Written by 10:12 am Dermatologia

La sifilide congenita torna a far parlare di sé

L’aumento della trasmissione che avviene in gravidanza necessita di attenzione nelle fasi neonatale e perinatale

Lo scorso anno, la casa farmaceutica Pfizer ha segnalato che, a causa del forte aumento delle infezioni di sifilide negli Stati Uniti, le scorte degli antibiotici -in particolare di amoxicillina, molto usata anche per altre patologie, e di bicillina, somministrata soprattutto nelle donne in gravidanza e ai neonati infetti o esposti all’infezione – erano quasi esaurite. In cinque anni, infatti, i casi fra gli adulti sono cresciuti del 70% e più del 500% nelle forme congenite. Il basso numero di neonati affetti da sifilide alla nascita nel nostro Paese potrebbe far pensare che il problema non ci riguarda, ma l’ampliamento della popolazione multietnica che l’Italia sta registrando, soprattutto con arrivi da aree geografiche con focolai epidemici (Europa dell’est, Africa, America centro-sud) impone una rinnovata attenzione, sia da parte dei ginecologi che dei pediatri neonatologi, nello screening e nel trattamento della donna in gravidanza, sui mezzi di diagnosi alla nascita o nei primi mesi di vita, sulla scelta dei trattamenti da adottare. Anche le Istituzioni Sanitarie hanno acceso i riflettori, tanto che, fin dal 2010 lo screening sierologico per sifilide (esteso anche al partner) è raccomandato a tutte le donne alla prima visita in gravidanza e alla fine della gravidanza, secondo quanto indicato dalle linee guida sulla gravidanza fisiologica. Nella quasi totalità dei casi, un trattamento adeguato durante la gravidanza di solito è in grado di guarire sia la madre che il feto. In alcuni casi tuttavia, dopo il quarto mese, la terapia tardiva della sifilide in gravidanza spesso elimina l’infezione ma non alcuni segni della sifilide che possono manifestarsi alla nascita. Come è noto, la sifilide è causata dal Treponema pallidum e il rischio di trasmissione al feto della sifilide primaria o secondaria materna è del 60-80%; mentre il rischio di trasmissione della sifilide latente o terziaria è circa del 20%. È ormai assodato che la trasmissione avviene nel 60-80% dei casi attraverso la placenta, ma la probabilità aumenta durante la seconda metà della gravidanza, e al momento del parto per contatto diretto del neonato con lesioni genitali materne. Il quadro clinico neonatale dipende direttamente dallo stadio della malattia materna e dal mese di gestazione. I danni fetali maggiori, l’aborto spontaneo, un parto prematuro, l’idrope non immune, una più alta mortalità perinatale e della morbilità neonatale, sono causati da una trasmissione del Treponema nei primi sei mesi, mentre se si verifica nel terzo trimestre è più facile che i neonati siano asintomatici, anche se possono comunque sviluppare l’infezione successivamente, dopo mesi o anni. Quindi, nel sospetto di una sifilide congenita, occorre iniziare un iter diagnostico anche in assenza di sintomatologia neonatale. Le madri con sifilide primaria o secondaria non trattata, e quelle con infezione latente precoce, danno la luce a quasi il 50% di neonati affetti alla nascita, mentre la percentuale di sifilide congenita alla nascita cala al 15% quando le madri al momento della gravidanza sono in uno stadio di infezione latente tardiva.Tradizionalmente la sifilide congenita si presenta, a seconda dell’epoca di comparsa delle manifestazioni cliniche, con una forma congenita precoce, quando i sintomi compaiono nei primi due anni di vita, e come forma congenita tardiva dopo i due anni. Nel primo caso, il 33% dei neonati mostra già alla nascita un’idrope severa, mentre nel restante 67%, asintomatico alla nascita, l’idrope si manifesta tra 3 e 8 settimane di vita. Si registrano inoltre un ritardo di crescita intrauterino; rash papulare intorno al naso e la bocca e nella zona del pannolino; ragadi periorali; lesioni petecchiali; eruzioni vescicolo-bollose o maculare color rame sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi; spesso linfoadenopatia; epatosplenomegalia; rinite catarrale e/o emorragica; entro i primi 8 mesi di vita. L’osteocondrite (condroepifisite) può causare una pseudoparalisi degli arti (atrofia di Parrot del neonato) e lesioni patologiche bilaterali e simmetriche dell’osso lungo (soprattutto femore e omero). Radiologicamente la metafisite appare come trasparenza o a bande dense che possono alternare e dare un aspetto a sandwich o a gambo di sedano. Il segno di Wimberger è costituito da erosioni simmetriche della testa della tibia, ma ci può essere anche erosione nella metafisi delle ossa lunghe. Il lattante può presentare un rallentamento della crescita. Possibile anche l’interessamento del sistema nervoso centrale (leptomeningite acuta, meningovasculite cronica, coroidite, idrocefalo, convulsioni, paralisi dei nervi cranici, ipopituitarismo, disabilità intellettiva), e se sopraggiunge la morte avviene per scompenso epatico. La sifilide congenita tardiva è caratterizzata da ulcere gommose che tendono a coinvolgere il naso, il setto, il palato duro; fissurazioni periorali; lesioni oculari (cheratite interstiziale, atrofia del nervo ottico); ipoacusia sensoriale; sordità. Caratteristici, anche se meno frequenti, il naso a sella; lesioni periostali che determinano le tibie a sciabola; tumefazioni delle ossa frontali e parietali; deformazioni dentarie come gli incisivi a spina di Hutchinson e i molari a forma di mora, malformazioni della mascella che conferiscono la tipica facies da bulldog. Le donne in gravidanza, specie se vivono o provengono da aree del mondo in cui la sifilide è presente in maniera endemica, se vivono in una comunità con alti tassi di sifilide o se presentano fattori di rischio per la sifilide (ad esempio, infezione da HIV o pratiche sessuali non sicure) devono essere sottoposte a un test per la sifilide durante il primo trimestre e nuovamente nel terzo trimestre e al momento del parto.In conclusione, la sifilide è una malattia grave che, tuttavia, compare con pochi sintomi, soprattutto nelle donne e quando non viene curata evolve in modo lentissimo, arrivando alla fase terminale nell’arco di decenni. La sifilide è ancora una malattia grave che compare con pochi sintomi, soprattutto nelle donne,e che quando non viene curata evolve in modo lentissimo, arrivando alla fase terminale nell’arco di decenni. Nel 99% dei casi il trattamento durante la gravidanza cura sia la madre sia il feto e il neonato nasce quasi sempre sano. Peraltro, la terapia è semplice, poco costosa, non provoca danni al bambino ed è molto efficace. L’importante è iniziarla tempestivamente, al momento di una diagnosi certa, perché in caso contrario le conseguenze per il bambino possono essere molto gravi. Quasi la metà dei feti infettati nei primi mesi di gestazione, infatti, vanno incontro ad aborto spontaneo, altri possono nascere prematuramente con gravi malattie come l’idrope feto-neonatale, o con un’infezione generalizzata, che può costituire un serio pericolo per la loro vita o per la salute futura. Infine, una particolare attenzione al fatto che alla nascita il neonato può sembrare sano ma sfortunatamente svilupperrà i sintomi tardivamente,nei primi mesi di vita.

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Tag:, , , Last modified: Giugno 26, 2024
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