Le prime segnalazioni risalgono a marzo 2020. Era da poco scattato il lungo lockdown che ha costretto gli Italiani a restare a casa per mesi e una lettera inviata alla rivista Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology da parte del dottor Stefano Recalcati del Dipartimento di Dermatologia, ASTT Lecco, Ospedale ‘Alessandro Manzoni’, segnalava la prima volta che nel 20% dei pazienti esaminati, si presentavano alcune manifestazioni dermatologiche per la metà sviluppate durante la degenza e attribuibili al COVID-19. Recalcati segnalava un’eruzione eritematosa, un’orticaria diffusa, e la comparsa di vescicole simili a quelle della varicella, non pruriginose e indipendenti dalla gravità della malattia e, di fatto, simili a quelle comunemente riscontrabili anche in altre infezioni virali. Nel corso dei mesi successivi la Società Italiana di Dermatologia è stata la prima a raccogliere una ricca casistica, e anche in letteratura scientifica ci sono state altre segnalazioni. Oltre alle lesioni orticarioidi, anulari, o simili alla perniosi e di tipo livedo fugaci, il caso clinico identificato a Lecco che più ha attirato l’attenzione della stampa è stata una lesione imputabile a una vasculite a carico delle dita di piedi, specie a carico di bambini e adolescenti, subito soprannominata alluce da COVID e considerato un segno patognomonico di una infezione da SARS CoV-2. Secondo il prof. Mazzotta della Dermatologia Pediatrica di Bari, che insieme ad altri colleghi ha pubblicato un case report sull’European Journal of Pediatric Dermatology, questa lesione può comparire anche a livello delle mani ed è altresì attribuibile a una vasculiti.
Si è subito visto che si trattava di lesioni benigne, destinate a sparire in 2-3 settimane, ma ciò nonostante, per evitare allarmismi ingiustificati, il consiglio è di effettuare sempre un’adeguata diagnosi differenziale con altre condizioni (traumatismo, scottatura, punture). A conferma della loro peculiarità è arrivato anche un lavoro apparso sul Journal of American Academy of Dermatology poi confermata dai dermatologi americani dell’American Academy of Dermatology e dell’International League of Dermatological Societies (ILDS). C’è da segnalare, però, che due case report pubblicati sul New England Journal of Medicine riguardavano quadri più gravi, diagnosticati come una porpora trombocitopenica autoimmune e una di coagulopatiea anticorpi anti-fosfolipidi osservati in quadri pre-terminali di COVID-19. Quello che Ketty Peris, Professore ordinario di Dermatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha più volte ripetuto è che queste lesioni cutanee sembrano anche differenziarsi tra l’età adolescenziale e quella adulta e che è difficile stabilire il rapporto preciso con l’infezione sottostante perché in molti bambini, in generale, non vengono eseguiti i tamponi. Più recentemente sulla letteratura scientifica sono comparsi diversi articoli che hanno messo in evidenza come, proprio nei bamni, la pandemia COVID-19 e il lockdown abbiano avuto un impatto significativo sulle persone con dermatite atopica. A partire dalle difficoltà causate dall’uso delle mascherine realizzate con materiale sintetico, e in maniera diretta per la detersione ripetuta delle mani con gel e soluzioni alcoliche, specie nei soggetti affetti frequentemente da ragadi. Ricordiamo che la Dermatite Atopica è una malattia infiammatoria cronica, fortemente collegata a fattori ereditari,che provoca un’estrema secchezza cutanea, prurito diffuso e un fastidio a livello epidermico talvolta intenso, e colpisce il viso e il corpo di neonati, bambini e adulti. Un aspetto meno discusso di questa problematica è l’effetto dell’isolamento e dello stress da pandemia sui malati, accentuato nel periodo del lockdown e alla luce del distanziamento sociale. In considerazione delle nuove norme restrittive anticovid, appena emanate, il problema è come poter prevenire i danni che alcune necessarie precauzioni finiscono inevitabilmente per favorire. Tenendo conto che la pelle secca perde la sua funzione di impermeabilità e permette l’ingresso degli allergeni, che sono in parte responsabili della pelle a tendenza atopica, bisogna necessariamente riparare la barriera cutanea, aiutandola a ripristinare il suo ruolo difensivo e, come è ben noto, ciò significherà meno irritazione. L’applicazione di una crema o un balsamo emolliente può garantire tutti gli ingredienti nutrienti, in particolare i lipidi che aiutano a rendere la superficie cutanea più elastica e resistente. Recenti studi dimostrano che applicando un prodotto emolliente quotidianamente si riduce il rischio che appaiano i sintomi della dermatite atopica dal 33% al 50%. Deve far parte del decalogo delle istruzioni che il pediatra può trasferire ai genitori che il bambino con la pelle atopica, o a tendenza atopica, deve evitare il più possibile qualsiasi cosa che possa contribuire allo sviluppo della fase acuta, inclusi potenziali allergeni, come acari e polvere, sostanze irritanti come il sapone o vestiti ruvidi, aria secca e temperature alte. Naturalmente, qualsiasi forma di rigidità non sempre ottiene i risultati sperati, e non è semplice anticipare tutto. I genitori non devono andare in panico se il bambino è troppo caldo o se vuole essere preso in braccio quando s’indossa un maglione di lana dall’apparenza molto morbida. Ciò che realmente importa è di non rinunciare mai a restare vigili ed evitare, il più possibile, alcuni ambienti e attività. Bisogna però essere onesti: nonostante tutto l’impegno ci saranno momenti nella vita del bambino in cui la pelle a tendenza atopica si manifesterà in ogni caso. Questo è il momento di non cedere al panico, anche in questo caso lo specialista saprà consigliare i prodotti emollienti per ridurre i sintomi e ripristinare condizioni migliori. È anche fondamentale che le misure di controllo della pandemia non comportino impedimenti nella continuità terapeutica dei pazienti con la dermatite atopica, sia per le forme più gravi della patologia, che in quelle più lievi. Bisogna inoltre garantire ai pazienti, in caso di un eventuale lockdown, un rapido accesso a emollienti e farmaci, al rinnovo automatico di piani terapeutici personalizzati per evitare ai pazienti di andare nelle strutture sanitarie; counselling psicologico per aiutare a far fronte al disagio psicologico, informazioni accurate ai genitori sulle reali condizioni di rischio per i propri figli atopici in caso di contagio da COVID-19”.