Di fronte a sintomi clinici simili l’anamnesi può orientare verso un percorso diagnostico e terapeutico
Non c’è pediatra cui non sia capitato di ascoltare una mamma o un papà più che decisi su una loro convinzione: “la pelle di mio figlio è così sensibile che non posso usare su di lui nessun prodotto, neanche il bagnoschiuma” oppure “la mia bambina è allergica a tutte le creme”. Frasi che certamente potrebbero anche avere una loro base di verità ma che nell’ambito dell’attività pongono il pediatra di fronte alla necessità di dare una risposta competente, che però può essere causa di errori in mancanza dei dovuti accertamenti. Raramente, infatti, queste preoccupanti affermazioni, cariche di ansia, sono il risultato di una precedente visita dermatologica o di test cutanei capaci di indicare quali siano le eventuali sostanze a cui il bambino sarebbe sensibile e, soprattutto, se ci si trova a che fare con una vera reazione allergica. Quando si parla di reazioni cutanee locali, l’esperienza può aiutare ma non è facile districarsi fra quadri clinici dovuti a una vera sensibilità della pelle, a dermatiti irritative da contatto, dermatiti allergiche, fotosensibilità, orticaria, e tante altre condizioni in cui l’arrossamento può essere solo uno dei sintomi. La materia è complessa e spesso si è portati a semplificare facendo riferimento a un concetto di ipersensibilità cutanea che ben presto, alla luce dei fatti, si potrebbe dimostrare una spiegazione generica. Qualcuno dice che in questo modo si prende tempo, e consigliando formulazioni specificatamente disegnate per le pelli sensibili o una affidabile crema antibiotica il problema si risolverà da solo. In buona fede, si spera, che il bruciore, il dolore o il prurito che il bambino o l’adolescente hanno lamentato dopo l’uso di un prodotto sia stato un episodio casuale e se le reazioni cutanee persisteranno, allora si provvederà ad approfondire il percorso diagnostico. Il quesito che si affronta in questo articolo è quindi: c’è qualche modo per orientarsi osservando un eritema cutaneo che possa orientare verso l’ipotesi di essere al cospetto di una pelle sensibile, di un’irritazione da contatto o di una reazione allergica? Recenti ricerche hanno evidenziato che esisterebbero ben quattro tipi di pelle sensibile: a) verso sostanze chimiche incluse nei cosmetici o prodotti per l’igiene; b) nei riguardi di particolari condizioni ambientali (freddo, vento, inquinamento); c) stress, dieta, alcool, intense emozioni; d) fattori ormonali. La base comune a ognuna di queste condizioni pare essere un’alterata funzione di barriera della cute, a sua volta provocata sia da un’azione diretta sul film-idrolipidico sia per una diminuzione della secrezione sebacea. Il primo intervento in questi casi è più semplice e può bastare ripristinare l’equilibrio della pelle, e in particolare lo stato d’idratazione cutaneo, tramite formulazioni ricche ma poco penetranti. Un consiglio che si può dare è di pulire la pelle ricorrendo a latti e lozioni specifiche per cuti ipersensibili. Una dermatite irritativa caratterizzata da un forte arrossamento, che nei casi più acuti può assumere l’aspetto di un eczema con secchezza cutanea e talvolta desquamazione, fa pensare a un’infiammazione non immunologica della cute, provocata da sostanze capaci di alterare il film idrolipidico, attraversare lo strato corneo e arrivare al derma dove danno luogo a un processo infiammatorio con il rilascio di una serie di mediatori responsabili dei classici sintomi: eritema, calore, prurito, dolore e talvolta edema.
Le reazioni irritative da contatto sono più frequenti al viso e in ogni altro distretto in cui la cute è più sottile e dipendono anche dalla qualità della pelle (grassa o secca) o dalla preesistenza di una sofferenza cutanea come nel caso della rosacea, dell’acne o nell’eczema del viso. Evidentemente bisogna escludere che l’irritazione sia, invece, il sintomo di una dermatite allergica da contatto, non scatenata da un ingrediente nuovo ma a cui il paziente è già stati esposto in precedenza, per lunghi periodi e in formulazioni diverse, perché il fenomeno dell’irritazione potrebbe essere riconducibile a una ipersensibilità ritardata, in cui la componente cellulare del derma svolge un ruolo fondamentale. Il meccanismo è ben noto: nella fase di sensibilizzazione avviene il primo contatto fra l’allergene penetrato attraverso la barriera cutanea e le cellule immunitarie (macrofagi, cellule di Langerhans) e vengono prodotti anticorpi specifici (IgE) che hanno la funzione di memoria. In questo stadio non si manifesta alcun sintomo, ma sarà solo un successivo contatto a scatenare la classica reazione immunitaria in cui l’incontro fra l’anticorpo e lo stesso antigene determina la reazione allergica, mediata dal rilascio di istamina, prostaglandine, leucotrieni e citochine. Per identificare quale potrebbe essere l’ingrediente allergizzante c’è bisogno di valutare con i genitori quali siano i prodotti cosmetici usati, leggere le etichette, provare a sostituirli o, in maniera più accurata, sottoporre il paziente a specifiche prove allergiche. In conclusione, guarire la sintomatologia è fondamentale per eliminare il fastidio e rassicurare la famiglia, ma è altrettanto importante orientare il percorso terapeutico verso una delle possibili cause in modo da fornire ai genitori una serie di raccomandazioni o, nella peggiore delle ipotesi, un elenco delle sostanze a cui il loro figlio è allergico in modo che loro stessi possano verificare se sono contenute nei prodotti igienici e cosmetici di cui fanno uso abitualmente.