Cos’è l’epifisiolisi del femore?

Parliamo di una patologia ossea di difficile identificazione che può colpire anche in giovane età

Dott. Cosimo Gigante, presidente Sitop

Le patologie ossee di solito si riferiscono a una platea piuttosto in là negli anni ma chi si occupa di bambini e ragazzi sa che esistono delle eccezioni. Capire immediatamente davanti a cosa ci si trova quando un paziente lamenta dolore articolare o osseo può essere spesso determinante per non dire fondamentale per poter alleviare e curare i sintomi di chi richiede il nostro aiuto. Grazie anche al materiale raccolto durante l’ultimo congresso SITOP, tenutosi a Napoli tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, andiamo ad approfondire una patologia piuttosto subdola, la cui sintomatologia può spesso dare adito a dubbi anche nel professionista più esperto. Stiamo parlando della epifisiolisi. Tra i disturbi d’anca più comuni nei soggetti di età compresa tra i 9 e i 16 anni, fa il suo esordio, generalmente, tra gli 11 e i 13 anni, con un’età di presentazione inferiore nel sesso femmine (11-12 anni) rispetto a quello maschile (12-13) anche se, questi ultimi, sono colpiti percentualmente in numero maggiore. Si manifesta con un anomalo scivolamento della testa del femore a livello della placca di crescita (aree tenere di cartilagine accanto all’estremità delle ossa, da cui si sviluppano le ossa nei bambini), lungo il collo e un conseguente mal posizionamento o separazione dello stesso che può generare una deformità. Quest’ultima può essere la causa, nel lungo periodo, di alterazioni degenerative, anche gravi, dell’anca che possono esitare nella protesizzazione articolare. La dislocazione epifisaria causa infatti ipovascolarizzazione, con necrosi e collasso osseo. Nonostante queste manifestazioni, come sostenuto dal Prof. Cosimo Gigante, direttore dell’UOSD di Ortopedia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera di Padova e Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (SITOP) “la malattia si caratterizza per un certo mimetismo, tanto che il dolore è spesso riferito al ginocchio anziché all’anca. Per questa ragione si può essere indotti in errore e trascurare la valutazione clinica dell’anca. La patologia in questo modo progredisce e la diagnosi arriva in un momento in cui possiamo fare una chirurgia di salvataggio, abbastanza complessa ed invasiva, che tuttavia non mette sempre al riparo dalle suddette complicazioni. È quindi importante diffondere i criteri diagnostici e condividerli con i colleghi-amici pediatri, che sono il primo avamposto a cui le famiglie si rivolgono. Questa patologia costituisce, di fatto, una delle più frequenti cause di coxalgia dell’adolescente, insieme al morbo di Perthes. L’epifisiolisi è un disturbo multifattoriale. Tra le diverse cause che possono provocarla, ci sono: l’obesità, un indebolimento della cartilagine di coniugazione, alcuni disturbi endocrini (come l’ipotiroidismo e l’ipogonadismo), una morfologia anormale della testa del femore e dell’acetabolo o una deformità del bacino, ma anche possibili fattori genetici e/o ambientali (come traumi avvenuti durante le attività sportive di contatto), radioterapia al bacino. Entrando nel particolare, il primo sintomo avvertito dal paziente, può essere un senso di rigidità o un lieve dolore dell’anca di difficile individuazione, tanto che frequentemente, il malessere viene attribuito ad altre sedi come il ginocchio o la gamba intera. Il dolore viene meno o comunque è alleviato durante i periodi di riposo per poi riacutizzarsi quando si cammina o semplicemente si muove il bacino. Nelle fasi successive, di solito, può fare la sua comparsa una leggera zoppia e un dolore persistente all’anca che tende a irradiarsi all’interno della coscia fino al ginocchio. Sovente, la gamba coinvolta appare ruotata verso l’esterno. In caso di dubbio, comunque, per una diagnosi certa, si ricorre alle radiografie e a volte ad altri esami di diagnostica per immagini come la risonanza magnetica per immagini (RMI), soprattutto se l’esame radiografico risulta normale, o l’ecografia. Durante questi esami, vengono acquisite le radiografie di entrambe le anche. A una disamina delle immagini, il professionista noterà che l’anca interessata mostra lussazione o separazione della testa femorale dal resto dell’osso. Una diagnosi tardiva di epifisiolisi della testa del femore può compromettere seriamente la terapia che diventa più difficile e dà risultati meno soddisfacenti. Concludiamo ricordando che in genere, è necessario un’intervento chirurgico per allineare i monconi separati del femore e unirli con punti metallici.