Molti genitori si informano online, ma sta al pediatra spiegare che detergere la cute infantile ha delle regole e sono tanti i fattori di cui tener conto
Quando un genitore si rivolge al pediatra in cerca di consigli su come fare il bagnetto al bambino, è sempre molto complesso dare delle risposte univoche. In primo luogo, può capitare di scontrarsi con la routine dettata dalla tradizione. Le modalità per la pulizia del neonato sono gesti intimi, che spesso si tramandano di madre in figlia e quindi può essere complicato, per il medico, intervenire per modificare consuetudini ormai assimilate da generazioni. Che non sia un fenomeno raro lo dimostra una ricerca condotta su internet, all’interno dei tanti forum in cui le mamme di tutta Italia si scambiano consigli reciproci, e a volte si scontrano violentemente, sulle pratiche più disparate, compresa appunto, la corretta gestione dell’igiene del bambino. C’è chi consiglia bagni frequenti e chi invece spiegando che lo sporco non si appiccica alla pelle dei bambini, ritiene più opportuno farlo una volta a setttimana. C’è chi suggerisce di utilizzare saponi fatti in casa e chi soluzioni a pH neutro che si acquistano in farmacia, senza sapere prima dei 6/12 mesi il sistema tampone della cute non è maturo e quindi l’uso di detergenti con pH diverso da quello fisiologico (5,5) non è compensata e ciò abbassa la soglia del prurito, favorendo il grattamento. E ancora: per alcune mamme va fatto appena il bambino viene messo al mondo per altre c’è da attendere almeno 10 giorni. In poche parole, la confusione domina sovrana e per una mamma inesperta è quasi impossibile orientarsi tra le tante opinioni discordanti. Ci si dovrebbe forse domandare perché non si seguono le istruzioni che sicuramente sono state date in ospedale al momento della dimissione, ma anche per questo non abbiamo una risposta appropriata. Si può solo immaginare che il potere di internet siacosì forte da offuscare anche il parere dei professionisti più esperti. Che invece conoscono certamente a fondo le caratteristiche dei prodotti cosmetici maggiormente indicati per l’igiene del neonato. Com’è noto, infatti, le caratteristiche della cute infantile differiscono nelle prime fasi della vita e soprattutto sono molto diverse da quelle dell’adulto. Il pediatra ha molta facilità a spiegare ai genitori che la sostanza bianco giallastra e cerosa che ricopre la pelle e permane fino a poche ore dopo la nascita non deve preoccupare perché è la cosiddetta vernice caseosa (vernix caseosa), una barriera composta di cellule desquamate e grasso prodotto dalla secrezione delle ghiandole sebacee durante il periodo fetale che svolge l’importante funzione di proteggere la cute dalla macerazione durante il lungo periodo in cui il piccolo è stato avvolto dal liquido amniotico. Basteranno pochi minuti anche per rassicurarli sul fatto che la secchezza che si evidenzia subito dopo la nascita, è legata alla diminuzione della produzione di sebo e che questa è una delle fasi più delicate, poiché anche il sistema di termoregolazione del neonato non è ancora perfettamente funzionante, e può capitare che questi possa avvertire caldo e, non riuscendo a sudare, andare incontro a colpi di calore. Bene ricordare, inoltre,che a livello cutaneo la pelle neonatale risulta ancora quasi sterile e quindi soggetta al rischio di infezioni e micosi, e già nel giro di qualche ora inizia a essere colonizzata da una ricca flora batterica costituita da microrganismi che vengono distinti in “transitori o contaminanti” e “residenti o permanenti”. Il loro insieme rappresenta uno dei principali fattori di resistenza alle infezioni, insieme all’effetto meccanico legato alla secchezza cutanea che, indirettamente, contribuisce a ridurre la crescita dei batteri, all’integrità della barriera epidermica, al pH cutaneo fortemente acido, e non ultimo, alla continua desquamazione dello strato corneo.
Al microscopio, la cute è caratterizzata da una epidermide più sottile rispetto a quella dell’adulto, mentre il derma si presenta normale. Bisogna anche tener presente che fino al terzo mese di vita, il bambino è sotto l’influenza degli ormoni androgeni materni e parzialmente di origine fetale. Ciò spiega il perché, in questo lasso di tempo, se la seborrea è di notevole entità, possa presentarsi una dermatite seborroica. Un fenomeno che sparirà da solo attorno all’ottava settimana, quando cioè le ghiandole sebacee andranno incontro a un riposo funzionale sino alla pubertà. Se i genitori sapessero tutto ciò, probabilmente capirebbero che la detersione quotidiana del bambino costituisce sì un momento di intimità necessario a rinsaldare il rapporto tra genitore e neonato, per dargli la sensazione di essere protetto e amato, ma che è anche e soprattutto un momento essenziale per prendersi cura della sua pelle, in un periodo della vita in cui è ancora particolarmente delicata e in evoluzione. Nella scelta di un dermocosmetico adatto a questa funzione, quindi, per evitare errori bisogna tener in giusta considerazione una serie di consigli che solo il pediatra potrà fornirgli: non sottovalutare l’azione delipidizzante della formulazione e le eventuali modificazioni del pH che il suo utilizzo potrebbe comportare,da non confondere con quelle naturali che avvengono spontaneamente mese dopo mese; controllare le le possibili interazioni con la flora cutanea; evitare alterazioni dello strato corneo e soprattutto mai favorire con prodotti inadatti la disidratazione e l’aumento della TEWL; evitare infine ingredienti irritanti e la possibilità di sensibilizzazione. Se si volesse preparare un piccolo vademecum da consegnare ai genitori, suggeriamo di partire dalle informazioni basiche: una detersione corretta deve sempre avere come scopo quello di asportare sia le sostanze che derivano dall’ambiente esterno che i detriti tissutali, ossia le cellule cornee desquamanti, e ed eventuali secrezioni. La rimozione di queste impurità è infatti essenziale per liberare i pori da agenti potenzialmente irritanti, dannosi soprattutto per la pelle sensibile e delicata, che così può ristabilire il suo equilibrio fisiologico. Inoltre liberare i pori cutanei ha anche la funzione di preparare la pelle a ricevere eventuali i trattamenti successivi, semplificando l’assorbimento degli attivi delle varie formulazioni. Genitori, fate però attenzione perché così facendo, si ottiene anche la rimozione di parte del film idrolipidico stesso, il che può dare vita a conseguenze problematiche specie se l’operazione viene ripetuta troppo spesso o se si utilizzano prodotti eccessivamente aggressivi. Diffidate delle formule aspecifiche e “forti” perché possono influire negativamente sul pH cutaneo compromettendo il microbiota e le naturali funzioni di barriera di una pelle naturalmente più vulnerabile agli attacchi di agenti esterni e più incline a secchezza e a condizioni dermatologiche quali eritemi, tendenza atopica, dermatite da pannolino o altre manifestazioni irritative. Meglio preferire i prodotti con un numero ridotto di ingredienti specifici per preservare questo delicato equilibrio (microbiome-friendly) e per ridurre il rischio di reazioni allergiche. Un altro valore di cui tener conto, è quello che si riferisce al fattore naturale di idratazione (NMF), composto di amminoacidi liberi, meno presente nello strato corneo del neonato rispetto all’adulto. Per questo nella scelta e nell’impiego di saponi e detergenti ai genitori va raccomandata l’inclusione di prodotti per la cosmesi pediatrica contenenti fattori NMF-simili. E ancora, un prodotto dermocosmetico indicato per la detersione della cute infantile deve rispettare il pH naturale (5,5) , prevenire la facile irritabilità e la fragilità causata dal minore spessore dell’epidermide e dalla sua maggiore vasodilatazione, che in età infantile provoca un maggiore assorbimento transcutaneo. Per tale motivo, i prodotti detergenti in questa età devono essere privi di profumi e di tensioattivi troppo aggressivi, potenzialmente irritanti a contatto con la cute infantile e potenzialmente sensibilizzanti. Un’attenzione particolare deve essere spesa per spiegare la detersione del bambino con dermatite atopica, la cui cute è iperattiva e irritabile, spesso colorizzata dallo stafilococco aureo. Bisogna lavarla spesso per prevenire sovrinfezioni batteriche, ma in modo non aggressivo, utilizzando oli da bagno o comunque detergenti privi di tensioattivi, evitando saponi alcalini e preferendo i detergenti non alcalini.
La temperatura dell’acqua deve essere mediamente di 36°C, in quanto l’acqua troppo calda peggiora il prurito, mentre dopo il bagno su cute ancora umida, vanno applicati prodotti emollienti allo scopo di ottimizzare l’idratazione. Se la pelle è particolarmente reattiva, bisogna evitare preparati fortemente sgrassanti, i saponi che alterano il pH cutaneo, danneggiano la normale flora batterica e risultano talvolta irritanti. In caso di ferite, invece, si dovrebbe optare per detergenti sintetici, eventualmente aggiungendo un agente antimicrobico per evitare che diventino porta d’ingresso per germi responsabili di infezioni batteriche, molto frequenti e causate soprattutto da cocchi gram positivi come lo Streptococcus piogenes e lo Staphylococcus aureus. Un accenno va fatto anche alle formulazioini idonee per la detersione dell’area del pannolino. In questa sede la cute è a contatto con sostanze irritanti provenienti dalle feci e dalle urine e perciò i prodotti usati devono contenere sostanze antisettiche riacidificanti e assorbenti. Se il bambino presenta dermatite da pannolino risulta indispensabile effettuare lavaggi frequenti a ogni cambio, evitare l’applicazione di sostanze grasse, preferendo paste protettive e lasciando la zona eritematosa il più possibile scoperta. Concludiamo con la pulizia del cuoio capelluto. Se il neonato presenta dermatite seborroica, è preferibile che alla mamma venga consigliato di utilizzare baby-oil o lozioni emollienti, passando agli shampo dopo il quarto mese di vita. Gli shampo per bambini non devono bruciare gli occhi e pertanto il loro pH deve essere simile a quello lacrimale. Gli shampo più impiegati sono quelli cationici e quelli non ionici. La base lavante dovrà essere a bassa tossicità orale e con buona viscosità onde evitare lo scivolamento del prodotto sul volto mentre si applica.