnico ortopedico è importante fin dal primo momento. Come ho ripetuto più volte, la scoliosi accompagnerà il bambino durante tutta la sua fase di crescita. è quindi importante una collaborazione tra le varie figure per tenere sotto controllo l’evoluzione della curva scoliotica e adattare il programma di intervento nel modo più giusto possibile