La fibromialgia è una malattia che colpisce il tessuto connettivo, un libro dice come calmare il sintomo peggiore
La fibromialgia è considerata parte delle patologie reumatiche, ovvero delle malattie che interessano il tessuto connettivo. Nella sua forma “giovanile”, la sindrome è caratterizzata da un dolore cronico che interessa tutto il corpo oltre a causare affaticamento, disturbi del sonno e dell’umore. In occasione dell’ultima Giornata internazionale della Fibromialgia (12 maggio 2024), il biologo nutrizionista Francesco Garritano, autore de “La fibromialgia è una sfida: tu puoi vincerla” (Edizioni Lswr) ha proposto un protocollo antidolore per chi è affetto da tale patologia, basato su diete e attività fisica. Secondo Garritano, infatti: ”La nutrizione corretta rappresenta un trattamento promettente anche nel caso della sindrome fibromialgica, a esempio inserendo nella propria dieta più alimenti contenenti serotonina e vitamina D e limitando, contemporaneamente, alimenti che possono aumentare i sintomi del dolore, come glutine e latticini”. Ma andiamo con ordine. Secondo recenti studi, la serotonina sarebbe in grado di alterare la percezione del dolore. Con l’alimentazione è possibile contribuire a ristabilire i livelli di serotonina assumendo il suo precursore, ovvero il triptofano: un amminoacido essenziale che il corpo non è in grado di sintetizzare e che deve essere quindi assunto attraverso il cibo. “In primis, però – sottolinea Garritano – è necessario accertarsi di non avere patologie a livello intestinale che potrebbero alterarne l’assorbimento: se c’è disbiosi intestinale, infatti, avremo meno serotonina”. I cibi ad alto contenuto di triptofano sono soprattutto i cereali integrali, il miglio, la quinoa, l’amaranto, il grano saraceno; altri alimenti amici sono cioccolato fondente, frutta secca, pollo e tacchino. Buona la concentrazione anche nel pesce, tra cui acciuga, orata, spigola, sogliola, merluzzo, tonno e bottarga; non bisogna dimenticare infine le uova. Il triptofano si trova anche nei legumi, in particolare ceci e fagioli, e anche in alcuni latticini come la ricotta e lo yogurt. Tra le verdure, ne sono particolarmente ricche l’indivia, i cavoli, gli asparagi, i fagiolini, la lattuga, la bieta, gli spinaci, le zucchine. “Anche la vitamina D gioca un ruolo importante nella percezione del dolore – continua l’autore del libro – e la sua carenza implica un peggioramento della sensazione nocicettiva. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che la supplementazione di vitamina D possa ridurre il dolore nei soggetti con fibromialgia che presentano livelli ridotti di calcifediolo e che altresì possa migliorare anche altri sintomi legati alla patologia”. Tra gli alimenti a più alto contenuto di vitamina D ricordiamo l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (come sgombro, aringhe, tonno, carpa, salmone, molluschi, ostriche e gamberi). Da non dimenticare poi il tuorlo d’uovo e i funghi (unica fonte vegetale). Parlando della funzione del glutine, invece, Garritano cita diversi studi condotti su soggetti fibromialgici che hanno dimostrato come una dieta che ne sia priva comporti significativi giovamenti per ciò che riguarda il sintomo del dolore. Ma come agire a tavola per limitare l’assunzione del glutine? “La dieta che propongo – spiega – può implicare la rotazione e talvolta l’eliminazione, per un lasso di tempo variabile e limitato, degli alimenti che contengono queste proteine: i cereali (frumento, segale, orzo, farro, kamut ecc.) e i loro derivati (pane, pasta, zuppa a base di cereali citati, ma anche birra, lievito madre ecc.). Alle volte prediligo i cereali antichi, che presentano basse quantità di glutine (come monococco, tumminia o timilia, russello, solina, maiorca ecc.), e/o li alterno con gli pseudocereali naturalmente privi di glutine (come il teff, il sorgo, l’amaranto, la quinoa, il buon riso italiano)”. Importante poi tenere a mente che i prodotti latteo-caseari possono contribuire allo sviluppo di dolori articolari: l’alto livello di proteine presenti nella caseina innesca infatti infiammazione e dunque dolore. “Per questo il consiglio è di sostituire il latte a colazione con bevande vegetali mentre, per tutti i derivati, va prestata attenzione al fattore tempo. Per esempio lo yogurt dei supermercati presenta la problematicità di avere una fermentazione di sole otto ore, ma si ovvia se lo yogurt viene fatto in casa (tuttavia persiste il dubbio sulla qualità del latte che viene utilizzato). Ma sorge spontanea una domanda: se si lascia fermentare lo yogurt per almeno 24 ore, lattosio e caseine vengono completamente digeriti? Lattosio sì, ma non siamo del tutto certi della scomparsa della caseina. Per quanto riguarda infine il formaggio stagionato 36 mesi, la risposta è che purtroppo neanche in questo caso siamo sicuri che la degradazione delle caseine sia avvenuta totalmente”. Ma il dolore non va combattuto solo a tavola: in caso di fibromialgia è consigliato fare attività fisica a regime totalmente aerobico (camminate prolungate a basso ritmo, ginnastica dolce, yoga, pilates). Ovviamente la durata e lo sforzo fisico devono tenere in considerazione la condizione del soggetto fibromialgico: se la patologia è acuta, lo sforzo dovrà essere lento e controllato e, di conseguenza, le attività menzionate dovranno essere bilanciate. Molto utile può essere anche introdurre una ginnastica respiratoria, con una forte stimolazione diaframmatica per i motivi elencati in precedenza.