
Parliamo di alcune delle principali infezioni che colpiscono i bambini nei periodi più caldi dell’anno
L’estate di quest’anno verrà ricordata fra le più calde degli ultimi decenni, con temperature elevate che ricordano da vicino quelle che si registrarono tra giugno e settembre del 2003, anno passato alla storia come il più caldo degli ultimi 100 anni. E con il sole che non accenna a dare tregua, come sempre, si rinnovano i consigli delle Asl territoriali di tutta Italia per fronteggiare al meglio le allerte meteo che, giorno dopo giorno, colorano di rosso la cartina dei rischi sanitari del nostro Paese. Colpi di sole e di calore, scottature provocate dai raggi UV, sintomi da raffreddamento e problemi intestinali causati dall’eccessivo ricorso ai condizionatori d’aria, sono alcune delle principali problematiche riscontrate nei pronti soccorso, che pur essendo ormai abituati a una routine di perenne “emergenza”, con la recrudescenza della diffusione della variante omicron del coronavirus, arrancano e mostrano i limiti di un sistema che negli ultimi anni ha evidenziato pecche strutturali e organizzative sempre più nette. A subirne le conseguenze sono soprattutto i soggetti più a rischio: anziani e naturalmente bambini. I consigli abitualmente ricordati ai propri pazienti da medici e pediatri sono trasformati in classiche raccomandazioni di buon senso dai giornali: evitare di uscire o andare in spiaggia nelle ore più calde, restare in casa scegliendo temperature compatibili con il proprio stato di salute, bere in abbondanza ed evitare cibi troppo freddi e bevande eccessivamente zuccherate e gassate.
Parlando di bambini, però per quanto si possano prestare tutte le attenzioni del mondo, vi sono delle problematiche legate al caldo, all’estate e alla pelle, che necessitano di un approfondimento in modo che i genitori dei piccoli pazienti comprendano la loro natura e non cadano in un panico ingiustificato. Dovrebbero infatti sapere che col caldo e l’umidità può aumentare il rischio di infezioni che variano a seconda della loro localizzazione: da quelle che coinvolgono solo la parte più superficiale della cute a quelle che colpiscono il derma più in profondità. Come ricorda la Prof.ssa Susanna Esposito, Presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e Professore Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Parma “anche una piccola ferita, un graffio o una puntura d’insetto possono facilitare l’accesso dei batteri all’interno della pelle e generare un’infezione che può diffondersi ad altre zone della cute. Per evitare i rischi di un’eventuale diffusione dell’infezione è necessario valutare da quanto tempo è insorta la lesione, quanto è estesa e quali sono i sintomi associati, come a esempio febbre, dolore e prurito. Inoltre, è importante considerare quali possano essere stati i fattori predisponenti, tra cui l’assunzione di farmaci, l’esposizione alla luce solare, il contatto con allergeni o animali”. La prima raccomandazione è quindi quella di mantenere la pelle dei bambini pulita e ben idratata in modo da difenderla dai batteri e dai funghi. Al bambino non va certamente negato il sole estivo, anzi, è notorio di come un’esposizione moderata nei primi anni di vita sia utile per favorire la sintesi della vitamina D. Tra le infezioni cutanee dell’età pediatrica, quella più comune nel periodo estivo è l’impetigine, specie tra i 2 e i 5 anni (si stima che colpisca a livello mondiale circa il 12% dei bambini). Tra i fattori di rischio, la dermatite atopica, traumi della pelle, morsi di insetto, l’alta umidità e la scarsa igiene. Si distingue in due forme: non bollosa e bollosa. La prima forma è generalmente provocata dallo Staphylococcus aureus (nel 70% dei casi) e dallo Streptococcus pyogenes1,3 e si presenta con piccole vescicole o pustole che evolvono rapidamente in croste di color giallo. Anche la seconda forma, quella bollosa, è causata dallo Staphylococcus aureus e si manifesta con bolle flaccide e trasparenti sotto le ascelle, sul collo e nell’area del pannolino. Un altro rischio che aumenta nelle stagioni più calde è costituito anche dalle infezioni micotiche causate dai miceti. Il clima caldo-umido è infatti un fattore determinante per la proliferazione dei funghi soprattutto in luoghi come le piscine o gli spazi comuni nelle palestre e in altri luoghi di aggregazione. I funghi, come risaputo, possono diffondersi in molte zone del corpo quali il cuoio capelluto o la cute glabra.
Nel primo caso (tinea capitis), la lesione è inizialmente costituita da piccole papule localizzate alla base del follicolo e, successivamente, si forma una placca circolare eritematosa e squamosa, al cui centro il capello diventa fragile e si spezza. Diventano così evidenti zone alopeciche prive di capelli e il bambino può lamentare prurito. Nel secondo caso, le infezioni della cute (tinea corporis) si presentano come placche squamose, lievemente sopraelevate ed eritematose, che si diffondono in senso centrifugo lasciando una tipica lesione ad anello. Sia nelle infezioni del cuoio capelluto che in quelle della cute, le lesioni micotiche richiedono il trattamento con un farmaco antifungino e spariscono spontaneamente nel giro di qualche mese. Infine un capitolo a parte meritano le verruche cutanee, a cui abbiamo dedicato l’articolo seguente.
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