In alcuni periodi dell’anno la fioritura di piante e fiori può provocare diverse problematiche dermatologiche
Le Fitodermatiti non costituiscono un rischio professionale per chi lavora in campagna o è a contatto con vegetali, piante e fiori, ma anche per chi svolge attività sportiva o gioca all’aria aperta. La loro insorgenza può essere occasionale e l’aggressività varia a seconda della fase vegetativa, con maggiori picchi in primavera e d’estate (fitodermatiti pratensi) e aspetti clinici bollosi o forme eritematose striate, specialmente nella popolazione infantile. La eziopatogenesi delle fitodermatiti chiama in causa molteplici molecole che le piante sono in grado di sintetizzare. Si può trattare di una reazione allergica con ipersensibilità immediata, come avviene con il succo di agave, oppure una sensibilità ritardata, con eczema da contatto. Il caso più studiato è quello delle primule che nelle foglie e nei fiori contengono una sostanza allergizzante, la primina, in grado di provocare una dermatite caratterizzata da eritema, vescicole e bolle nelle sedi di contatto. L’aptene che causa la dermatite da tulipano, dolorosa e pruriginosa sui polpastrelli delle mani è la tulipalina A, concentrata nel bulbo, mentre il geraniolo è l’aptene che induce la dermatite vescicolo-bollosa da gerani sulle dita delle mani. Da sensibilità ritardata sono anche le dermatiti scatenate da allergeni alimentari contenuti nel carciofo, sedano, salvia, fragole, ciliegie, pesche, uva. La sensibilizzazione attraverso l’inalazione è più dovuta alle essenze dei legnami. Ci sono tantissime specie vegetali provviste di spine o di peli fogliari visibili e avvertibili alla palpazione che possono dar luogo a una aggressione diretta di tipo fisico meccanica. Gli aculei del fico d’india (glochidie) ma anche le spine dell’agrifoglio e il pungitopo, del riccio della castagna, dei cardi, del biancospino, del ginepro e di tutte le varietà di rosa, penetrando in profondità la cute, oltre al dolore e al sanguinamento, possono determinare la formazione di granulomi da corpo estraneo. Il contatto della pelle con le foglie delle piante di orzo, frumento, riso, avena può provocare intenso prurito lungo le sedi di attrito, per liberazione di istamina, come avviene con le ortiche i cui peli contengono istamina. Alcuni legni, e la loro segatura, invece, contengono alcuni alcaloidi irritanti e tossici, e forti quantità di tannino. A causa della presenza di alcune sostanze sensibilizzanti contenute in vegetali, piante e fiori, con l’esposizione al sole delle zone entrate in contatto, esiste anche il rischio dello sviluppo di reazioni fotodinamiche, come le fitofotodermatiti, che si suddividono in reazioni fotoallergiche, in cui gli esami allergologici risultano positivi, e reazioni fototossiche. Queste ultime possono essere favorite dall’applicazione sulla pelle, prima dell’esposizione al sole, di prodotti cosmetici, ma in questi casi la ricerca allergologica risulta negativi. In entrambi i casi la dermatite sarà caratterizzata da eritema, edema e prurito. Solo nei casi più gravi si riscontrano vescicolazioni e reazioni bollose. (O. C.)