Il rapporto tra industria dell’intrattenimento e educazione infantile è sempre stato controverso. Era il 1954 quando lo psichiatra Fredric Wertham pubblicò il saggio intitolato “La seduzione dell’innocente”. Nel suo scritto, destinato a suscitare scalpore in tutto il mondo occidentale, lo psicologo metteva sotto la lente d’ingrandimento i fumetti di fantascienza e soprattutto horror diffusi tra i bambini nella società americana dell’epoca, accusandoli di condizionarne pesantemente lo sviluppo socio-psicologico. Le conseguenze furono impressionanti: comitati di genitori inferociti spinsero gli editori a creare un comitato di autocensura, la famigerata Comics Code Autority che portò alla messa al bando di decine di pubblicazioni, alla censura di termini e tematiche violente e a una edulcorazione sostanziale della maggior parte dei copntenuti dell’industria dell’intrattenimento di quegli anni. Ci volle del tempo prima che il caso venisse ridimensionato e ci si accorgesse di quanto fossero “poco scientifiche” le conclusioni di Wertham. Qualche decennio dopo, un processo analogo venne fatto alla televisione e ai primi videogiochi. Ancora una volta, secondo frotte di esperti, psicologi, educatori e sociologi a essere in pericolo erano i valori dei più piccoli che non avendo mezzi di difesa idoeni per questi “nuovi” mezzi di comunicazione, subissati da informazioni e messagi non sempre controllati, rischiavano di perdere aderenza con la realtà, sviluppare comportamenti aggressivo compulsivi. A questi pericoli “per la mente” se ne aggiungevano altri, sicuramente più reali nell’immediato come l’obesità infantile e l’indebolimento della vista per la lunga esposizione dinanzi al monitor. Anche in questo caso il dibattito è durato a lungo e ha portato a una serie di accorgimenti per tutelare i minori dall’esposizione a certi programmi non “idonei” o dai contenuti troppo espliciti, con l’introduzione di una apposita segnaletica e “blocchi” che possono essere installati su pc e cellulari. Oggi il nuovo pericolo è costituito dalle consolle e dai videogiochi di ultima generazione: tecnologie che consentono esperienze di gioco talmente reali ed estreme da poter essere paragonati ai simulatori che vengono utilizzati nell’esercito e nell’areonautica. In questo caso, dal punto di vista psicologico, il problema principale sarebbe quello di riuscire a separare la realtà da quella posticcia offerta dai monitor o dai visori. Le avventure che si vivono sono così accurate e sensorialmente accurate da far ipotizzare un futuro in cui in molti seglieranno di vivere (e morire) giocando piuttosto che cimentarsi con il grande gioco della vita. Esagerazioni di un buon scrittore di fantascienza o qualcosa di più? In attesa di scoprirlo va detto che i detrattori di questo tipo di giochi hanno un asso in più nella manica per tentare di convincere i propri cari ad abbandonarli. Oltre ai sopra citati possibili disturbi per la personalità, infatti, a correre dei rischi, in questo caso, è anche la cute. Col nome di IRPH, acronimo che sta per Idiopathic Recurrent Palmoplantar Hidradenitis (idradenite idiopatica palmoplantare ricorrente), si indica infatti una patologia della pelle che sembrerebbe causata dall’uso eccessivo dei comandi per consolle tanto da essere stata ridenominata su molte riviste, non senza ironia, “dermatite da Playstation”. Scoperta nel 1994, si manifesta attraverso la comparsa su palmi e piedi di eritemi a macchia multipli e dolorosi, e noduli duri di grandezza da 0,5 a 3 cm di diametro come probabile conseguenza di un’infiammazione delle ghiandole sudoripare. La IRPH, nelle sue manifestazioni, è simile alla idrosadenite eccrina neutrofilica (NEH) anche se in quest’ultimo caso la sede di comparsa di noduli e placche sono il tronco, il viso e la zona in prossimità delle estremità. Inoltre se nella NEH a essere colpiti sono individui che fanno uso di farmaci chemioterapici o che presentano neoplasie o infezioni, la IRPH colpisce soprattutto i bambini sani. Durante il decorso della patologia è possibile osservare lesioni derivanti da traumi meccanico-termici che portano alla rottura delle ghiandole eccrine palmoplantari. Il rilascio di secrezioni ghiandolari genera nei tessuti circostanti una risposta mediata da citochine, capaci di attrarre neutrofili con la conseguente comparsa, spesso ricorrente, di una passeggera infiammazione con noduli e papule. Sebbene il manifestarsi di questa patologia provochi pruriti, il decorso sembra essere benigno, e nel 50% dei casi esaminati i sintomi tendono a scomparire autonomamente entro tre settimane dalla loro comparsa. Un trattamento con anti-infiammatori non steroidei è da considerarsi in casi di compresenza di dolore e leggeri stati febbrili. La rivista specializzata BJD è stata tra le prime a segnalare il caso di una ragazza con lesioni nodulari a entrambe le mani. Lo studio di rfierimento sulla patologia, ribattezzata per l’occasione “Console Skin Dermatitis” è stato svolto nel gennaio del 1998, dai dottori Miklòs Simon, Hansjorg Cremer e Peter von den Driesch. Questi hanno esaminato 22 individui affetti da IRPH fino a 15 anni di età, con particolare concentrazione nei bambini di sei anni. In tutti i casi esaminati il picco di sintomi tendeva a presentarsi in autunno e primavera. Tutti i pazienti sono guariti dopo tre settimane, in sedici casi senza nessun trattamento. Dieci dei ventidue pazienti hanno sperimentato nel periodo di osservazione più di un episodio di idradenite idiopatica palmoplantare. Sui 22 casi di studio, in 21 ragazzi la patologia si è presentata solo sulle mani. In solo due casi la reazione è stata unilaterale. In due casi oltre alle evidenze sopra descritte i sintomi sono stati accompagnati anche da sbalzi di temperatura evidenti e febbre.
I videogiochi possono far male anche alla pelle
